Holly’s Caffè

La pioggia era arrivata prima del previsto quell’autunno, se mai qualcuno a Molde avesse avuto la voglia di mettere il naso fuori dalla porta sicuramente ci avrebbe ripensato. Holly puliva il bancone del suo bar con lo sguardo spento dopo una giornata di affari magri e tempo grigio. Il termostato del condizionatore con uno scatto sordo avvertiva che anche la temperatura stava scendendo sotto la media di quei giorni e il flusso di aria calda cominciò ad avvolgere le spalle e pian piano tutto il corpo di Holly. Ebbe un brivido e alzò lo sguardo verso la finestra che dava direttamente sulla piazza. Tirò su le maniche della camicia e continuò a tirare avanti e indietro quello straccio logoro e scuro.
“Tempo da cani” pensò, mentre un’altra tazza, la seconda quella sera cadeva sulle assi del pavimento.
Non era stata proprio una bella giornata, e forse neanche il giorno dopo sarebbe stato buono. Ma a Molde andava così, in estate potevi lavorare con i turisti che affollavano le vie del porto e le bancarelle sui moli, poi dovevi aspettare il Natale per rivedere un po’ di vita in giro.
Tirò lo straccio sopra la macchina del caffè, che avrebbe tanto avuto bisogno di una bella pulita, ma forse ancora non era arrivato il suo momento, c’era il pavimento da lavare, i bicchieri del giorno da asciugare e i frigoriferi da riempire.
In quel momento tutto il locale era deserto, non c’era un unico rumore da ascoltare, fatta eccezione per quel dannato condizionatore.
Continuò a riordinare il suo locale con movimenti  che ripeteva da anni ormai e che con il passare del tempo erano diventati automatici, ma in fondo amava quel momento, poteva pensare a tutto quello che non aveva avuto, a tutti gli errori commessi, e alla volta in cui aveva perso la verginità proprio dietro a quel bancone.
Sentì aprire la porta mentre puliva la macchina per l’espresso, l’unica cosa che gli mancava da fare.
“Come va amico, asciugati le scarpe”
Lo disse cercando un sorriso al di là di quegli occhi che lo fissavano. Holly non ebbe paura, primo perché conosceva quel volto, secondo perché pesava cento chili e difficilmente qualcuno in paese gli faceva il muso duro.
“Caffè?”
L’uomo non rispose, e continuava a guardarlo da dietro quegli occhi vuoti e rabbiosi.
Holly conosceva bene chi gli stava di fronte, lo conosceva da sempre, ma quello che non conosceva era quello sguardo carico di odio e rabbia. Continuò a guardarlo per capire cosa stesse accadendo a quel corpo che cominciava a cambiare.
Ma di colpo la curiosità divenne tensione e la tensione divenne paura, vide i vestiti strapparsi, vide quel viso tirarsi e perdere ogni lineamento umano, vide la pelle cambiare colore e diventare prima grigia poi nera, vide gli occhi accendersi di sangue e lo senti urlare.
Holly avrebbe cercato di togliersi di mezzo, se le gambe avessero risposto, ma rimaneva immobile di fronte a quella bestia. Cerco di spostarsi di lato andando a sbattere sullo scaffale dei liquori che cominciò ad ondeggiare pesantemente. In  un momento di lucida pazzia cerco di non far cadere le bottiglie, ne prese addirittura due al volo ma poi non ebbe il tempo di metterle al sicuro. La bestia saltò sul bancone e ruggì, sbuffò vapore dalle narici come un toro che si prepara alla carica.
Holly si mise in ginocchio recitando, o per lo meno cercò di recitare, un’ave Maria, ma il mostro non udiva più le preghiere, il mostro aveva fame e si saziò del corpo e della paura di Holly.
Nel locale tornò il silenzio, e oltre al condizionatore l’unico rumore adesso era la porta spostata dal vento che batteva sul telaio.
Il giorno dopo a Molde, chi ebbe la sfortuna di entrare nel Caffè, trovo i miseri resti di Holly in una pozza di sangue. Un assassino? Un animale impazzito? In tanti anni nessuno aveva mai assistito ad una cosa del genere. Chi era arrivato a Molde? Chi uccideva in questo modo?
Gli abitanti, Lo sceriffo, perfino i bambini si domandarono che cosa si nascondeva nel loro paese, ma nessuno era arrivato dal mare negli ultimi giorni, nessun viso nuovo aveva attirato l’attenzione di qualcuno.
Forse il Male a Molde era sempre esistito e forse adesso aveva deciso di mostrare la sua esistenza.