I ribelli
La popolazione italiana è stata repressa per anni da un regime totalitario ridicolo (vedi le parate di tronfi gerarchi con l’espressione torva) ed anche truce, con la repressione del dissenso con modi inspiegabili (vedi l’assunzione del famoso olio di ricino). In seguito è diventata anticonformista per un’ovvia reazione soprattutto nei confronti dei monarchici e dei ‘bacarozzi’ che avevano supportato tanti, troppi alalà. Ce ne stavano andando di mezzo soprattutto i meno istruiti che per sorpassare la regnante odiata burocrazia si affidano a tecnici dalla dubbia preparazione ed onestà. Era il caso di Alvaro Polizzi con falegnameria scultrice a Roma, insomma un artigiano un po’ artista che esportava i suoi pregiati lavori anche all’estero. La figlia Isabella, avvocato, una mattina fu chiamata in disparte da un vecchio cancelliere del Tribunale: “Cara se non mi sono sbagliato tuo padre è stato denunziato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, reato come tu saprai molto grave che prevede la pena della reclusione da tre a dieci anni. Il suo consulente tributario o è un impreparato ovvero un disonesto. La cosa peggiore è che la pratica è in mano a Sara Pergolizzi…non ti dico altro.” Isabella rimase basita, la cotal giudice era famosa sia per la sua inflessibilità nel esprimere giudizi sugli imputati delle cause che le venivano affidate che per le propensioni sessuali. Isabella preferì non informare il padre, sarebbe stato inutile farlo angustiare, si confidò con la madre Elena che le assomigliava in maniera sorprende malgrado i venti anni di differenza di età. Prima immediata decisione, denunzia alla A.G. del consulente stante la sua malafede ma il responsabile risultava ancora suo padre, Leone Crisafulli. L’avvocato amico di famiglia non diede alcuna speranza, la situazione era proprio ingarbugliata, doveva essere studiata a fondo per cercare di venirne a capo in qualche modo. Disperazione delle due donne, mamma Elena: “A mali estremi…che ne dici di contattare la giudice, mi risulta che i giudici hanno un ampio margine di disponibilità nel poter sistemare le cause, ho seguito alcuni processi manipolati da avvocati e da giudici, non c’è altra soluzione che quella di contattare quella Pergolizzi, pensaci tu.” Matteo il cancelliere mise in contatto Isabella con la giudice. Una mattina nel vicino bar del Tribunale l’incontro di cui Sara fu mlto entusiasta, evidentemente la ragazza era di suo gusto. Accettò l’invito a casa della ragazza il pomeriggio del sabato successivo. Mamma e figlia in ambasce soprattutto al momento dell’arrivo di una Sara spigliata, gioiosa e decisamente belle donne, non sembrate madre e figlia, che caldo fa a Roma.” Sara senza tanti complimenti si diresse in camera da letto, Elena decise lei di sacrificarsi, per la prima volta in vita sua fu costretta ad apprezzare l’amore lesbico, Sara era proprio brava. La giudice: “Certo la causa è molto complicata, devo mettermi in contatto col vostro avvocato, vorrei p a r l a r e anche con Isabella. Ovviamente non tutti i giudici si fanno corrompere col sesso, altri preferiscono i soldi, consideratela una battuta…Isabella dovette abituarsi all’idea di aver un rapporto omo di cui era a conoscenza solo dai libri di storia greca pur tuttavia il sabato pomeriggio successivo si fece trovare da Sara con solo un baby doll rosa profumata con il famoso ‘Sasora’: “Cara appena ti ho rivisto ho deciso che sarai l’unica mia fidanzata, mi hai fatto impazzire, hai qualcosa che altre donne…” Il seguito fu un lungo rapporto sessuale che fu apprezzato da Isabella la quale non aveva mai pensato… La causa a carico del padre andò a buon fine con meraviglia di tutti soprattutto dell’ingenuo avvocato che: “Non pensavo…” Ci fu una complicazione, Isabella era da tempo ‘amante di Alberto pari età che prese male la mancanza di sesso fra di loro, Isabella era diventata bisessuale, forse solo omo. Il bell’Alberto ricco e viziato dalla famiglia, abituato ad ottenere dalla vita tutto quanto desiderava interessò un investigatore privato che, data la complessità del caso ci mise molto tempo a scoprire la verità che lasciò basito Alberto che per la prima volta in vita sua dovette accettare che non poteva aver tutto ciò che desiderava ma non si arrese: “Papà ho deciso di provare la vita da clochard, sarò come dicono gli inglesi un homeless di giorno ma di sera mi troverò un rifugio sicuro:” Papà Armando non fu entusiasta della decisione del figlio, capì a modo suo quel desiderio di Alberto, abbraccio da parte dei genitori e destinazione un negozio di robi vecchi gestito da un giovane il quale forse preparato da precedenti esperienze non fece una grinza soprattutto nel vedere il portafoglio di Alberto il quale vestito in maniera per lui disgustosa ed in passato inimmaginabile si installò sotto l’abitazione di Elena e prese a suonare una chitarra ricevuta in dono al compimento del diciottesimo compleanno, si fece da solo i complimenti, era ancora abbastanza bravo. Ovviamente la sua presenza non passò inosservata in quel quartiere elegante, qualcuno lasciò cadere qualche spicciolo nel suo cappello, i primi soldi guadagnati…Alberto quando iniziò a piovere imparò quello che era la vita dei poveri a lui completamente sconosciuta, un altro mondo. Per la notte ebbe un’alzata di genio, si recò in un albergo un po’ scalcinato, contattò la vecchia padrona Emma mostrando il panciuto portafoglio che la fece diventare subito collaborativa, sistemati vitto ed alloggio e soprattutto lavaggio degli stracci che aveva indosso, un barbone così munifico Emma non l’aveva mai conosciuto. Il secondo giorno Alberto si munì di occhiali scuri e di una coppola nera che complici i vestiti sdruci nati non lo fecero riconoscere da Elena che, munifica, gli mollò un €uro che Alberto si mise prontamente in tasca, non voleva che qualche suo ‘collega’ di passaggio glielo potesse sottrarre, era arrivato a questo punto, di Isabella nessuna traccia sino al quarto giorno quando arrivò vicino ad Alberto in compagnia di Sara, si fermò : “Quest’uomo mi ricorda qualcuno di mia conoscenza…” “Mollagli delle monete ed andiamo a casa, non vedi che piove!” Nel vedere Isabella con la sua ‘amica’ il cuore gli giunse in gola, Alberto ne era ancora innamorato. A mali estremi, telefonata al padre: “Papà Brando ha ancora la Rolls Royce?” ….”Caro mi sembra un po’ eccessivo un barbone con un’auto di gran lusso.” “Diciamo che è uno scherzo alla mia ex che mi ha cornificato, tu dovresti solo fare l’autista con tanto di uniforme e di berretto, non verrò a casa con gli stracci addosso a mamma verrebbe uno sturbo, appuntamento sotto casa di Isabella alle nove di domani con la Rolls, mi raccomando la divisa, aprimi lo sportello quando la vedrai, mi sa che lo sturbo verrà a lei.” Tutto avvenne come previsto da Alberto il quale per farsi riconoscere si tolse gli occhiali scuri e la coppola, Isabella lì per lì non lo riconobbe poi fece un passò indietro, inciampò nel marciapiede e cadde a terra. Sara non conosceva Alberto, se la prese con lui: “Maledetto barbone chiamo la Polizia, casa ti sei fatta male?” E che dici ai poliziotti che sei un giudice che sei lesbica e ti fai corrompere per aggiustare le cause!” Un silenzio glaciale tutti e tre dinanzi a quella affermazione. Così finì…