I cinque sensi formano il sesto
Stamattina respiravo il profumo del caprifoglio a pieni polmoni. Che soddisfazione.
Cosa altro si potrebbe aggiungere?
I papaveri?
Bene, rendiamo giustizia alla vista oltre che all'olfatto e ammiriamo i campi di papaveri in fiore,
in questi giorni colorano l'anima e distolgono dai pensieri chi non è schiavo di essi.
Ma l'udito resterà deluso se non si prova ad ascoltare all'aurora o al tramonto il canto felice, deciso, convinto, quasi supponente delle svariate specie di volatili che vivono in condomini a forma di quercia o di pioppo, o in soffitte di acero o acacia, oppure, come i pettirossi, anche dentro oggetti in disuso o in piccoli bunker derivati dal terreno. E' così semplice la vita? Il gusto non è forse l'essere capaci di assaporare tutto questo? Intanto il barista al mattino, dopo la terza, tossisce incolpando il tempo e le polveri sottili. Si sta bene senza far nulla quando non si ha nulla da chiedere alla vita, in fondo io sono qui e non sogno di stare in nessun altro posto, ma se domani dovessi partire sarei felice comunque, non mi mancherebbe nulla dal momento che mi sono già gustato tutto. Ed ho toccato, con mano e non solo, quando la curiosità era una risposta e non una domanda. Mi sono liberato di tutto ciò che cercavo, che volevo, che mi faceva sentire uguale. Un lento smantellare ciò che dentro non ci si può portare, ed ora si è creato tanto spazio. Ho imparato che il silenzio non arrugginisce ed ora rido da solo quando penso a quanto ho corso, senza immaginare che non è l'automobile a farti correre e mi derido se penso a quando credevo di volare senza immaginare che non è l'aereo a farti decollare. E così un giorno smisi di votare, una delle mie più grandi sconfitte a livello morale e una delle più grandi mancanze di rispetto nei confronti di chi non lo può fare. Mi dicevo: ‐sono stato costretto dal sistema‐ E ci credevo alle mie parole, uniche attenuanti al mio annaspare. Beh non ho capito bene dove voglio arrivare ma la natura mi ha insegnato ad andare più veloce stando fermo, cioè non sono mai in ritardo e l'anticipo non esiste. Se consideri il vento un alleato, non avrai mai perso tempo, in fondo non ha tempo chi del tempo non sa che farsene.
Se mi sarà proibita la fragola aspetterò la prugna, se non arriverò a cogliere la prugna ci saranno le more e i meloni e la stagione delle pere nelle ore più calde mi darà una mano a sopravvivere. Recupererò le forze all'ombra del salice gustando i fichi e respirando il profumo dell'hibiscus e della bluddeja festeggiata da decolli e planate di miriadi di farfalle felici come me, poi sarà il tempo delle mele e del sorgere dei colori più belli da ammirare tra un velo di nebbia e un soffio di umida tramontana. Si, è vita semplice, già vissuta, ma non dal me che sono oggi. E allora mi chiedo quanti occhi ho, quante mani ho, quante orecchie ho, quanti nasi ho e quanta voglia ho di gustarmi ancora la vita per quello che è e non per quello che voglio? Respirando gli ultimi respiri di un cane ho scoperto di essere io il mio tempo , parlando con i merli, gli usignoli, i pettirossi, le gazze, ho scoperto di saper ascoltare, accarezzando tartarughe e ricci ho imparato a"toccare", mangiando ogni frutto, nel momento in cui lui si vuol dare, ho imparato a gustare. Specchiandomi ogni giorno con i tanti me ho scoperto che sto imparando a vivere, il mestiere più difficile.