Hotwife: Maschi perversi

12 – I ruoli si confondono.

Non capita spesso, a volte passano anni, però avere questa vita segreta... appaga certe parti di me di cui a volte mi dimentico del tutto, eppure quando vengo sollecitata al momento giusto la libido esplode, cerco l’indecente, il perverso: voglio sentirmi usata, voglio che chi mi usa impazzisca per me, che si sorprenda della mia disponibilità a concedermi.
Chi tradisce il marito, chi fa le corna, avrà, nel bagaglio delle sue sensazioni, un certo piacere, una misteriosa rivalsa, a lasciarsi prendere da un altro; forse la gente comune riterrebbe che il mio comportamento è solo sessuale e privo del sottile piacere della segretezza... beh, si sbagliano di grosso. La presenza, la consapevolezza, il “dolore” di mio marito mi fanno raggiungere vette di piacere mai esplorate nei semplici rapporti; i pensieri che mi posso permettere nei miei momenti intimi sono talmente segreti e lubrici che mi bloccano il respiro e mi stringono la pancia: questo sesso così estremo mi coinvolge fisicamente.

Intanto che evacuo, rilassandomi del tutto, penso a “fuori”: tra non molto sarò per strada, tra la gente, tornerò da chi mi conosce come se nulla fosse accaduto. La signora tranquilla, sorniona e morigerata, riprende il suo posto nel suo tassello, mentre la puttana che è in me ritorna in un cassetto insieme alle calze stressate dalla lotta d'amore.
La mia verità verrà taciuta persino nei dialoghi con Dario, che sa tutto, naturalmente, tranne in quelle notti in cui la fantasia e la lingerie profanata servirà a scatenare tutta la forza di ciò che abbiamo sperimentato.

Ecco, ho fatto pure la doccia, meglio tornare di sopra a recuperare la camicetta e il resto delle mie cose, tra poco andremo via.
Dalla porta della camera sento provenire un mugolio strano. Non ho remore, adesso ci conosciamo fin troppo intimamente; la porta e socchiusa, apro...
Lo sconosciuto è sul letto, completamente nudo: tiene le braccia raccolte sotto il petto, la faccia tra i cuscini per soffocare i lamenti di piacere. Le sue gambe sono strette, intrecciate con i piedi accavallati... segno che fa del suo meglio per stringere le natiche, sono ancora sode, ma la pelle non è più elastica come una volta, però ricevono, molli i potenti affondo del cazzo di Dario...
Mio marito gli è addosso, il tronco sostenuto dai gomiti, le gambe aperte circondano quelle dell’altro come se non volesse farlo scappare. Movimenti sconnessi: s’inarca sulle punte dei piedi, poi come un'ondata lo travolge e gli è di nuovo tutto addosso, di nuovo penetra fino alle palline.
L’altro soffre la spinta, si vede, ma non molla, stringe i denti e sopporta, non vuole rinunciare al “dono” finale.
Adesso c’è quasi silenzio nella stanza, tranne il ritmico colpire delle carni che si baciano. Francesco non deve aspettare molto, circa cinque minuti di “botte”; resto a guardare, ipnotizzata dalla segreta violenza di quel rapporto veloce, quasi rubato.
Dario si accascia sul vecchio e lo impala, ora, immobile, gli cola nei visceri tutto il suo piacere.
Vorrei dire qualcosa... la scena mi ha colta impreparata... tutti e tre vorremmo dire qualcosa ma, per un po’, nessuno lo fa.
Torno di sotto a finire di sistemarmi... mi rifiuto di pensare.

E’ sera, accompagniamo Francesco alla Stazione; si parla del più e del meno e mi suona così strano, poi lo salutiamo con molta cordialità. Io lo bacio sulle guance per un ultimo, estremo, momento di complicità.
‐ Spero di rivedervi. – dice quel signore di mezz’età come stesse salutando i nipoti; penso a quanti giovani non hanno nemmeno un grammo della sua sensualità e della sua carica erotica.
‐ Dipende solo dalla nostra “regina” – dice Dario, indicandomi col mento, sorride.
‐ Certo... è ovvio, tutto si fa per la “divina creatura”! – condivide Francesco, serio, convinto.
Mi viene un po’ da ridere, i miei sudditi se la son goduta e adesso mi bramano. Senza promettere nulla, gli stringo ancora una volta la mano:
‐ Vedremo... – dico laconica, mentre lui circonda la mia mano con le sue e accenna il baciamani.
Prima di allontanarsi mi apostrofa con un sentito:
‐ Grazie... grazie di tutto, a tutt’e due! – si volta e poi si perde tra la folla.

La domenica Dario mi dedica tutta la sua attenzione, tutta la sua tenerezza... mi tratta come un raro gingillo e si preoccupa che nessun trauma mi abbia segnata. Glielo dimostro la sera, quando siamo soli nel letto di casa, e scopiamo per oltre un’ora, mentre io gli racconto ogni sensazione provata, ogni piacere sentito, compreso il fiato mozzo di quando l’ho visto fottersi quell’altro uomo, come fossero una coppia di froci clandestini.

EPILOGO

Alle sei e trenta del lunedì, una piccola Ape si precipita nel bagno, poi sorbisce una tazza di latte e caffè; truccandosi alla svelta, indossa abiti informali.
Verso le otto e trenta, marcia già nella folla, infagottata in un piumino nero, perdendosi nella massa enorme e anonima di pendolari che sciamano nella grande città... ma se qualcuno avesse il tempo e l’interesse di osservarla attentamente, si potrebbe accorgere che, nonostante tutto quel caos e il rumore assordante della folla, le sue labbra abbozzano un leggero sorriso. soddisfatto e trionfale.
Due incredibili giorni da Regina lo valgono tutto quel lungo, segretissimo, sorriso.

FINE