Hot wife: Regina di cuori

Parte seconda: organizzazione

5 – Tutto, per me.

Sono quasi le dieci; ho dormito ancora; che delizia: oggi la giornata è del tutto diversa, non piove, anzi, un bel sole limpido rallegra la giornata.
Mi stiracchio. Mi sento bene, da basso arriva l’odore del caffè appena fatto.
Dario entra un attimo dopo... è fresco, rasato, sorridente. In un piccolo vassoio una tazza di caffè, come solo un napoletano “verace” sa fare. C’è anche dell’acqua fresca, come piace a me. Gongolo: su un fazzolettino, alcuni fiorellini semplici, appena colti in giardino.
‐ Tesoro, buongiorno, – dice, con uno sguardo tenerissimo pieno d’ amore – sei bellissima! –
‐ Menti spudoratamente – gli rispondo, sarò un disastro, mi passo la mano tra i capelli arruffati – sarò un mostro, gonfia e brutta! ‐
‐ Che scema, senza trucco sembri una ragazzina... sei troppo invitante, amore – mi osserva e mi valuta – anzi sai che ti dico, se vuoi lasciamo perdere tutto e ce ne stiamo tutto il giorno abbracciati... senza fare un cazzo! –
‐ No – rispondo decisa – so che ti piace, e lo voglio anch’io... è così difficile trovare la persona giusta... – era vero.
‐ Comunque restiamo d’accordo... un solo segnale di insofferenza e mandiamo tutto a monte, in qualsiasi momento. –
‐ Ma certo amore... vedrai, andrà tutto bene. – sorrido, e sento un calore dentro di me. Mi inebria parlare di una cosa così perversa, semplicemente,come se stessimo decidendo di comprare o meno, una bottiglia di vino.
Questa è la parte più bella, più sottile, più lacerante, del nostro rapporto, del nostro vivere l’erotismo: una complicità estrema... e, nonostante quello che si potrebbe pensare, restiamo una coppia.
Anche se andassimo da soli con un'altra persona, noi siamo una coppia, e godiamo nel condividere ogni emozione.
‐ Va bene amore; allora esco, a tra poco... – mi bacia sulle labbra, ma poi non resiste e mi infila la lingua vogliosa tra i denti.
Lo conosco bene, so che vivrà queste ore in un continuo stato di sovreccitazione... elettrico e pronto!
Dopo il caffè, prendo qualche biscotto, poi controllo il cellulare, infine vado a dare uno sguardo nell’armadio.
Sarà una giornata da regina, devo prepararmi in maniera adeguata.
Le calze di seta sono in ordine ma, per sicurezza, ne prendo un paio nuove; il color carne è sempre il più eccitante, soprattutto per gli uomini maturi... Secondo me li riporta al passato, quando sbirciavano le gambe di cugine e zie e si masturbavano fino allo sfinimento.
Niente reggicalze, per l’occasione mi sono cucita da sola due giarrettiere “casalinghe” con della fettuccia elastica lievemente operata, ci raccolgo la calza intorno... ha un effetto mozza fiato, dice Dario.
La gonna sotto al ginocchio un po’ svasata e la camicetta a quadretti, creano un effetto sconvolgente di “quotidianità”. Soprattutto quando i rapporti diventano molto movimentati, questi accostamenti stridenti, caserecci, mi rendono discinta, aggiungono una perversa nota di squallore alla scena... e il mio Dario impazzisce.
Mi preparo anche slip e reggipetto di ricambio, so per certo che ciò che indosso all’inizio, arriverà alla fine in pessime condizioni... come minimo spennellato di “crema virile”.
Mi piace tanto quella fase, quei preparativi... di ogni oggetto intuisco l’utilizzo erotico che ne faremo da lì a poche ore.
Quell’abbigliamento inanimato, abbandonato sul letto, avrebbe preso vita, diventando una delle cause scatenanti dell'eccitazione in tutti noi...
Alle undici arriva l’estetista. Mi piace farmi depilare all’ultimo momento, così la mia pelle appena appena irritata ma totalmente priva di peli, assume una consistenza infantile al tocco e, probabilmente per le sollecitazioni della ceretta, diviene leggermente più calda del normale.
Maria nota tutto l’abbigliamento preparato sul letto e in bella mostra, ma non dice niente... Non capirò mai se la ragazza ha tendenze lesbiche, ma di certo, tratta il mio corpo con passione e mi fa sempre tanti complimenti.
Apprezzo in lei il fatto che, pur restando una “paesana” nell’insieme, si tiene sempre aggiornata e all’avanguardia nella sua attività.
‐ Beata te, – dice – il tempo non passa... sei bellissima. – poi posando la mano sul mio ombelico – e che pancia piatta, ma come fai? –
‐ Lo sai, è solo questione di metabolismo, per fortuna il mio ha l'accelerazione di un'auto da formula un0... digerisco velocemente, anche se mangiassi tanto... ma io, lo sai, non sono particolarmente golosa. ‐ poi aggiungo – No, la cosina non la facciamo, segnami solo il giro degli slip... – sorrido – la voglio in ordine, ma pelosa. –
Lei non commenta; mi piacerebbe sapere cosa pensa di me.
Mi sento onnipotente in questo tipo di giornate; per un attimo ho voglia di confidarle tutto, anzi, di gridarlo:
“ Lo sai, ragazzina? Io sono una porca... tra poco servirò due uomini, contemporaneamente. Questa figa che tu stai depilando, si slargherà fino all’estremo, riceverà migliaia di colpi, fino a bruciarmi per l’uso eccessivo. Vorrei che tu mi vedessi, quando in ginocchio tra loro, prendo in bocca i cazzi e li succhio, assetata di sesso.” Naturalmente non dico niente.
Mentre Maria mi massaggia con una crema delicata e fresca, mi osservo allo specchio... niente male per una che si avvicina ai quaranta.
I capelli castani, tendenti al rosso, scendono ben oltre le spalle, accompagnano ondeggiando i miei movimenti, il fisico è perfetto, nonostante gli anni. I seni sono grossi, sono sempre stati pesanti; il reggipetto non lo tolgo mai... e l’effetto è senz’altro gradevole per colui che ha la fortuna di vedermi. Posso liberare le bocce, affinché siano ben baciate e godute, e pure per farli sbattere sotto di me, quando mi prendono mentre attendo, china.
Il culo è molto pronunciato, ma i fianchi e la pancia sono asciutti, nonostante la gravidanza, che non mi ha gonfiata. Le ginocchia solo accennate, non ossute insomma, e piedini sfilanti... estremamente piccoli rispetto al fisico e all’altezza: e sì, faccio proprio un bel regalo ai miei “sudditi” quando mi concedo loro.
E’ solo una scelta precisa, tutta mia: sono io, la Regina, a scegliere di far felici proprio loro. Dario è il mio uomo, e lo amo, l’altro, quello di oggi, è abbastanza anziano... sono io che regalo loro questo piacere, per mia concessione... se uscissi per strada potrei permettermi ancora una vasta scelta di pretendenti, viste le occhiate e le proposte che ricevo.
Però, detto tra noi, i giovani di oggi sono tanto superficiali, grossolani, tolgono ogni piacere al corteggiamento. Gli uomini maturi, invece, apprezzano particolarmente e con garbo i mie doni... anche se, a volte, mi vien voglia di un membro assai grosso e durevole, fresco e giovane.

Chissà, penso... vedremo... sono quasi certa che, quando deciderò, non sarà certo Dario a fermarmi. A lui piace tanto giocare così...

Parte seconda: Esecuzione

6 – La Regina all’avventura.

Sono pronta.
Abbigliata in stile anni settanta, molto semplice, le calze vintage creano un effetto devastante; me ne accorgo dalle occhiate di Dario.
Le scarpe a mezzo tacco, nere e lucide, mi stanno divinamente e aggiungono quei cinque centimetri che slanciano meglio la mia figura.
Dario mi apre la portiera, la macchina profuma di pulito.
Salgo al mio posto mostrando le gambe, la visione delle calze sulle cosce, trattenute alla meglio dalle molle demodé, nascoste oltre il ginocchio, gli fanno sussultare il pene... lo conosco.
Non commenta ma montando al posto di guida, mi chiede:
‐ Tesoro, hai preso i profilattici? –
Annuisco. E’ deciso!
Se ci piacerà la situazione e la persona, la scopata è sicura: niente tentennamenti.
Ribadiamo alla svelta i nostri accordi. Se l’uomo verrà accettato da me, la Regina... dopo colazione chiederò a Dario un fazzolettino; se me lo porge subito, vuol dire che, per lui, è tutto OK, che possiamo procedere; al contrario, se avrà notato qualcosa che non va, mi inviterà ad andare a cercarli in macchina. Significa che dobbiamo parlare, da soli.
Se tutto procede liscio, se l’esame del signore passerà la prima fase, quando saremo fuori, invece che davanti, salirò direttamente dietro, al fianco di Francesco (questo dovrebbe essere il suo nome), per familiarizzare... poi... e poi, si vedrà!

Alle tredici precise, all’edicola della Stazione Tiburtina, Francesco si fa trovare puntuale. Ha preferito venire col treno. Con lui l’accordo è: ci incontriamo solo per conoscerci e valutare la nostra disponibilità ma quasi certamente non faremo niente. Colazione a tre. Scambiamo idee e impressioni ma il sesso, se ci sarà... sarà, quasi di certo, per la prossima volta.
Scendo da sola, lo riconosco dalla Settimana Enigmistica che ha in mano e dalla descrizione sommaria che ha fatto di sé stesso. Un aspetto comune, leggermente sovrappeso, non è altissimo; i capelli sono brizzolati, sessantenne ma la cosa non mi disturba, anzi... E’ vestito bene, curato, ma senza ostentazione, nell’insieme ha un aspetto signorile.
Quando mi avvicino a lui, mi osserva perplesso... mi sbircia dimostrandosi sinceramente sorpreso; in realtà, non conosce il mio viso... ha visto solo delle foto delle parti intime intime.
‐ Salve. – dico – Francesco? –
‐ Sì, ma lei è... – dice perplesso, poi sorride – Non è possibile! Possiamo darci del tu? –
‐ Certo, mi pare che ci conosciamo “abbastanza” ‐ sorrido anch’io. Mi aggiusto i capelli con la destra, un gesto abituale.
Mi stringe la mano, è emozionato:
‐ Ma sei stupenda, giovanissima... io, sono veramente abbagliato. –
‐ Dai, ‐ dico – basta complimenti! Sono con Dario, abbiamo la macchina qui... vogliamo andare? –
E lui avviandosi al mio fianco dice:
‐ Solo se mi permetti di vedere i tuoi documenti, voglio assicurami che tu non sia minorenne... –
Rido. Intanto stabilisco che è simpatico... e pulito: ottime caratteristiche per un candidato!
Dario, correttamente, scende, saluta stringendogli la mano, tutto avviene in maniera formale, ma non mi sfugge l'attimo in cui gli occhi dei due “maschi” si incrociano, si studiano per meno di un secondo, guardandosi l’anima l’un l’altro.
In macchina parliamo del traffico, dei treni, poi Francesco non rinuncia ad un affondo:
‐ Vi devo confessare – comincia – che sono veramente esterrefatto. Siete due persone stupende... – poi, più crudo: ‐ Se Dario permette, poi, tu sei uno schianto, mi hai lasciato veramente senza fiato... quando mi hai “abbordato”, alla stazione, non riuscivo a credere che fossi tu. Credevo che fossi una studentessa che desiderava un’informazione. – sembrava sincero. Il tono della voce palesava ammirazione nei miei confronti.
– A parte la tua bellezza, mi sarei aspettato calze nere, trucco pesante... invece, chi ti trovo? Una ragazza che potrebbe essere mia nipote, vestita per andare al supermercato... spero di non fare una gaffe, spero di riuscire a esternare la mia sorpresa e... quanto ti apprezzo. –

Ci fermiamo presso un ristorantino che conosce Dario... una trattoria semplice, dove si mangia pesce eccellente, prendiamo solo dei secondi e il contorno.
Francesco parla, parla, ma non mi stacca mai gli occhi dalle cosce, però resta educato e non si permette alcuna confidenza.
Ho appena bevuto un po’ di vino frizzante. Non sono abituata ma l'alcool che inizia a scorrere nelle vene mi rilassa e mi dà calore. Provo a fantasticare su di lui, a immaginare cosa mi potrebbe succedere, dopo. Lo guardo e cerco di figurarmelo nudo, divento curiosa del suo cazzo.
Sono proprio io a stuzzicarlo, toccandogli il piede col mio. Francesco fa finta di niente... non so cosa pensare: vorrà davvero andare via subito o desidera restare, per provarci con me? Gli piaccio davvero; mi desidera o mi teme?
Vorrebbe pagare il conto, ma Dario lo redarguisce:
‐ Il prossimo saremo tuoi ospiti! Non temere... e non pensare che lei mangi sempre tanto poco... ah ah! – sorride e si alza, facendo in modo di lasciarci soli.
Prendo l’iniziativa: ‐ Allora, che ne pensi? Pensi che ti farebbe piacere incontrarci ancora? –
‐ E’ strano – dice – questa domanda dovrei farla io... sono solo un “vecchio” per te e anche Dario è un bellissimo uomo... sono io ad essere fuori posto, credo. –
Sorseggia l’ultimo goccio di vino. Ha bevuto pochissimo:
‐ Sarebbe la prima volta che la Principessa chiede al ranocchio se le piace... – sorride, credo fosse sicuro che la cosa finisse lì.
Divento lievemente languida:
‐ Beh, lo sai, a volte le favole si avverano. – dico aggiustandomi i capelli. Lui non è stupido:
– Anche subito? – chiede malizioso.
‐ A te andrebbe? – chiedo, cercando di sembrare un po’ troia.
– Se non svengo, adesso... Sì! Ma sono certo che tra un attimo mi sveglio nel mio letto, non può essere che un sogno... uno dei più belli della mia vita. –
Con spavalderia, a voce bassa, gli dico:
‐ Dipende solo da te, ormai... lui – e indico con gli occhi in direzione di Dario – mi lascia fare tutto ciò che desidero. ‐

7 – Preliminari perversi...

Usciamo.
Fedele gli accordi presi con Dario, siedo dietro sull’ampio sedile dove c’è Francesco.
Dario mette in moto e si avvia; a quest’ora col sabato piovoso, le strade sono deserte.
‐ Dove preferisci andare, Tesoro? – chiede.
Rispondo spudoratamente:
– Se per Francesco va bene, andrei in campagna, – poi mi volgo verso lui, siede al mio fianco ma raggomitolato in un angolo, emozionato, un po’ a disagio. – Abbiamo la casetta colonica dei nonni, molto tranquilla... che ne dici? Ti va di andarci? –
Francesco è lievemente spaventato, si nota; in fondo adesso si rende conto perfettamente di essere in macchina con due estranei. Potremmo essere pure dei malintenzionati.
La sua perplessità m’incoraggia, mi convinco che lui è davvero chi dice di essere. Comunque annuisce... infervorato anche dalla vista delle mie cosce, dove le calze finiscono con la “virgola” delle molle, alla vecchia maniera, poco più su: la mia carne viva e poi la gonnellina.
‐ Erano anni che non vedevo le calze con le molle. Mi ricordo che la mia prima ragazza le portava così... devo essere sincero, quando la toccavo, il contatto col nylon mi faceva impazzire! –
‐ Puoi toccarla, se vuoi, – lo incoraggia mio marito dal sedile di guida, come lo invitasse a prendersi un cioccolatino.
Nell’auto la pressione sale subito a mille...
Quell’uomo anziano, timidamente, stende il dorso della mano sotto la mia coscia. Cerca proprio il confine tra pelle e seta, se ne va in solluchero... mi sembra chiaro che, ciò che sta capitando, non gli sembra vero.
Mi trattengo dal cercargli il pene ma vedere il suo pantalone che si solleva e si gonfia, fuga ogni possibile dubbio. Temevo che l’età potesse influire sul rendimento della sua asta, togliendomi molto del piacere vero e proprio, quello che speravo sarebbe arrivato dopo... invece, sembra chiaro, che sotto le sue mutande, un cazzo vitale attende di passare all’azione.
I miei “maschi” sono ormai al mio servizio; il loro piacere dipende da me ed io ne approfitto, li farò sbavare!
Pure Dario, vedendo l’estraneo che si prende delle confidenze, si sposta sul seggiolino, per trovare una posizione comoda all’erezione in atto.
Vorrei stupirlo, prendendolo in bocca a Francesco ma preferisco aspettare.
Intanto la sua mano ha raggiunto il bordo delle mie mutandine, mi pare stia per svenire, invece trova la forza per infilare un dito sotto l’elastico e cercare i peli umidi della figa.

Pochi minuti dopo siamo al cottage. Il riscaldamento è già acceso, Dario è stato previdente.
‐ Io direi di metterci comodi – si toglie il giubbino e il pull. Resta con la maglietta a mezze maniche. Anch’io tolgo il giaccone, resto nella mia mise da studentessa un po’ cresciuta. Francesco, sempre molto partecipativo, rimane in camicia.
Ci accomodiamo in salotto, siamo tutti impacciati, non sappiamo cosa dire per rompere il ghiaccio.
‐ Gradite un amaro, una grappa... ? – chiede Dario, ospitale, mentre sistema le imposte, affinché la luce non sia troppo aggressiva.
‐ Perché non vi baciate? – dice Francesco e sorride ‐ E’ sempre l’inizio migliore... se volete, sono molto felice anche solo di osservarvi, mentre fate all’amore. –
L’idea di dare un bacio tenero e appassionato mi piace. Lo faccio, mi accosto a Dario e incollo le mie labbra alle sue.
Ci accarezziamo; il bacio diventa sempre più sensuale, senza staccarci, sediamo sul bordo del divano. Scavo con la lingua, rumorosamente, nella bocca di Dario, mentre l’eccitazione fa avvampare il mio corpo in volute di caldo torbido.
Dario mi apre la camicetta; anche lui mulina la sua lingua contro la mia, sembriamo due combattenti che non vogliono arrendersi.
Avere uno spettatore discreto è piacevole: ci gasa, facendoci diventare un po’ esibizionisti.
Adesso è il mio momento di darmi da fare con le mani. Cerco la cintura di Dario, gli sbottono i pantaloni. Lui non chiede di meglio che liberarsene... senza remore, è su di giri; si leva anche le mutande e le scarpe, restando con le calze scure.
Siamo vicini, spesso la mia pelle viene a contatto col suo pene, eretto e libero. Quando mi tocca, lo sento bollente.
Vedo Francesco, si è seduto in poltrona, di fronte a noi, ma non accenna a spogliarsi. Non posso occuparmi di lui, per ora. Riprendo a baciare mio marito; nei movimenti, ad arte, ho fatto sì che la gonna di lanetta salisse, su... sempre più su, fino a mostrare la mia mutandina e le gambe appena depilate.
Con la mano accarezzo il mio maschio, poi gli trovo il membro che si inturgidisce ancora di più, al contatto della mia mano morbida.
Si è creata un'alchimia così erotica che ora desidero ardentemente di vedere il cazzo del nostro ospite. Non sto nella pelle dall’eccitazione.
Proprio io, mentre Dario mi carezza i seni, ancora trattenuti dal reggipetto, chiamo l’altro:
‐ Vieni da noi, Francesco... – poi rivolta al mio lui – va bene, amore? –
‐ Certo – risponde lui – adesso gli faccio vedere le tue zinne. ‐ con un rapido movimento, mi fa schizzare fuori dal reggipetto, prima l’una e poi l’altra delle enormi tette; i mie capezzoli, sollecitati dalle sue carezze sono turgidi e grossi, pronti per essere succhiati.
La mia fantasia galoppa da sola.
Sto pregustando quello che i miei sudditi potrebbero fare. Mi mungeranno a dovere; leccheranno e suggeranno le mammelle tutto il pomeriggio, gli uomini, specialmente quelli nuovi del gioco, impazziscono per i seni grandi e burrosi... l’irrigazione nella mia vulva aumenta, spontanea.
Mi piace che tutto avvenga lentamente. Non lo facciamo spesso, a tre, intendo; mi voglio gustare tutte le attenzioni che saranno dedicate al mio piacere.
Francesco prende coraggio, lo vedo. L’eccitazione è troppo potente per resistere. Anche lui si sbottona la camicia, si alza e si avvicina a noi.
S’inginocchia davanti al grosso divano, poggia il viso sulle mie gambe, cerca la pelle morbidissima, oltre le calze; non sono più tese, i movimenti le hanno spostate; adesso sono molli e attorcigliate, la mia incuria mi ha resa discinta. Meglio! Le sue mani si muovono come un soffio, delicate. Assapora ogni centimetro della mia pelle chiara; la sfiora con i polpastrelli, poi con il palmo della mano. Si gode il contatto.
Tiene gli occhi socchiusi, vuole sognare, toccandomi dolcemente, però non vuole perdersi lo spettacolo, più ardito, che avviene al di sopra del suo viso.
Dario, in ginocchio sul divano, mi lavora i seni, con molta più decisione: si porta i capezzoli alla bocca per succhiarli fino all’aureola, ora uno ora l’altro. Francesco ha la testa immediatamente sotto. Quel ben di dio non aspetta altro,
Sì, penso, lo voglio anch’io... ho deciso: concederò alla sua bocca di godere dei miei seni.
Un brivido caldo mi attraversa la nuca mentre mi abbasso e spingo un capezzolo a portata delle sue labbra.

Continua ... prossimamente con La Regina si diverte.