Grandi Amori

Talvolta il progresso crea molti problemi più di quelli che risolve, questo era il caso di Max Arbusi, fotografo messinese, che al momento del passaggio delle foto dalla pellicola al digitale  si trovò di non poter più far uso delle sue macchine fotografiche a pellicola peraltro pagate un occhio della testa. Con i telefonini  anche gli sprovveduti riescono a eseguire servizi fotografici tipo cresime, comunioni, anche matrimoni e così il buon Max si girava i pollici dentro il suo negozio di piazza Cairoli a Messina. E dire che la sua ditta era molto conosciuta anche in tutta la provincia, era anche fotografo ufficiale di un giornale locale, del tribunale e di altri organi cittadini. Inoltre aveva dovuto sostenere la spesa per l’acquisto di una pluriaccessoriata  Canon che veniva usata in ben poche occasioni. Questa era la situazione quando al buon Max giunse inaspettata una proposta di una società di navigazione svedese di imbarcarsi sulla loro nave ‘The Great Beauty’ per riprendere la vita di bordo. Vedovo con due figlie maggiorenni pensò bene di aderire alla richiesta. Spese gran parte dei suoi risparmi per acquistare un vestiario degno di una nave dei gran lusso i cui passeggeri avevano pagato una cifra enorme per fare la crociera. Altro valido motivo per accettare la proposta era il fatto che la recente morte della consorte lo aveva portato ad una profondo prostrazione con  l’allontanamento dalla vita e dagli amici e, dietro consiglio di uno psichiatra, l’assunzione di farmaci antidepressivi.Giunto a bordo, si presentò al primo ufficiale che gli assegnò una cabina ovviamente senza vista esterna ma a lui poco caléva: piccola ma con aria condizionata e bagno annesso, per lui una reggia.
Prima incombenza importante: visita dei vari locali dove doveva operare. Il suo compito era quello di documentare la vita di bordo in tutti i suoi aspetti, non solo le solite ovvie cartoline ma soprattutto luoghi e personaggi particolari: sala macchine, cucina, sala giochi, piscine,sale convegno, ascensori che sembravano aerei, palestre,  i vari ristoranti per vegani, vegetariani, ebrei, mussulmani ed altri di cui non riusciva a capire la destinazione oltre ovviamente a quello italiano sempre molto frequentato per la bontà e varietà delle cibarie di cui approfittava appena libero dal servizio. Quello che più apprezzava erano cibi particolari come la cacciagione, stambecchi (?), carni di tutti i tipi, pesce e piatti romani (il capo cuoco era di Trastevere). Altra puntata al teatrino in cui ogni sera si esibivano varie compagnie di varietà in cui facevano bella mostra ballerine poco vestite e maschioni muscolosi per le signore o per quei signori dai gusti particolari, ce n’era per tutti! La mattina presto, al rientro in ‘cuccetta’ era sfinito, dopo le ultime foto scattate ai signori mangioni delle tre di mattino; ogni giorno macinava chilometri, la nave era immensa con cinque ponti, per fortuna non soffriva del mal di mare. Dopo qualche giorno ‘ciccio’ prese giustamente a lamentarsi, i suoi quarantacinque anni ebbero il sopravvento una mattina quando una cameriera venne a mettere in ordine la sua cabina, Max provvide a far mettere in ordine anche il suo coso ma gli costò una cifretta, la tipa non era là per divertirsi e così Max decise di guardarsi intorno per sollarsarsi si ma senza sborsare i soldini che si stava guadagnando con grande fatica . Sul primo ponte di buona mattina signore non più giovani, probabilmente vedove o nubili  certamente piene di grana, chiacchieravano per far trascorrere il tempo. Alla vista del fotografo, fecero segno di non voler essere riprese ma Max, vecchio del mestiere, aveva prevista la situazione ed aveva acquistato  un apparecchio, il circomirrotach, che fotografava a novanta gradi; semplificando puntava dritto l’obiettivo dinanzi a sé ma riprendeva le persone senza che queste se ne accorgessero.
Dopo un bel po’ di scatti, mostrando,una notevole faccia tosta, recuperando quel po’ di francese che ricordava: “Mesdames, voici vos fotos, vous étes fabuleux!” Dopo un attimo di perplessità le signore si misero a ridere e una dama in italiano: “Lei è un simpaticone, apprezziamo la sua faccia tosta ma vorremmo sapere come ha fatto a riprenderci.” Max mostrò sorridendo il trucco e spiego che molti non volevano essere ripresi ma lui era a bordo con quel compito e quindi…”
“Venga a colazione con noi, due di noi parliamo italiano, una il francese e le altre inglese ma non ha importanza, venga” e prese sotto braccio un Max sorpreso ma contento di aver fatto breccia…  in fondo quella signora  al suo braccio poteva avere cinquant’anni ma ben portati e soprattutto migliorati dalla frequenza di case di bellezza. “Sono Marisa, romana,  non le dispiace se l’ho presa sottobraccio?” “E’ un piacere, sono solo a bordo e per il mio lavoro frequento molte persone ma non parlo quasi mai con qualcuno e poi…” “Non mi dica che le piaccio! Una proposta, stasera c’è il ballo del capitano, si faccia vedere con o senza il suo attrezzo, parlo della macchina fotografica…” e gran risata, la signora aveva il senso dello humor. Max col nuovo smoking faceva la sua porca figura e fu apprezzato da Marisa e dalla sua amica  seduta al tavolo, ragazza trentenne, longilinea, ex modella, molto bella con la caratteristica di aver un viso molto più giovanile della sua età. “Questa è Chantal, francese di Parigi, ex modella è pittrice e ospite a casa mia ai Parioli.” Dopo un classico ‘enchanté’ Max si mise subito all’opera e riprese la baby sia da sola che abbracciata alla sua amica, le foto furono apprezzate. “Lei è molto bravo, anzi niente lei passiamo al tu: io sono sentimentalmente libera, non me la passo male finanziariamente e mi piace girare il mondo e conosce persone nuove, Chantal è venuta a Roma per una mostra dei suoi dipinti, si è innamorata…della città e da allora siamo buone amiche.”
Ormai era diventata una consuetudine, Max tutte le sere si univa alle due nuove conoscenti e, dopo aver scattato delle foto al personale dell’orchestra, agli attori, ai locali del back stage e passava con loro il resto della serata ballando saltuariamente con le due dame, anche loro si  davano al ballo fra di loro con passione naso naso, guardandosi negli occhi, sembravano due innamorate…
Marisa aveva notato che Max ogni sera assumeva una pillola, l’ultima volta andò a recuperare l’involucro della medicina e rimase basita: il  Maldoxan era il prodotto antidepressivo usato da suo fratello che era morto suicida un anno prima, non era riuscito a superare il dolore per la morte della sua amata consorte, si era gettato dal terrazzo di casa loro. Marisa preferì non fare domande, sarebbe stato inutile e spiacevole ma quando una sera Max non si presentò all’appuntamento alla solita ora,Marisa  lasciò Chantal e si recò nella cabina del fotografo il quale, dopo molte insistenze, aprì la porta. Non era lo stesso,  stravolto in viso, si era gettato di nuovo sul letto, non riusciva a stare in piedi, era senza forze. Marisa riuscì a scuoterlo e venne a sapere che Max aveva finito le pillole che assumeva ed era in crisi di astinenza. “Andiamo dal medico di bordo…” “Non posso, se si viene a sapere che sono un depresso c’è il pericolo che mi sbarchino al primo porto.” Marisa con piglio guerresco, ricordando la tragica fine di suo fratello, si recò dal medico di bordo il quale dopo molte resistenze e cedendo al fascino della sua interlocutrice, le diede una sola pillola del prodotto ma le prescrisse, in francese,  una sua confezione che Marisa stessa avrebbe potuto acquistare la mattina dopo in una farmacia di Tangeri dove la nave sarebbe attraccata. Presa dal sacro fuoco Marisa, sbarcata dalla nave, ebbe la fortuna di trovare lì vicino una farmacia e si presentò con la ricetta per la somministrazione di  10 e non di 1 confezione del prodotto dopo aver modificato così la richiesta. IL farmacista, ex legionario, si accorse subito del trucco e in un primo tempo si rifiutò di consegnare il Maldoxan ma alla vista di 500 Euro… E così la vita del trio riprese regolarmente anche se con qualche variazione: mentre ballavano Marisa si accorse che qualcosa al centro dei pantaloni di Max aumentava notevolmente, si mise a ridere e lo baciò in bocca con la conseguenza che ambedue, chiesta scusa a Chantal si recarono nella cabina del fotografo il quale, messo da parte il suo attrezzo di lavoro, ne sfoderò un altro decisamente allungato che fece dire a Marisa: “Mon ami mai visto un aggeggio così… così grande, sii delicato!” Come inizio un bacio prolungato, profondo sensuale e poi alle ancora deliziose tettine sensibilissime che portarono alla padrona ad un orgasmo per lei inusuale, anche l’ombelico prese parte al banchetto ma la chatte, baciata magistralmente, fece impazzire la padrona che godette alla grande varie volte, alla fine Marisa prese lei stessa ‘ciccio’ in mano e lo introdusse con un po’ di dolore ma molto piacere nella ‘gatta’ ormai inondata, resistette a lungo ma poi: “Mi hai distrutta”, ciao.
Durante il consueto incontro serale Max notò che Chantal lo guardava in modo diverso dal solito, capì che Marisa le aveva parlato del loro rapporto ravvicinato e prese anche lui a guardarla negli occhi come per dirle alla volgare messinese: “Camaffare?” (tradotto che vogliamo fare?). Inaspettatamente la baby, di solito  molto riservata, lo abbracciò e in un italiano rabberciato: “ Tu stato molto bene con mia amica, pure io…ma non amo uomo con barba…”Il che voleva dire : se vuoi venire con me  tagliati il pizzo! Il giorno successivo ‘l’onor di barba’ sparì dal viso di Max il che fu il lasciapassare nella cabina di Chantal. “Io mai amato maschietto, tu molto gentile, prima fare foto a me nuda.” Chantal aveva dettato le sue condizioni e, dopo una rapida doccia, presentò il suo ‘merveilleux’ corpo agli occhi attoniti di Max il quale attinse alla sua professionalità per ottenere foto ad alto livello: le gambe lunghissime incrociate con le mani sul volto; mezza rovesciata col sedere in primo piano preso dal basso e poi il fiorellino sempre dal basso contornato da una foresta bionda; raggomitolata sul letto, gambe aperte, indice e pollici a forma di occhiali sugli occhi, viso truccatissimo  a mò di ragazza orientale, viso in primissimo piano con bocca ed occhi invitanti; le mani abbracciate al suo corpo girato di spalle e tante altre pose seducenti.
Fu la baby a stabilire la fine del servizio fotografico, con le mani spinse Max nudo sul lettone che da supino mostrò subito la sua dote principale sorprendendo  la demoiselle la quale:”Mais est une chêne! (quercia)”;  ma non si perse d’animo, forse ricordando i vibratori che usava con la sua amica cominciò a strofinare ‘la quercia’ sul suo clitoride e poi cercare di farsi penetrare ma… allora ricorse alla masturbazione per lubrificare la vagina senza alcun risultato… infine  prese con tutte e due le mani il ‘pirla’ del suo amante finché  lo stesso prese ad ‘eruttare’ ed allora raccolse lo sperma e si impiastricciò il clitoride e vagina facilitando, anche se con un po’ di dolore, l’ingresso  del non amato cazzo sino al fondo a toccare il collo dell’utero  finalmente provando un orgasmo al quale non era mai giunta in quelle condizioni. Felice prese a baciare in bocca un istupidito Max che rimase a lungo  nelle sapienti mani di Chantal finché la stessa: “Jamais entendu autant de plaisir que nous ferons ensemble.” Al telefonino di Chantal giunse da parte di Max il seguente messaggio: “Sono in libera uscita sino a quando…non mi riprenderò dalle fatiche erotiche!” e cominciò a disertare la compagnia serale, situazione non  passata inosservata  ad una cotale normalmente seduta ad un tavolo vicino al trio che prese al balzo la situazione: “Mi scusi se la disturbo, vorrei un ricordo di questa crociera e se lei ha tempo e voglia vorrei che mi scattasse delle foto nei vari locali della nave.” La cotale altezza media, bruna con lunghi capelli ricci che incorniciavano un  viso piacevole anche se un po’ triste, tette non eccessive, longilinea,  gambe affusolate, vestita elegantemente non era stata mai notata da Max che però l’apprezzò sin dal primo sguardo. “Sarà per me un piacere.” E la seguì sino alla sala da gioco. “Se ha finito di fotografarmi con gli occhi vorrei che …” “Mi scusi ma sinceramente mi ha incuriosito, di solito non vengo agganciato da…” “E invece stavolta le parti si sono capovolte ma se a lei non va.” “Ricominciamo da capo: sono Max Arbusi fotografo di Messina  a sua disposizione…” “Caro Max mi chiamo Calogera per tutti Lilla, non amo il mio nome ma l’ho ereditato da una nonna benestante a cui i miei genitori hanno voluto fare questo omaggio.” “Mi permetto di darle di tu, per me sarai Cherì alla francese, un aggettivo che penso ti si addica, di solito  ritengo sciocco fare dei complimenti ma nel tuo caso… sei una signora di gran classe anche se mi meraviglio che sia sola, non vorrei tornare al teatrino, meglio mangiare qualcosa in uno dei bar della nave.” Così iniziò la relazione fra i due che cominciarono a frequentarsi quasi tutti i giorni anche in considerazione di un fatto imprevedibile e particolare:  Marisa e Chantal decisero di sposarsi sulla nave, matrimonio non valido civilmente ma non perseguibile penalmente perché celebrato fuori delle acque territoriali, agganciarono con un ‘cadeau en argent’ il buon capitano, prossimo alla pensione, a cui quei soldini fecero  molto comodo e così, con testimoni due ufficiali di bordo divennero marito e moglie (marito Marisa ovviamente) e poi una gran festa  nel gran salone della nave alla presenza dei croceristi entusiasti di quell’avvenimento particolare. Ovviamente Max fotografò sia la scena del matrimonio che dei festeggiamenti ma ad un certo punto consegnò a Marisa la scheda delle foto, lei:“poi ti manderò un regalone.” Max sparì dalla scena in compagnia di una cherì ansiosa di abbracciare e baciare la sua nuova conquista. “Non vorrai seguire l’esempio delle mie amiche…” ”Più in là ti racconterò la mia complicata storia anche se mi ero prefissa di non farne partecipe nessuno, mi stai diventando molto caro anche se forse non vorrei…” una piccola lacrima sgorgò dai meravigliosi occhi di Lilla, Max capì di non era in caso di insistere a chiedere spiegazioni e l’accompagnò alla sua cabina senza chiederle di entrare.
“A domani  sogni d’oro.“ Appuntamento la mattina successiva a bordo piscina a quell’ora quasi deserta e chery: “È per me doloroso ripercorrere la mia vita passata ma…ero molto giovane, abitavo con i miei in provincia di Catania, conobbi un giovane del posto fascinoso, sicuro di sé, elegante, apparentemente agiato che mi convinse alla solita fuitina siciliana ma, al rientro, si dimostrò un errore imperdonabile; nel frattempo sposati, mio marito di dimostrò violento tanto di dover ricorrere alle cure al pronto soccorso, ai miei dissi di essere caduta dalle scale. Un giorno bussarono a casa nostra due carabinieri con un mandato di cattura, mio marito era un mafioso ma nella notte, avvisato da una talpa, era fuggito dandosi alla latitanza. Dopo un mese,in un incidente stradale, morirono i miei genitori che mi lasciarono una buona eredità in denaro, in abitazioni e in negozi ma i parenti di mio marito si fecero avanti e mi fecero capire che avrei dovuto dare a loro la maggior parte dei miei beni. Ricorsi allora ad un amico avvocato il quale si rivolese al Tribunale il quale con una sentenza  dispose che: potevo cambiare nome e documenti, vendere tutti i miei beni, avere la separazione per colpa del coniuge e scegliere una residenza, sconosciuta all’anagrafe. Per caso venni a sapere di questa crociera e così mi sono imbarcata sulla Great Beauty, decisione allora per me inspiegabile ma ora…Max ho paura, mi sto innamorando di te anche se mi piacevi di più col pizzo, che fine ha fatto? Ho capito, rasato a richiesta delle due signore di cui…non ti domando nulla, per te dev’essere acqua passata altrimenti…” “Non uso mai la parola amore, per scaramanzia ma nel nostro caso…sei tutta la mia vita e vorrei anch’io festeggiare un nostro matrimonio virtuale, che ne dici stasera? Niente cena, panini alla piastra e poi…” La dolcezza fu alla base del rapporto sessuale fra Max e Lilla, una odorosa crema aiutò la baby a sostenere l’assalto di un ‘ciccio’ arrapatissimo e l’inizio di un amore con la A maiuscola che Venere, Giunone e Mercurio, amico di Max, videro di buon occhio dando la loro benedizione.