Il chiosco "da Turi"
Sui luoghi di mare che venivano frequentati negli anni '70 a Melito di Porto Salvo e che comprendevano varie zone a partire dalla frazione Pilati per finire ad Annà, menzionerò un chiosco che fin dalla fine degli anni ’60, è stato frequentato da parecchia gente della città ma soprattutto dei quartieri Porto Salvo, Sbarre, S. Leonardo e si chiamava, prima, “da Pennestrì” e poi, alla morte del proprietario, il signor Nino, ”da Turi”, il figlio anch’egli adesso deceduto.
Questo, rispetto ad altri bar e chioschi che menzionerò fungeva solamente da bar, mentre dal lato opposto, vi era tutte le estati, un capanno dove si vendevano le angurie che la famiglia vendeva anche sulla via Nazionale, nei pressi del bar Serranò (bar nel quale io vi ho lavorato e di cui vi parlerò in seguito, raccontando anche qualche aneddoto) e che ormai non esiste più, sostituito da un albergo sempre gestito dalla famiglia Serranò.
Una particolarità che aveva questo chiosco rispetto agli altri, era che gli abituali frequentatori ed anche avventori giocavano spesso al “patruni e sutta”, gioco di società o meglio, di compagnia, (anche questo menzionerò parlando del “Checco”), dove lo scopo principale del gioco è quello di bere, magari ubriacandosi, lasciando gli avversari o qualcuno “all’urmu” (all’asciutto); e questo dopo vari trucchi di parole e giochi di squardi e movimenti di bicchieri e bottiglie.
Il gioco si poteva svolgere sia con la conta che con le carte e con tutti i tipi di bevande.
Il chiosco era stato fatto tutto nuovo e in legno ed era frequentatissimo anche perché dov'era situato vi era la piazza di Porto Salvo, anch’ essa fatta nuova, di fronte al Lungomare dei Mille e quindi di passaggio continuo di auto e vari mezzi come bici, motorette e moto.
Adesso, da qualche anno è stato rimosso completamente dai proprietari.