I Trasgressori

                           
‘Facciamolo Papa.’ Questa espressione ai nostri tempi lascerebbe perplessi ciascuno di noi, letteralmente non ha un significato comprensibile ma molti anni addietro…Alberto l’aveva trovata in un vecchio racconto scritto da suo padre Armando: consisteva in un gruppo di giovani, in genere quattro che spogliavano nudo un loro coetaneo e gli sputavano sui genitali, spesso solo per scherzo, talvolta per punirlo di un suo sgarbo effettuato nei  loro confronti. Commento: beffa di cattivo gusto ma sempre meglio che pestare un povero disgraziato. Il padre di Alberto era nato nel primo novecento, era vissuto in epoca fascista in cui i valori comuni erano stati mutati da teorie puritane: le donne madri di famiglia che ‘sfornavano’ figli per consegnarli alla Patria, spesso per morire in guerra. Naturalmente c’era le puttane che vivevano chiuse in ‘case chiuse’ o casini volgarmente dette per non dare scandalo alle persone per bene. Naturalmente era una teoria puritana, la maggior parte della gente, soprattutto maschietti predicava bene ma…Un esempio nel poemetto goliardico ‘Ifigonia in Culide’ in cui delle ‘signorine’ recitavano: ‘Noi siamo le vergini dai candidi manti, rotte di dietro ma sane davanti!’ L’autore un certo De Benedetti si rifaceva alla tragedia di Euripide ‘Ifigenia in Aulide.’ Quella  ai tempi del Fascismo era la moralità corrente decisamente maschilista. La differenza con la situazione  attuale? Sono le ragazze che prendono l’iniziativa in campo sessuale,  i maschietti assediati dalle vogliose amiche, talvolta preferiscono  stare fra di loro per giocare a carte oppure facendo corse con le moto o le auto suscitando lo stupore dei maschietti non più di primo pelo che: “Ai miei tempi…” I cotali non riescono a comprendere come si fa a respingere una ragazza, da giovani erano sempre arrapati come ricci! Venendo ai tempi attuali il figlio di Alberto, Andria era nato in Sardegna. il padre, Fascismo imperante si era trasferito in quell’isola quando aveva sentito, per motivi politici ‘puzza di bruciato’ nei suoi confronti. Col suo charme era riuscito a conquistare ed a sposare una bella ragazza del luogo, Maria figlia di Anania un facoltoso proprietario terriero. Era nato un bambino che, in onore di un lontano parente aveva ereditato il suo  nome prettamente sardo: Efisio. Il bambino crescendo aveva dimostrato doti notevoli di affarista, niente università, dopo il diploma in ragioneria era stato chiamato a Roma da Raffaele un  parente di nonno Alberto  titolare di una piccola ditta  per l’importazione nella penisola di prodotti sardi. Nel frattempo una notizia ferale, Anania aveva acquistato una macchina fuoristrada, una Jeep col cambio automatico. Insieme alla figlia Maria stava percorrendo una strada tortuosa che portava ad un terreno di sua proprietà ma non essendo molto pratico del cambio automatico aveva sbagliato marcia e la macchina era precipitata in un burrone.  Dopo molti sforzi i Vigili del Fuoco erano riusciti a recuperare sia l’auto che i due cadaveri. La mente vulcanica di Efisio pian piano lo aveva portato ad ingrandire la società di cui aveva preso l redini  aggiungendo altre merci sarde come: salumi, vino, formaggi, olio, salami di cinghiale, bottarga ed altri prodotti molto graditi soprattutto ai sardi emigrati nel continente. Fisicamente Efisio aveva molto  del nonno Alberto: sempre elegante, aveva acquistato un attico a Roma a Piazza Ungheria da cui si poteva ammirare il panorama di tutta la città. L’aveva arredata all’orientale col metodo di Feng Shui che vuol  dire vento ed acqua, una dottrina taoita in armonia con le energie della terra. Talvolta l’abitazione veniva visitata da qualche amica di passaggio che avrebbe voluto abitarla in maniera permanente, immediata fine della liaison. Che la furbizia femminile sia superiore a quella maschile  ce n’erano degli esempi anche fra gli dei dell’Olimpo e così anche il bell’Efisio cadde nella rete di una francesina, Aurore, venuta a Roma con i genitori per ammirare le bellezze della città eterna. Efisio avrebbe volto ‘assaggiare la viande’ francese, in risposta tante risate da parte dell’interessata, ‘rien à faire!’.  Conclusione: fiori d’arancio dinanzi ad un sostituto del Sindaco di Roma, testimoni della sposa i genitori, dello sposo due impiegati della ditta. Piccolo rinfresco a casa di Efisio che verso mezzanotte rimase solo con la sposa, finalmente. La ritrosia di Aurore aveva fatto pensare ad Efisio che fosse vergine, pia illusione, la bella francesina non solo non lo era ma si dimostrò molto brava nell’ars amatoria! Efisio superò quella ‘piccolezza’, Aurore era veramente bella: con i tacchi era più alta di lui, occhi grandi e…promettenti, aveva lì abitudine di guardare troppo in viso i maschietti che incontrava per strada, il fisico da curvy insieme alle gambe chilometriche completavano il quadro della sua bellezza. Altra peculiarità: la giovane sposa  guidava come un pilota di formula uno, la Jaguar X Type di Efisio sotto le sue mani ‘mandava scintille’. Aurore riusciva a farla derapare con acceleratore premuto a fondo e freno a mano tirato, in tal modo si era ‘fatta’ piazza Esedra alla presenza di due vigili che per la sorpresa non riuscirono  a prendere la targa dell’auto. Ormai era chiaro che Efisio si era innamorato della moglie,  fece dei salti di gioia nel constatare l’aumentare di volume del suo pancino, all’ecografia un maschio, si sarebbe chiamato Alberto. Una signora con bambino piccolo aveva acquistato l’appartamento sottostante a quello di Efisio, Eva, una bionda atletica che sin dall’inizio  dimostrò la sua simpatia, spesso sorridente aveva un fisico da palestrata. Con se un bambino di pochi mesi che per fortuna dei genitori e dei vicini di casa aveva un buon carattere, non si sentiva quasi mai piangere. Eva  incontrando all’ingresso del portone Aurora ed il marito si presentò: era professoressa  di ginnastica presso  il vicino istituto classico, il figlio di chiamava Eros. Eva ed Aurora presero  a frequentarsi, il bambino non aveva le caratteristiche fisiche della madre, bruno di carnagione e di capelli. In seguito si seppe che la signora era separata dal marito, Efisio si domandò chi potesse essere quell’imbecille che aveva potuto abbandonare una tale gnocca. Alberto ed Eros  frequentarono le stesse classi  alle elementari. Dopo le scuole medie furono iscritti al primo anno di ragioneria  nell’istituto dove insegnava mamma Eva. Le signore si incontravano spesso, Efisio si era dedicato completamente al lavoro, forse in passato avrebbe fatto un ‘pensierino’ su Eva ma ora … che stesse invecchiando? Anche di salute secondo lui non se la passava molto bene, qualche aritmia cardiaca lo aveva portato a consultare il medico di famiglia il quale lo aveva rassicurato: nessuna malattia grave, due pasticche al giorno e: “Rilassati, non pensare a situazioni catastrofiche.” Efisio era diventato ipocondriaco. Una mattina percepì dei giramenti la testa, decise di rientrare a casa, talvolta la vicinanza della moglie era una buona cura. Aurore era fuori a far le spese, allora cercò suo  il figlio, aprì la porta della sua camera da letto ma rimase basito, si dovette attaccare alla maniglia per non cadere a terra, Alberto ed Eros erano sul letto esibendosi in un sessantanove…uscì di corsa sbattendo la porta. In seguito a  quel rumore comparve Letizia la cameriera che lo seguì sino al salone, Efisio giaceva immobile sul divano. Al rientro a casa Aurore fu messa al corrente della situazione da parte di Letizia, anche la mamma rimase sconcertata. Nel frattempo Alberto ed Eros si erano rifugiati a casa di quest’ultimo. Solo verso sera Efisio recuperò un po’ di calma: “Mio figlio un omosessuale, un maledetto frocio, io in vita mia li ho sempre considerati…non riesco più a restare in questa casa, tornerò in Sardegna, preparami una valigia con i miei vestiti, accompagnami all’aeroporto voglio partire col primo aereo…” Aurore era diventata una statua di gesso, seguì i desiderata del marito, “Cara tutta la situazione è nelle tue mani, forse la mia fuga è stata una azione da codardo ma sinceramente non me la sentivo di affrontare la situazione, m’è caduto addosso il mondo, non sarei riuscito a guardare in faccia Alberto ed il suo amico, penso che tu sia la persona adatta, le donne in alcuni casi particolari come questo hanno delle doti di avvedutezza superiori agli uomini, se ci saranno novità informami per telefono, sono stato fortunato ad incontrarti…” Per Aurore era finito il tempo della spensieratezza, pensò un piano come affrontare la situazione, per prima cosa informare  la madre di Eros. ”Eva devo parlarti, vieni a casa mia.” All’inizio l’amica non si era resa conto: "Ma è una ragazzata!” “No mia cara, non è quella che tu definisci un ragazzata, il loro agire può portare ad un’inversione definitiva della loro sessualità, oggi tutti si dicono  tolleranti della omosessualità, in pratica sentiamo di omo picchiati per strada per non parlare delle derisioni da parte anche di sconosciuti, una vita umiliante oltre alla non possibilità di avere una famiglia  con dei figli.” Dopo un lungo silenzio: “Cosa mi consigli, io non so come comportarmi.“ “Seguiamo il detto latino: ‘extremis malis, exstrema remedia’, dobbiamo essere noi due a indirizzare al sesso femminile i due ragazzi, tu con Alberto ed io con  Eros, non c’è altra via.” Eva era rimasta senza parole, rientrò a casa  trovò suo figlio in compagnia di Alberto, li abbracciò entrambi,  un moto di sorpresa da parte dei due. “Vi  metto al corrente di una decisione che abbiamo preso io ed Aurore.” Al telefono: “Cara ti ho spianato la strada, io non so andare oltre!” “Scendete  tutti e tre a casa mia, ho del cioccolato fondente  e delle praline che piacciono tanto ai boys.” “Mamma non ci hai chiamato per offrirci dei dolci!” “Intanto provate le gioie della gola, non vi offro del Caffè Sport Borghetti che a me piace tanto, siete ancora minorenni, cara cin cin.” Aurora la prese alla larga, si rifece anche alla mitologia greca in cui l’omosessualità anche femminile era tollerata ma oggigiorno in Italia ci sono tante situazioni che i genitori debbono far presente ai figli.” Aurore si dilungò sull’argomento sottolineando tutti i notevoli lati negativi di un rapporto fra uomini….finendo con: “Ci sarebbe una soluzione sicuramente molto anticonformista, io non ne conosco altre se non quella di ingaggiare delle prostitute per farvi conoscere il sesso femminile.” “Mamma andare con delle puttane mi vien da vomitare.” “Ci sarebbe un’altra maniera per sistemarla faccenda, un ‘mother swapping per dirla all’inglese, voi a scuola lo state studiando….” Eros si mise a ridere e: “Aurore guadandoti bene non sei niente male!” Alberto guardò in viso Eva che era la più perplessa poi: “La notte porta consiglio, domani è domenica….Solo Eros passò una notte dormendo profondamente, forse sognava la passera di Aurore, gli altri tre completamente in bianco. L’omonimo del dio greco dell’amore si alzò per primo, gli era scatenata una  fame da lupo, preparò  un cappuccino ed insieme a delle fette biscottate con marmellata le pose su un vassoio e si recò in camera della madre: “Mammina cara, ho pensato che avrai bisogno di energie, se ne vuoi ancora…” Eva non sapeva cosa pensare di suo figlio, aveva preso la situazione alla leggera, forse non era completamente omo e quella soluzione…Chiamata sul telefonino ad Alberto: “Mon ami, ti ho preparato un’amante piena di energie, vieni a casa mia appena puoi, io ho già fatto la doccia, avvisa mammina tua.” Ci volle un’ora prima che suonasse il campanello a casa di Eva, Alberto era in pigiama: “Questa è la chiave della porta del mio appartamento, sii molto delicato, mia madre è in piena crisi!” Aurore si era rifugiata nel bagno, non sapeva che fare, sentiva che Eros era lì fuori, forse sul letto. Attraverso la porta: “Se non te la senti dimmelo chiaramente, andrò nel salone, non posso rientrare a casa mia per motivi che puoi comprendere.” Ci volle del tempo prima che Aurore si presentasse nel salone, era coperta da un accappatoio nero. “Addirittura a lutto,  lo avrei visto meglio con fiorellini e pappagalli brasiliani, posso citarti una frase latina: ‘Ab odie nova incipit vita.’” Aurora faceva scena muta, Eros capì che la signora non aveva compreso il senso della frase latina, gliela tradusse, nessuna reazione. Forse la luce dava fastidio alla sua pudicizia, spense tutte le lampade e chiuse completamente la finestra, solo una lama di luce penetrava nella stanza. Eros fece tutto da solo, pian piano spogliò la signora che rimase immobile…Il giovane comprese che doveva sollecitare il lato sessuale di Aurora, cominciò a baciarla in bocca sino a finire sul fiorellino profumato di Aurore, le trovò il clitoride, madame rispose poco dopo con un orgasmo, Eros tornò ad interessarsi delle tette, inaspettatamente anch’esse risposero con un altro orgasmo. Dentro di sé Eros cantò vittoria, era riuscito a smuovere quel pezzo di ghiaccio che però chiese una tregua…tregua accordata. Dopo due ore di riposo nuovo assalto al clitoride, stavolta un orgasmo fortissimo e prolungato, Alberto si accorse che l’amante stava piangendo, scioccamente si esibì in una battuta spirito: “ Speravo qualcosa di meglio per la mia performance!” Aurore si girò di spalle, non aveva gradito…quello era stato un vero e proprio licenziamento. Tornare a casa propria, avrebbe dovuto fare il guardone di sua madre, un lato della sua sessualità che non aveva mai provato, non risponde a verità che la curiosità…. Piano piano, quatto quatto Eros aprì uno spiraglio della porta della camera da letto di sua madre, la quale  era nella posizione volgarmente detta ‘alla pecorina’, dietro  di lei un Alberto profanatore del suo popò, poco dopo il ‘giullare’ dell’amico cambiò posizione solo di pochi centimetri, entrò fino all’elsa nella topa, sua madre ululava come una lupa, Eva sessualmente era superiore ad Aurore. Nei giorni seguenti ognuno dei quattro dedito alle proprie incombenze, Letizia insieme alla figlia Paola provvedeva alle faccende domestiche delle due abitazioni, a loro si addiceva il detto (parafrasando Dante): ‘Quanto di sale sa  l’altrui silenzio!’ Assoluto afflato fra i quattro, un piacevole segreto li univa ma Eros desiderava qualche novità, una sera a tavola dopo cena: “Vi leggo una poesia della poetessa Saffo: ‘Prendi il mio cuore e portalo lontano dove nessuno ci conosce, dove il tempo non esiste, dove possiamo incontrarci senza età e ricordi, senza passato con una luce che nasce all’orizzonte ed un domani sereno e silenzioso. Prendi il mio sguardo e portalo lontano dove possa vederti ogni giorno e darti mille baci.’ Che ne dite?”  Aurora: “Ti conosco mascherina, ho compreso dove vuoi arrivare, io ed Eva abbiamo scoperto il vostro rapporto sessuale e vorreste che anche noi: “Tempo verrà presago il cor mel dice…” Eros si era esibito in un canto di Omero, ebbe un applauso. Il tempo venne: Alberto ed Aurora si misero d’accordo con  Eros per entrare una notte nella camera da letto della madre, farla avvicinare da Aurora per poi vedere la reazione di Eva. Ci volle del tempo prima che l’interessata si svegliasse o perlomeno finisse la sceneggiata del sonno profondo, corrispose subito alle carezze dell’amica scambiandosi un cunnilingus talmente sentito da portarle ambedue ad orgasmi profondi, i maschietti si buttarono nella mischia, viva la trasgressione! Al contrario della frase biblica, molto era cambiato sotto il sole, tranne Letizia e Paola spesso i quattro giravano per casa senza indossare i vestiti (era estate) e talvolta ci scappava una ‘sveltina’, i maschietti spinti dagli ormoni prendevano al volo la malcapitata (si fa per dire) di turno. Le signore erano un po’ stanche di offrire i loro buchini e talvolta dimostravano la loro non accondiscendenza mozzicando, lievemente i peni dei giovani compagni. Efisio che fine aveva fatto? Qualche rara e breve telefonata con le solite frasi stereotipate: “Come va?” “Ci sono novità?”, “Io mi sto riprendendo…”Una frase a suo tempo a lui cara era ‘mi raccomando la freschezza!” riferendosi alla merce che i corrispondenti sardi gli inviavano a Roma. Stavolta la freschezza l’aveva trovata lui in Viola  bella e soprattutto giovane (era ventenne) sarda figlia di un allevatore di pecore che aveva preferito non seguire il mestiere paterno. Efisio in campo sessuale aveva ‘il fiato corto’ ma la baby non glielo faceva pesare, era diventata ricca e rispettata. La nostalgia aveva preso il cuore di Efisio, il rimpianto del tempo e degli affetti passati, decise di far presente a tutti  parenti ed amici la sua decisione di rientrare a Roma. All’aeroporto dell’Urbe i quattro ad aspettarlo, subito il primo assaggio di umorismo da parte di Eros che aveva appreso il dialetto e lo spirito romanesco: ‘An vedi er nonnetto che razza di topa ha rimorchiato!” Viola non comprese la frase, abbracciò tutti sorridendo, la sua nuova famiglia. Efisio aveva preso a dormire della sua camera da letto con Viola,  aveva  ripreso le redini della ditta con grande sua gioia, si sentiva più giovane ma ti pareva che Eros non ne pensasse una delle sue: “Alberto abbiamo l’obbligo morale e non solo morale di dare il benvenuto a Viola, penso che tuo padre sarebbe d’accordo, che ne dici?” “Anche se dico di no so come andrebbe a finire però dobbiamo avvertire le nostre madri, non vorrei che accadesse un casino!” Silenzio assenso. Eros in compagnia di Alberto: “Cara Viola  c’è un’antica tradizione romana  che impone ad una nuova donna che entrata nella  casa del marito  che tutti i maschietti le devono dare il benvenuto sessualmente. Dipende da te se desideri avere  noi due contemporaneamente  o uno alla volta.” “Non conosco questa tradizione, da noi in  Sardegna non esiste ma se lo dite voi…” Viola o lo era o ci faceva fatto sta che l’appuntamento fu da lei fissato per la mattina successiva alle nove, Letizia e Paola avevano ottenuto un giorno di vacanza. I due giovani non avevano dormito la notte,  alle sette  erano già in piedi, doccia fatta, sbarbati con  dopobarba sexy, Eva e Aurora erano state pregate di non farsi vedere ma non di non fare le guardone infatti…Viola nella sua stanza da letto, indossava una vestaglia trasparente ed i capelli sciolti, niente trucco, un piacevole fisico da ‘curvy’ una favola…Le ciolle dei due arrivarono quasi al loro ombelico, Viola strabuzzò gli occhi: “Ragazzi io era vergine prima di conoscere Efisio, ho provato solo il suo uccello che è molto più piccolo del vostro…” I due si misero d’accordo, Eros dedito ad un cunnilibus, Alberto prima in bocca e, dopo un orgasmo da parte di Viola entrò nel suo fiorellino con schizzo finale, la dama aveva chiuso gli occhi, accettò anche l’entrata di Eros nel popò preventivamente lubrificato. La domenica era considerata dai tre una rottura di palle. Si intromisero le mamme: “Riposo assoluto con Viola per almeno una settimana che ne dite di dedicare un po’ di tempo anche alla nostro fiorellino? I fiori se non innaffiati appassiscono!