I miei versi mi attendono
Quando fu, allora, all'istante seppi che ero malato, che dopo il cuore malconcio, il cancro aveva abbracciato il mio corpo e quindi nel comunicarlo, tutti subito a pensare che ero diventato vulnerabile, fragile, forse anche inaffidabile, incapace di dar al mio vivere il cento per cento, solo perché a rischio di recidività. Io lo sapevo già, cancro è infido, è come una spada di Damocle che ti pende sulla testa, una nuvola nera che ti segue ovunque, che ti fa vivere nella sensazione di sentirti imputato, colpevole, senza saper di cosa. E piano piano ti accorgi di percorrere strade lastricate di frasi fatte,di quelle che hanno ancora il sapore della compassione e in cui aleggiano nell'aria le note di una melodia malinconica. Eppure là, su quelle strade ho giurato a me stesso che da queste battaglie dovrò uscirne vittorioso, come fin'ora è stato, anche se vivrò con quelle cicatrici. Lo devo a mia moglie, alle mie figlie, ai miei nipoti, a me stesso.