il colore del sangue
Luca pedala accorciando gli ultimi minuti di un mattino d’estate, la strada è sempre quella, da sempre, sa di non aver completato il lavoro quindi domani dovrà tornare a percorrerla, e in fondo questo non gli dispiace se non al pensiero che lei è lontana.
Luca nemmeno più ricorda che da bambino aveva timore ad affrontare quella strada, perché, nel punto dove si restringe, abitava una famiglia di matti, i quali a volte risalivano il giardino fino alla strada e andavano a giocare sulla ghiaia, e avevano bastoni che parevano alberi, e Luca aveva paura, che perfino da adolescente inoltrato ci passava di rado, sebbene i matti non vi alloggiassero più, ed i pericoli si fossero trasformati in asfalto e la campagna è solo uno sbiadito ricordo in chi ha almeno 40 primavere da dimenticare.
Non fa più caldo di tanti altri giorni, la strada ora conduce a un centro commerciale che giace appena fuori il grande paese. Il traffico è sempre elevato, quasi quanto la velocità delle auto e dei furgoni che però il sabato fanno solo da arredamento essendo diventata quella zona un insediamento artigianale, ma nulla si eleva quanto l’indifferenza delle persone. A un certo punto nei pressi del grande deposito scorge in lontananza una figura distesa sull’asfalto, non pare niente di che dai centro metri che lo dividono da essa: ‐sarà un cartone‐ pensa distratto, sorpassato dalle ruote di un avvenente bionda al cellulare che lo accarezza col profumo, non solo dell’estate. ‐Ma quanto vado piano in bici, nemmeno riesco a starle dietro, cavolo quanto è bello!‐ . Nell’altra corsia, sdraiato su un fianco, non c’era un cartone o uno straccio, bensì un gatto, bellissimo, dal pelo lungo, all’apparenza senza nessun graffio. Pareva dormire, quei sonni belli che nessuno osa disturbare. Nel mentre lo guarda sfilano un paio di auto a velocità quasi moderata, evitano con cura l’ostacolo, poi passa perfino un suo ex datore di lavoro con la lambretta, ed anche lui evita che pare neppure si sia accorto di quell’ostacolo. E’ poi il turno di una coppia di ragazzi a passeggio in bicicletta, loro con classe lo evitano passandoci di fianco,uno da una parte lei dall’altra, e arriva così un'auto che suona il clacson con rimprovero, poichè la ragazza nel suo fare si ritrova in mezzo alla strada. Luca è immobile sull’altro lato della strada, pare non voglia capire cosa è successo e soprattutto rimane inebetito da quel via e vai indifferente, ne rimane talmente coinvolto da tutta quell’indifferenza che quasi quasi riparte,una, due, tre pedalate e l’istinto lo porta a fare inversione. Ora la creatura è di fronte a lui, tutti e due immobili, mentre si susseguono automobili e passanti su due ruote. All’improvviso Luca si sveglia da quel torpore ansimante del via vai, scende dalla bicicletta e la poggia in strada a protezione della meravigliosa creatura. Si avvicina quasi con sospetto, è troppo bello il micio per credere a qualcosa di brutto, ‐e se lo tocco e si sveglia e mi graffia?‐ pensò tra se e se, ma ecco che un suono terribile di un clacson più agitato dell’autista di quel mezzo lo riporta alla realtà, il vento poi aveva smorzato le parole provenienti dal mezzo ed era risuonato nell’aria solo un …ficiente che chissà che si è portato con se quel vento di agosto così discreto nel suo soffiare…Luca ora si china ad ammirare tutta la bellezza della natura e spontaneamente accarezza sulla testa il micio, nel fare la testa si muove leggermente facendo uscire dalla bocca semichiusa, dalla quale si notano solo gli incisivi, un rigolo di sangue; un sangue di un colore bellissimo, regale, che al suo muoverlo sgorga impetuoso per finire la sua cascata sull’asfalto, caldo,ma non torrido.
Luca non sapeva di esser capace di fare un dispetto alla morte, temeva i defunti, che perfino con suo papà fece fatica a fare una carezza come ultimo saluto, poi l’aver vissuto la fase terminale del suo cane a tuttotondo fece nascere in lui quella serena accettazione dell’essere parte di qualcosa, di quell’energia che non muore e e si espande se tu la vivi.
Tentò di sollevarlo facendo il più attenzione possibile, e capì subito che nella botta subita allo splendido micio si era spezzato l’osso del collo, ed era successo da pochi minuti poiché era morbido, di una morbidezza che Luca non voleva più staccarsi da lui, e a fatica lo depose sul ciglio della strada, e lo coprì con i depliant pubblicitari tolti il mattino dalla cassetta postale ed appoggiati nel cestino della bicicletta. Prima di coprirlo lo accarezzò ancora, e accarezzandolo cercava di capire se il cuore ancora battesse,dato che l’impatto con l’umanità non era successo da tanto, quasi sperava in un repentino graffio con tanto di soffio e coda ingrossata, ma non fu così.
Una volta coperto, il micio pareva pubblicizzare detersivi e stendini per la biancheria,il prezzo più basso recitava l’occhiello del depliant, già, il prezzo più basso giaceva su chi aveva pagato il prezzo più alto… Oltre alla striscia di sangue che accompagnava il suo ultimo tragitto si potevano scorgere alcune gocce di sudore, e una,forse due, lacrime.
Luca tolse la bicicletta, con fare lento, ma di una lentezza bella, non indisponente, che infatti tutte le auto passavano lente anche loro, e nessun passante a due ruote in quei pochi minuti pedalò in quegli spazi. Ora non restava che una cosa da fare, la più difficile, dolorosa.
La villa datata che sorge a fianco del grande deposito aveva le finestre spalancate al piano di sopra e pareva sigillata da un ufficiale giudiziario al piano terra, Luca dopo aver premuto il campanello una prima volta e non aver ricevuto risposta, contrariamente alla sua indole suonò una seconda volta, e dopo qualche interminabile secondo ecco affacciarsi una signora anziana, forse 80 anni, forse di più; la signora dice qualcosa ma Luca non può sentire, il rumore della strada è infernale in quell’istante, la strada ora è pulita,perché quel sangue che l’ha verniciata è sangue pulito, e il sudore e le lacrime sono invisibili ai più. Avendo intuito che Luca non poteva sentire, la signora fa un gesto inconcepibile ma scambiato da Luca come positivo, per cui si appoggia all’ombra di un acero e aspetta. Dopo 3‐4 minuti, ma forse 2, ecco arrivare una signora vestita da sabato mattina passato in casa a pulire, va incontro a Luca con fare annoiato, ma per poterlo sentire parlare deve fare tutto il sentiero che va dalla porta di casa al cancello. ‐Buongiorno‐ dice lui quasi a scusarsi di aver disturbato. –chi cerca? Sono tutti in ferie fino al 30 non trova nessuno‐risponde lei con un fare poco pratico di avere relazione con il mondo esterno. ‐ No signora è che le volevo chiedere, cioè, io passo di qua spesso, e volevo chiederle se lei ha un gatto, tipo tigrato, ma col pelo lungo, magro tenuto bene, bellissimo e morbido‐ ; ‐nooo‐ disse lei. – Guardi sarà a settanta metri da qui, se vuole lo vado prendere e glielo porto‐ . Sembrava che Luca non volesse staccarsi da quella creatura, come se avesse il timore che qualcuno potesse fargli ancora del male. – Vado a prendere un qualcosa per metterlo dentro e arrivo‐ esclamò la signora improvvisamente distaccata, in fondo non aveva ancora realizzato, e Luca pensò che lei in cuor suo sperasse che la creatura distesa su un fianco sul ciglio di una strada in un mattino di fine estate non fosse la sua. Dopo qualche minuto la signora arrivò con uno scatolone e un paio di guanti di gomma neri, uscì sulla strada e tutti e due si incamminarono verso la sagoma distesa,il vento aveva sollevato un depliant e arrivati a circa 20 metri lei esclamò! ‐E' lui,è il mio‐ . Luca immediatamente le prese la scatola dalle mani e si avviò con passo veloce, quasi a voler non far vedere alla signora, ma una volta arrivato lì non potè fare a meno ancora una volta di accarezzarlo. ‐Che senso ha accarezzare una creatura senza vita?‐ si chiedeva tra se e se, ‐e se non è morto?‐ proferì la signora con una lucidità folle. –Non so, se vuole lo porto dal veterinario‐, ‐posso toccarlo? Chiese la signora a Luca,quasi come se fosse lui il proprietario di cotanta bellezza. –Certo,è morbido morbido accennò lui sorridendo‐, ‐ è successo da poco‐ disse lei, ‐ sa cosa faccio lo tengo qui dentro un paio d’ore prima di seppellirlo, che magari si sveglia, sa ne ho tre di gatti, ero arrivata ad averne dieci, li abbandonano qui nel deposito, li trovo in mezzo a tutto il materiale, una volta mi lasciarono anche sei cuccioli di cane, che ora son rimasti in due‐ .Aveva bisogno di parlare, non aveva ancora bene realizzato,ma il suo dispiacere era dignitoso, da chi ama gli animali, e li lascia liberi di scegliersi il proprio destino. In fondo l’attaccamento è solo egoismo e incapacità di accettare la vita…..‐E’ stato molto gentile,non so come ringraziarla‐ ‐mi faccia un bel sorriso signora, magari non adesso,ma quando passerò davanti al suo cancello, passo spesso di qua,si vede che dovrò recuperare per tutte le volte che da bambino evitavo‐. La signora, con lo sguardo perso dentro lo scatolone immobile, forse nemmeno sente ciò che Luca dice, ma accenna un sorriso al saluto di lui, che sale in sella e accompagnato da qualche lacrima si allontana da quella chiazza di asfalto, morbida, morbida, rosso porpora.