I desiderata
Ognuno di noi molto probabilmente ha un desiderio più o meno nascosto più o meno realizzabile, il sale della vita. A me, non più giovanissimo ma ancora in gamba piacerebbe allungare la vita sino a cento anni di età, non molto ben messo a denari diventare ricco, a me ancora amante di femminucce trovare un ‘fiorellino’ disponibile, fiorellino da non confondere con il ‘fiore che non marcisce’ quel lascito in soldoni che i fedeli durante l’omelia per un defunto lasciano ai ‘bagarozzi’ per aiutare la loro anima a conquistare il Paradiso. Un passo indietro nella mia vita. “Alberto combina troppe monellerie, a scuola la maestra si è stancata di riprenderlo, da chi avrà preso…molto probabilmente anzi sicuramente da te caro maritino mio!” Bollato di essere un ‘birichino’ fui confinato in un istituto ecclesiastico il cui direttore don Teodoro:“Sei figlio di Alfredo?” “No quello è mio nonno commissario di Pubblica Sicurezza.” “È lui che non mi autorizza a far vedere i film ai ragazzi nell’aula della scuola, è un miscredente!” Che mio nonno non fosse un credente era noto ma che la colpa di un padre anzi di un nonno ricadesse su di me nipote… Questo caso era contrario ad un insegnamento biblico anche se Esodo non era dello stesso parere, conclusione: fui ritirato dal collegio. Giunto al quarto anno del liceo scientifico mi ‘imbattei’ in una materia a me consona, il disegno, l’avevo ereditata da mio padre ingegnere. Insegnante una zitella di una bruttezza…ma così brutta che le brutte rispetto a lei…Fui cattivo, non ebbi rispetto per la signorina ‘canappa’ titolo dovuto al suo naso chilometrico (titolo dell’elaborato della cotale da me posto nel suo registro di classe.) alle orecchie a sventola, alla ‘scucchia’ allungata ed a punta, al seno quasi piatto. Mademoiselle non si sbiancò in viso, era già un viso pallido. Cosa strana ed imprevista: “Questo mio ritratto risponde alla realtà e dimostra che l’autore ha il disegno nel sangue, ha creatività, è immaginifico, ha talento, complimenti a chiunque sia.” Da quel momento l’insegnante sparì dalla circolazione, voci più diverse per la sua assenza ma nessuna veritiera, la signorina Bruganelli si era ricoverata in una casa di cura specializzata in chirurgia estetica per rimodellarsi naso, orecchie, mento e seno, dopo quaranta giorni si ripresentò a scuola ma di primo acchito nessuno la riconobbe, solo quando entrando nella mia classe ebbi un flash: “Cari colleghi, un applauso alla signorina Bruganelli!” “Grazie Alberto, dopo tanto tempo mi ripresento: sono Clorinda, penso che staremo bene insieme, come inizio vi do da riprodurre il panorama di Roma visto dal punto di vista della nostra classe.” Ritirati i vari elaborati: “Senza offesa per gli altri penso che questo di Alberto abbia un tocco speciale, qualcosa del pittore Tamburi della scuola Jesina, complimenti a tutti.” La metamorfosi di Clorinda fece il giro dell’istituto, l’interessata ebbe vari approcci da parte di qualche collega che però andò in bianco. Alla fine di una lezione di disegno: “Alberto se sei d’accordo vorrei offrirti io il pranzo, all’angolo c’è la trattoria ‘Da Nando’ non è molto chic ma sia mangia bene.” A tavola: “Già quando mi hai ritratto la prima volta ho immaginato che fossi tu l’autore, non mi ero sbagliata, sei un piccolo Leonardo da Vinci, che ne dici di passare il pomeriggio a casa mia?” “Mamma sono in compagnia non so se tornerò a dormire.” “Immagino qualche baldracca!” “La signorina afferma di non essere una baldracca, ti riferirò domani.” “Mi sono permesso di scherzare su di lei perché penso che abbia il senso dello humor.” A casa della non baldracca le cose andarono diversamente, Clorinda dopo il passaggio nella toilette si presentò ad Alberto ‘sotto la camicia niente’ un chiaro invito…La mattina seguente a scuola si notava la non presenza della signorina Bruganelli e dell’alunno Alberto ambedue ancora a letto a recuperare le forze dopo una notte brava.
Errata corrige: Refuso: Non si tratta di bagarozzi schifosi animaletti neri ma di bacarozzi con la c non schifosi come i quasi omonimi ma di uomini (non di donne) vestiti di nero sia in inverno che in estate interessati più al Dio denaro che al loro Dio.