Grete Waitz e Ingrid Kristiansen: le due grandi di Norvegia
Grete Waitz e Ingrid Kristiansen: ovvero, le due più grandi runners norvegesi di ogni epoca, furono entrambe le migliori maratonete al mondo per oltre un decennio ed erano fortissime tanto nelle corse in pista, quanto in quelle su strada e nelle campestri (o cross‐country che dir si voglia). La prima nacque a Oslo (nel quartiere di Keyserlokka, zona residenziale del centro cittadino, nel distretto di Grunerlokka) il primo ottobre 1953: figlia di un farmacista (il padre John) e di una commessa in un negozio di generi alimentari (la madre Reidun), il cognome suo da nubile era Andersen (sposò Jack Henry Nilsen nel 1975 ed entrambi presero il cognome Waitz). Fu una vera pioniera della maratona targata al femminile (alcuni la considerano addirittura una sorta di suffragetta ante‐litteram della specialità!) e delle grandi distanze, su pista e strada, appunto: nell'agosto del 1983, a Helsinki (capitale della patria dei più grandi fondisti che la storia dell'atletica abbia mai avuto ‐ da Paavo Nurmi a Volmari Iso‐Hollo, da Hannes Kolehmainen a Ville Ritola, da Ilmari Salminen a Lasse Viren, Albin Stenroos, Taisto Maki, Toivo Loukola, Pentti Karvonen, Peka Vasala: vere e proprie leggende anche al di fuori della terra dei mille laghi, come comunemente è nota la Finlandia), divenne la prima campionessa mondiale della storia sulla classica distanza dei quarantadue chilometri e centonovantacinque metri, peraltro presente nel programma dei Giochi olimpici ‐ targata al maschile, però ‐ sin dalla prima edizione del 1896 ad Atene (fu lo storico linguista francese Michel Breal che, ispirandosi al mito del soldato Filippide, la fece introdurre). A sedici anni fu campionessa di Norvegia tra le juniores nei 400 e 800 metri. Nel 1971, invece, appena diciottenne, esordì sulla scena internazionale correndo 800 e 1500 metri agli Europei di Helsinki (in quella stagione, tra l'altro, batté il record europeo juniores sulla distanza lunga con 4'17"), mentre l'anno seguente si affacciò sulla scena olimpica in quel di Monaco di Baviera dove corse, però, soltanto i 1500 metri: fu eliminata al primo turno, giungendo settima nella sua batteria! Due anni dopo, agli Europei di Roma, avvenne la definitiva sua consacrazione: fu terza (col tempo di 4'05"21) alle spalle della tedesca‐est Gunhild Hoffmeister e della bulgara Lyliana Tomova. In tale occasione la norvegese precedette la sovietica Tatiana Kazankina che due anni dopo, a Montreal, siglò (prima ed unica donna nella storia) il "double" olimpico 800‐1500. Da notare che l'atleta di Petrovsk (classe 1951) bisserà il successo sui 1500 metri a Mosca, nel 1980: fu anche primatista mondiale sulle distanze 800‐1500‐3000 metri ed è considerata una delle più grandi mezzofondiste‐fondiste di sempre. La Waitz nel 1975 (24 giugno), ai Bislett Games di Oslo, batté il suo primo record mondiale in pista: sui 3000 metri siglò uno storico 8'46"6, migliore di ben sei secondi del tempo della russa Lyudmila Bragina, precedente detentrice. L'anno dopo (21 giugno), sempre ai Bislett di Oslo, migliorò ancora il record sui 3000 con 8'45"4. Quel record, però, ebbe vita brevissima: la rivale russa, infatti, il sette agosto siglò uno strabiliante 8'27"2 (poi ratificato nel tempo automatico di 8'27"12) nel corso dell'incontro Usa‐Urss, a College Park (Maryland, Stati Uniti). Al secondo appuntamento pentacerchiato della carriera, in Canada (quei Giochi si svolsero a Montreal, capitale di Quebec, dal 17 luglio al 1°agosto) le cose andarono leggermente meglio rispetto al primo: la norvegese giunse alle semifinali. L'anno dopo, nel corso della prima edizione della Coppa del Mondo (competizione mista per squadre continentali e nazionali), disputatasi a Dusseldorf (capitale del land tedesco della Renania settentrionale‐Westfalia), compì il capolavoro della sua carriera in pista: batté la Bragina e siglò un tempo inferiore al suo secondo record mondiale dell'anno prima (8'43"5). Nel 1978 disputò l'ultima grande manifestazione internazionale interamente su pista ‐ i Campionati Europei di Praga ‐ prima di dedicarsi anima e corpo alle corse su strada ed alla maratona: in quella occasione fu terza nei 3000 (alle spalle della russa Svetlana Ulmasova e della rumena Natalia Marasescu‐Andrei), segnando un ottimo 8'34"33, e quinta sulla breve distanza (dietro Giana Romanova, russa, la stessa Marasescu, la bulgara Totka Petrova e l'altra russa Valentina Ilyinykh) con 4'00"58 (personal best sulla distanza). La Waitz, sino ad allora nel corso della sua carriera da pistard (tanto nelle gare outdoor, quanto in quelle indoor) era stata la sola rappresentante occidentale (a dire il vero sarà imitata, in seguito, anche dalla connazionale Kristiansen) capace di battersi ad armi pari con le atlete del "blocco dell'est" e aveva ancora buone possibilità di ben figurare, tuttavia cominciò a maturare la decisione più importante della sua vita (personale e di atleta). La prima Waitz aveva riscosso risultati buoni ma non eccezionali (tra l'altro, risultò essere la migliore nel "World ranking" sui 1500 nel 1975, sui 3000 nel 1975 e 1977), ma la seconda era destinata senz'altro ad entrare nella leggenda dell'atletica leggera. L'atleta norvegese capì, con grande sagacia ed intelligenza, che le sue potenzialità erano ancora rimaste inespresse e potevano essere sfruttate al meglio nelle distanze più lunghe. Nell'autunno del 1978 prese parte così alla prima maratona in assoluto della sua carriera, cedendo alle lusinghe ed all'invito che Fred Lebow (responsabile, all'epoca, ed organizzatore della maratona di New York) le aveva avanzato qualche mese prima. Essa trionfò sulle strade della "big‐apple" in maniera alquanto inaspettata ed eclatante assai, ovvero balzando in testa alla gara dal ventinovesimo chilometro, lasciando a ben nove minuti la seconda classificata, la statunitense Martha Cooksey che appena due mesi prima aveva corso la mezza maratona di San Diego in 1h11'04" (il tempo migliore al mondo all'epoca!), stabilendo la nuova miglior prestazione mondiale (per la maratona le tabelle dell'atletica non prevedono un vero e proprio record del mondo) con il tempo di 2h32'29": oltre due minuti più veloce della precedente, detenuta dalla tedesca‐ovest Christa Vahlensieck (2h34'49", stabilita il 10 settembre 1977 a Berlino Ovest). Da quel precipuo momento la storia personale dell'atleta norvegese e quella della specialità ebbero una svolta epocale: abbandonò in modo definitivo la sua professione (era insegnante di geografia in una scuola della sua città natale) per dedicarsi a tempo pieno all'atletica; la maratona, invece, che fino ad allora era considerata una garà quasi proibitiva (o addirittura tabù) per le donne, grazie al suo carisma ed al valore tecnico delle sue imprese cominciò ad attrarre su di sé sempre più l'interesse di sponsors, media, tecnici ed appassionati del mondo intero. La Waitz, guidata dal marito (e dall'altro tecnico Johan Kaggestad), abbandonò quasi del tutto le gare su pista in cui, dopo di allora, ebbe solo sporadiche ed eccellenti incursioni: nel 1982, infatti, in quella che resta la sua ultima gara in pista (i 5000 metri ai Bislett Games di Oslo) segnò la seconda prestazione assoluta (col tempo di 15'08"80), ad appena mezzo secondo dal record mondiale che la statunitense Mary Decker‐Slaney aveva stabilito tre settimane prima (15'08"26 il 5 giugno a Eugene, nellOregon): tuttavia, è da dire che la specialità era (ed è) assente nel programma di olimpiadi e mondiali e nelle rassegne continentali. Introdusse una metodologia di allenamento del tutto sconosciuta fino ad allora: durante l'inverno, infatti, era solita prepararsi partecipando a gare di sci di fondo; ma anche le gare su strada e le campestri (dove peraltro l'atleta di Oslo ottenne risultati eccelsi) divennero in un certo qual modo propedeutiche e complementari alla maratona. Il successo più prestigioso lo ottenne a Helsinki, come detto (in Finlandia trionfò in 2h28'09", tenendo a debita distanza sia l'americana Marianne Dickerson che la russa Raisa Smekhnova, piazzatesi alle sue spalle nell'ordine!), ma furono i nove successi a New York a decretarne la grandezza assoluta di atleta, a donarle fama, soddisfazioni e quattrini, infine ad issarla al vertice della storia dellla maratona. Stabilì la miglior prestazione mondiale nelle sue prime tre maratone newyorchesi, consecutivamente dal 1978 al 1980: la prima, di cui ho scritto, e poi 2h27'32"6, 2h25'41". Il 17 aprile del 1983 (annus mirabilis per lei!) stabilì la quarta ‐ ed ultima ‐ miglior prestazione mondiale (2h25'29") trionfando a Londra. Il successo nella capitale inglese gli arrise anche nel 1986, in 2h24'54: quel tempo resta il suo personal best sulla distanza e tuttora, sebbene siano trascorsi quasi trentaquattro anni, nelle graduatorie all‐time risulta essere il 691° tempo, a testimonianza delle grandissime ed eccelse sue doti naturali e tecniche. Nel suo palmarès figurano ben tredici successi su diciannove maratone disputate (oltre ai nove a New York, i due a Londra e il titolo mondiale dell'83 a Helsinki, di cui ho detto, anche quello del 1988 a Stoccolma col tempo di 2h28'24", che è tutt'oggi il più veloce mai corso da una donna sulle strade della capitale svedese!), a cui sono da aggiungere due secondi posti (nel 1982 a New York, l'anno dopo a Londra) : una media veramente impressionante, non c'é che dire, soprattutto se si pensa che tra gli uomini solo l'etiope Bikila può vantarsi d'aver fatto meglio di lei! L'unico suo cruccio rimasero i Giochi olimpici: nel 1984, a Los Angeles, fu seconda battuta dall'atleta di casa Joan Benoit (maritata con Scott Samuelson): l'americana di Cape Elizabeth, nel Maine, classe 1957, che solo alcuni mesi addietro aveva subito un delicato intervento di artroscopia chirurgica al ginocchio destro, segnò un ottimo 2h24'52", la Waitz invece 2h26'18". Sono da rimarcare due cose importanti: in quella occasione la connazionale della Waitz, Ingrid Kristiansen, giunse quarta in 2h27'14"; la Benoit, invece, era colei che l'anno prima, sulle strade di Boston, il 18 aprile, aveva migliorato il tempo record della norvegese di quasi tre minuti (2h22'43"), facendolo ad appena ventiquattro ore di distanza da quando essa lo aveva stabilito! Fu grandissima anche nelle corse su strada e nelle campestri (o cross‐country): tanto nelle une, quanto nelle altre ebbe strisce vincenti clamorose. Nelle prime, infatti, non subì sconfitte in ventotto gare consecutivamente dal 1979 al 1981 quando fu battuta (l'otto aprile a Basilea, nella Svizzera tedesca) dalla rumena Maricica Puica in una corsa sui tremila metri. Da "stradista" mieté successi in giro per il mondo, ovunque lasciando il segno per le sue capacità atletiche, le sue qualità agonistiche e, soprattutto, per le sue spiccate doti umane e comunicative.Tra le vittorie più signficative sono da segnalare: la 10 km. di Madrid (San Silvestre Vallecana) nel 1981; la 10 km. di San Francisco (Bay To Breakers) nel 1986 (da notare che quella edizione della corsa, una delle più antiche e famose al mondo, tenutasi il diciotto maggio e a cui presero parte centodiecimila atleti, entrò nel Guinnes dei primati!); la Peachtree Road Race di Atlanta, in Georgia (la gara più grande al mondo sulla distanza dei dieci chilometri, si disputa ogni anno il 4 luglio, l'Independence Day per gli americani), nel 1983, 1985, 1986 e 1988; la Cooper River Bridge Run a Mount Pleasant e Charleston, in South Carolina, nel 1989; la New York Mini 10k (si svolge per intero a Central Park, l'edizione del 2011 venne dedicata a lei dopo la sua morte) nel 1979, 1980, 1981, 1982 e 1984; la Falmouth Road Race (gara sugli undici chilometri e trecento metri), a Falmouth, Massachusetts, nel 1980. Nella corsa campestre vanta due record davvero strabilianti: il primo fu quello della sua imbattibilità che durò dodici anni, il secondo fu quello delle cinque vittorie nel Campionato Mondiale, mai più battuto da nessuna nel corso della storia (solo tre atlete sono riuscite ad avvicinarsi alla Waitz, con tre vittorie: la statunitense Lynn Jennings, nel 1990, 1991, 1992; le etiopi Derartu Tulu, nel 1995, 1997, 2000 e Tirunesh Dibaba, nel 2005, 2006, 2008). La prima vittoria a Glasgow, nel 1978, quando precedette la coppia di rumene Marasescu‐Andrei e Puica; nel 1979, a Limerick, in Irlanda, batté la russa Raisa Smekhnova e la statunitense Ellison Goodall; nel 1980, a Parigi, batté la coppia di russe Irina Bondarchuck e Yelena Chernysheva, piazzatesi nell'ordine; a Madrid, invece, nel 1981, batté la statunitense Janice Merrill e la russa Yelena Sipatova; nell'83, infine, a Gateshead, nel nord‐est dell'Inghilterra, precedette la canadese Alison Wiley e la russa Tatyana Pozdnyakova. Fu anche due volte 3^: nell'82, a Roma, alle spalle della coppia rumena Puica‐Lovin; nell'84, a East‐Rutherford, negli Stati Uniti, ancora battuta dalla Puica e dalla russa Galina Zakharova. In Italia, la norvegese si affermò nel classico Cross del Campaccio, a San Giorgio sul Legnano, nel 1982 e per ben sei volte (1978, 1979, 1980, 1981, 1982, 1984) nella Cinque Mulini, a San Vittore Olona, in provincia di Milano. Vinse ben trentatré titoli nazionali dal 1971 all'83 (sei sugli 800, otto sui 1500, 5 cinque sui 3000 metri e quattordici nella campestre) e stabilì ventitré record norvegesi nelle gare in pista, dagli 800 ai 5000 metri. Una statua che la raffigura venne eretta, nel 1984, all'esterno del "Bislett Stadium" di Oslo: lo stesso impianto che l'aveva vista tantissime volte protagonista nel corso della sua carriera. Nel 1988 fu la portabandiera della Norvegia a Seoul, nella sfilata di apertura dei Giochi Olimpici. Abbandono'la scena agonistica nel 1990 (fu 4^nella sua ultima apparizione a New York). Nel 1991 la prestigiosa rivista di atletica "Runner's World" la nominò l'atleta donna più forte del quarto di secolo. L'anno dopo corse la maratona di New York non competitiva al fianco del suo grande amico Fred Lebow, malato di cancro al cervello (morirà nel 1994). Negli anni successivi appoggiò spesso l'attività (partecipando a trasmissioni televisive, rilasciando interviste, parlando nelle scuole o facendo da testimonial) della organizzazione "Gli amici di Fred", fondata dallo stesso Lebow nel 1991 per raccogliere fondi, attraverso la pubblicità dei maratoneti (appunto!), utili alla ricerca sul cancro. Svolse, inoltre, attività di beneficenza per Care International e International Special Olympics e fu ambasciatrice della JP. Morgan Chase Corporates Challenge Series in tutto il mondo per promuovere la salute e il benessere dei lavoratori a tempo pieno. Nel 2005 rivelo'al mondo di essere affetta dal cancro, di cui morì il 19 aprile del 2011, a Oslo. Nel 2007 fondo' l'associazione "Aktiv Mot Kreft" (Active Against Cancer), che da allora sponsorizza numerosi atleti e sostiene ospedalie centri di curaper la lotta ai tumori. Il giorno della sua morte, sulle pagine del New York Times così dichiaro'Mary Wittenberg, presidente della "New York Road Runners": ‐ Credo non solo a New York, ma in tutto il mondo, la maratona sia cio'che è oggi grazie a Grete. E'stata la prima podista femminile di grande successo a dedicarsi alla maratona e cambiare lo sport intero.‐ La stessa Joan Benoit‐Samuelson, la rivale statunitense che l'aveva battuta a Los Angeles, nel 1984, espresse un pensiero bellissimo nei confronti della rivale: ‐ Ho perso un mentore e un modello, cio'che durerà di lei per sempre è che è stata in grado di coniugare una carriera competitiva con uno stile di vita gentile e un personaggio di buona volontà. ‐
Hanno detto di lei.
"Ogni sport dovrebbe avere un vero campione come Grete, una donna con tanta dignità, umanità e modestia. Ha simboleggiato ciò che è stato di bello nella comunità dei maratoneti";
"Dico sempre che è la regina della strada, ma lei non si comporta come una monarca (Fred Lebow, organizzatore della maratona di New York).
Ingrid Kristiansen nacque a Trondheim il 21 marzo del 1956, il suo cognome da nubile era Christensen: rappresentò l'alter‐ego più giovane della Waitz, tuttavia è da dire che tra le due non vi fu mai astio né polemica alcuna (sebbene entrambe corressero per lo stesso paese), bensì un rapporto estremamente amichevole nonché di sana e semplice competizione e rivalità. La Kristiansen nutrì per l'altra enorme rispetto (una sorta di "rispetto agonistico", direi, quasi un tenere a dovuta distanza la rivale più celebre!): quel rispetto che, a onor del vero, la Waitz meritava ampiamente dal punto di vista tecnico‐sportivo come da quello umano. Essa stessa, però, nulla aveva da invidiare alla connazionale più anziana (tanto per le sue qualità tecnico atletiche ed il talento posseduto, quanto per il suo stile di vita e la sua grande umanità) e lo dimostrò ampiamente coi fatti. Nel corso della sua lunga carriera, durata oltre un ventennio (si rititò dalle scene agonistiche nel 1993, sebbene ancor oggi continui ad allenarsi e a correre le gare amatoriali non competitive), ottenne risultati eccellenti (talvolta stratosferici!) in tutte le specialità della corsa (in pista come su strada e nelle campestri), sulle distanze medio‐lunghe e in quelle lunghissime. Tuttavia, il suo nome resterà per sempre (ed inevitabilmente) legato a due imprese, difficilmente eguagliabili sia dal punto di vista agonistico che da quello statistico e storico: il 5 agosto del 1986, dopo aver corso a Stoccolma i 5000 metri in 14"37'33, divento' la prima ‐ ed unica finora ‐ atleta donna della storia a detenere contemporaneamente il record mondiale sulla doppia distanza in pista...