Gli appartenenti all'atac marcano visita
Gli appartenenti ad un servizio pubblico tipo Guardie Municipali, Guardie Giurate, Guardie Notturne, Autisti arrivati ad una certa età tendono giustamente ad evitare di espletare servizi all’aperto soprattutto di notte e col cattivo tempo. Come raggiungere lo scopo? Con l’aiuto di medici compiacenti con le diagnosi più strampalate come: depressione, disturbi alimentari, ipovisione, coronaropatie, diabete, sordità, ulcera gastrica e duodenale, Morbo di Chron, rene policistico, ipovisione, glaucoma, atonia, depressione, artrite reumatoide, fibromialgia, impossibilità di indossare il casco! e tante altre probabilmente scopiazzate da manuali di medicina. Una mattina di fine luglio a Roma il conducente dell’autobus n.85 non aveva scioperato per motivi suoi (aveva bisogno di denaro) il solito percorso: piazza Castronovo, via Taranto, via dei Fori Imperiali. I numerosi passeggeri ovviamente incavolati erano stipati all’inverosimile, fra gli altri Carlo Alberto Fogliani e Yvonne Pieralisi, il primo diretto nella Caserma della Guardia di Finanza, la dama in via Torino. I due erano molto vicino tanto che il ‘ciccio’ del militare aveva alzato la cresta facendo sentire la protuberanza ad Yvonne e chiedendole scusa: “Abbia pazienza, non è colpa mia…” Risposta inaspettata: “Vorrei che mio marito ne avesse di questa colpe caro il mio giovane… che ne dice se scendessimo in via S.Maria Maggiore dove abito?” Come dire no ad una signora non giovanissima ma molto piacente? Carlo Alberto ringalluzzito prese la dama sotto braccio e scese dal mezzo. Sesto piano raggiunto con l’ascensore: “Caro John sono in compagnia di un amico.” “Darling che piacere un si bel giovane dove l’hai pescato, certo non nella vasca dei nostri pesciolini.” L’inglese aveva una cadenza da ‘birignao, sembrava proprio…si dell’altra sponda.”John è venuto in Italia in gita non ha più lasciato Roma dove ha tanti amici, fa da interprete in vari convegni, sta bene, parlo pecuniariamente, ha imparato a cucinare i piatti romani, si fa perdonare un certo vizietto…” Una telefonata in caserma: “A, coso sò Carlo Alberto, la razione mia dividetela fra de voi, ho mangiato a casa de n’amico.” “Dilla tutta de nà mignotta!” “Ciao n’nvidioso!” Carlo Alberto dietro invito dell’interessata prese ad inchiappettarsi Yvonne: “Caro preferisco nel popò, questo è il mese che non assumo la pillola, il marito si stava masturbando magno cum gusto. Dopo una settimana Carlo Alberto si fece vivo con la zia Armida residente in via Conegliano. “Son qua!” “Ho capito, bruna o bionda” “Rossa tinta…una favola, mi ha distrutto.” “Sei tutto il defunto tuo zio non solo di nome.” Ho deciso di cambiar vita e darmi anche alla scrittura, sono stanco dei conformisti che mi circondano, tutta gente preda di luoghi comuni indottrinati da teorie fasulle portate avanti dai soliti bacarozzi che da anni tentano di comandare il mondo corrompendolo! sempre più vengo guardato con sospetto da questa gente che considerano i miei simili creature del diavolo se religiose oppure pericolosi per il comun sentire soprattutto per i giovani se ricche e non amanti del cambiamento, mi sento in po’ Davide contro Golia.” “Chi te lo fa fare, non pensi che sia meglio il quieto vivere circondato da femminucce plaudenti alle tue prestazioni sessuali?” “Ho superato i trenta, penso di essere in crisi…” E crisi fu: nella pensione in cui alloggiava Carlo Alberto giunse dalla cittadina di Montecassino una studentessa che legò subito con Lucrezia la titolare della pensione, niente da fare con Carlo Alberto che ricevette solo sguardi niente affatto amichevoli ‘classici’ invece di chi non vuol avere un rapporti col giovan finanziere la cui Volvo fu volutamente sempre ignorata da Elena sino a quando… Alle tredici di un lunedì all’uscita dall’Università un classico acquazzone romano mise in crisi per strada la ‘cassinata’ (non è colpa mia se questo è il nome degli abitanti di Cassino). Carlo Alberto le passò vicino pian piano senza fermarsi. Istintivamente Elena gli corse appresso: “Non pensi di essere un po’ carogna, il vangelo dice…..” “Io ho il mio Vangelo personale che afferma: ‘ Fai scopare gli arrapati’. Elena sbatté la portiera dell’auto, e riprese a correre sotto la pioggia, naturalmente arrivò nella pensione dopo la Volvo. Dinanzi all’ingresso Lucrezia aveva coperto la ragazza con un suo accappatoio, Elena sotto era rimasta in reggiseno e slip arrabbiatissima: “Vuoi vedere altro brutto zozzone?” “Non amo le lesbiche!” “Io lesbica, a letto ti distruggerei!” “Ragazzi che sciocca sceneggiata, nessuno dei due pensa quello che dice, sistematevi, a tavola saltinbocca alla romana.” Finalmente un po’ di pace che Lucrezia un po’ volutamente fece finire: “Eppure vi vedrei volentieri insieme a…”Un sei matta all’unisono, io con lui, mai, anzi giammai!””Ci scommetto che questa è pure vergine!” “Dopo questa affermazione da parte di Carlo Alberto lacrime a non finire da parte di Elena che si rifugiò nella sua cameretta. Ci volle tutta la giornata del luniedì per far calmare ‘il mare in tempesta’, finalmente sorrisi ed abbracci, chi disse: ‘Più forte è stata la tempesta, più bello è l’Arcobaleno.’ Non tutti sono d’accordo con Marco Furlan benefattore ed assistente dei senza tetto, lo jellato attira tutte le disgrazie di questo mondo! Nel nostro caso l’Arcobaleno comparve e portò Elena ad aprirsi:”Anche se per me è stata una esperienza molto spiacevole voglio raccontarvela. Ero fidanzata con Giulio mio compagno di scuola, per noi il sesso era solo un gioco ma dovevano fare la Prima Comunione. Mi fu assegnato un certo fra Galdino per la confessione, non lo conoscevo di persona, me ne accorsi dopo, un fanatico: sguardo ispirato rivolto sempre verso il cielo, un estremista che ad una sua domanda se ero vergine istintivamente risposi “non lo so” specificando i giochi fatti con il mio fidanzatino. Male me ne incolse, il mio comportamento fu considerato peccato mortale non degno di essere perdonato da Dio. Uscii dalla Chiesa piangendo, la storia divenne di pubblico dominio, dietro consiglio di mia madre venni a studiare a Roma…son qua!” “E per tutta confessione tu me baci stò cordone!” La battuta spiritosa di Carlo Alberto fu accolta con applauso dalle due dame. Poi “Ragazzi vi lascio soli com’è giusto, a domattina.” Carlo Alberto su buttò sulla preda, non andò al ‘dunque’ ma prese a baciare il ‘fiorellino’ di Elena…la padrona alzò alti lai di goduria fin quando Carlo Alberto finalmente riuscì nell’intento, Elena era diventata signora. La ragazza ritornò a Cassino a portar personalmente la notizia alla madre che provvide a organizzare un matrimonio coi fiocchi. Carlo Alberto e Lucrezia una sera si stancarono delle cattive notizie fornite dai giornalisti televisivi, quale miglior rimedio se non il…sesso ‘remedium concupiscientae, volutas sine lassitudine non sempre però per non commettere il reato di falso in atti d’ufficio ed essere messi sotto inchiesta