Il bar "Last Dock"
Emanava un puzzo inconfondibile il famigerato bar "Last Dock", di marinai, ubriaconi e tagliagole. Un bar così malfamato che nemmeno gli scarafaggi volevano entrarci.
Un tempo era il bar dei viaggiatori delle navi da crociera, ma si parlava degli anni '30, e dopo la guerra il porto divenne solo commerciale, si scaricavano container su container come anime di fuggitivi su altre anime di disperati.
Non si veniva volentieri, ma se volevi rimediare un lavoretto extra o un bicchiere di whisky non annacquato era il posto giusto.
Marley riempiva le budella ai suoi clienti e li randellava se superavano il limite. Col suo occhio buono ti faceva il conto, tenendo sotto controllo il locale e con quello bendato ti versava da bere. Inutile dire che aveva un suo personale sistema per vedere se ti dava il giusto. Infilava il dito nel bicchiere alto e stretto e versava finché non lo bagnava. Aveva dita dannatamente lunghe il taccagno.
Ziggy era il pianista. Pianista era una parola grossa. Il suo incarico era quello di rimettere in sesto il piano verticale che puntualmente veniva fracassato in una rissa, più o meno una volta al mese e tentare di strimpellarci qualcosa. Gli pagavano da bere pur di non sentirlo suonare, lui si offendeva e scattava la rissa. Questo quando andava bene.
Altrimenti beveva finché non ci crollava lui stesso sopra al piano. Si risvegliava solo con le pedate di Marley e anche se non ci vedeva bene aveva buona mira.
In un tavolino all'angolo vicino al bagno, o a quello che ne rimaneva, sedeva Libeccio.
Libeccio era un ex‐marinaio, aveva girato i sette mari, parecchi laghi, qualche fiume, due pozzanghere e scolato lo stesso quantitativo d'acqua in alcool. Non si capiva mai se dormiva o no, perché parlava nel sonno dei suoi viaggi e da sveglio faceva lo stesso.
Non mancavano i marinai russi, che si scolavano vodka e cantavano canzoni della madre Russia.
I portoricani, abili col coltello e nel rimediare qualsiasi cosa dalle navi, smerciavano di tutto e solo di contrabbando, si riunivano per bere esclusivamente rhum scuro, possibilmente contrabbandato.
I cinesi giocavano a mahjong e bevevano baijiu forte come un petardo nello stomaco, non di rado qualcuno di loro finiva per esplodere in violente vomitate.
Olandesi e tedeschi invece si scolavano litri e litri di birra, prima la bionda e terminata questa passavano alla rossa doppio maltata. Finivano a scornarsi come vichinghi per poi riappacificarsi davanti ad un boccale fresco e pieno.
I turchi erano gli addetti all'aerazione del locale. Ci pensavano loro ad ammorbare l'ambiente con le loro sigarette e i sigari, consumavano tè nero e caffè bollenti. Fumavano per tutti e facevano fumare passivamente anche gli altri.
L'unico che veniva evitato e lasciato in disparte era l'Oscuro.
Lo avevano soprannominato così perché nessuno sapeva il suo vero nome ne da dove venisse. Qualcuno diceva che fosse italiano per il suo modo di vestire, altri lo credevano inglese perchè beveva cherry, altri francese perché aveva un'accento strano quando parlava. Tutti sapevano quello che faceva e che lo sapeva fare molto bene. Era un killer su commissione.
Era così preciso che qualcuno pensava fosse svizzero. Potevi andare da lui per risolvere qualche questione in modo definitiva. Lui operava indisturbato, colpiva l'obiettivo e tutto sembrava un incidente marittimo.
Il comandante della petroliera Callysto era stato schiacciato da una scialuppa. Il motorista della nave Mercury era finito dentro le caldaie dei motori. Il marinaio Flynn si era beccato una carrucola in piena faccia. Il povero Joseph invece era diventato una frittata dopo che gli era caduto in testa un container.
Tutti incidenti, tutti ad opera dell'Oscuro.
Un bugigattolo malsano e pericoloso. Erano deprimenti persino le foto ingiallite delle navi da crociera, vecchie glorie dei mari, parecchie affondate e molte trasformate in ospedali galleggianti durante la guerra, tanto che si narrava la leggenda di un pianista nato, vissuto e morto sopra una di esse; ma questa è un'altra storia.