Il cronocapitalismo
Non resta molto tempo. Certo il tempo è un concetto relativo come l’infinità dello spazio, la stupidità dell’uomo. Però una cosa è certa, il tempo è poco. Certo, non ne abbiamo mai avuto molto, applicati come eravamo a far girare il mondo, l’economia, le lancette degli orologi…già perché è tutta lì la questione: i secondi sono bloccati dietro le lancette degli orologi, ma quando s’inventarono la storia della privatizzazione del tempo, questo, non l’avevamo capito. Pensavamo a una burla, di certo qualche giornalista satirico abbastanza fantasioso si era inventato la storia del ministero del tempo e del generale dell’esercito addetto al sequestro degli orologi. Invece era tutto vero. Prima cominciarono col cancellare ogni cosa che ricordasse un orologio: dalle tv, da internet, dai campanili, dalle cucine delle case iniziarono a mancare quei numeretti che scandivano le giornate di tutte le persone. E’ stato un grande errore, ma davvero all’inizio credevamo che fossero impazziti e che prima o poi sarebbero rinsaviti…e poi a noi altri non dispiaceva liberarci dalle “catene del tempo”. Ma ci sbagliavamo di grosso. Se non conoscevi l’ora esatta, non potevi andare a lavoro ne tantomeno smettere di lavorare, i corsi all’università non cominciavano, i treni non partivano, le giornate non terminavano. Poi uscirono i primi abbonamenti a tempo determinato, pagando potevi conoscere l’ora esatta e uscire da quel buco spazio‐temporale in cui il mondo sembrava essere caduto. Certo, non tutti potevano permettersi quegli abbonamenti, ecco perché le prime pratiche di disobbedienza furono scrivere su internet l’ora esatta e alle manifestazioni per liberare il tempo portare grandi timer che segnavano l’ora. Fummo repressi con una violenza inaudita, le cariche, quelle, come al solito arrivavano puntuali. Iniziammo a insegnare alle persone a regolarsi con la luce del sole, ma molti furono arrestati. Poi le cose peggiorarono: anche i calendari vennero sequestrati! Sicchè ora non conoscevamo neanche che giorno della settimana fosse, che mese, che anno. Anche il papa si espresse favorevole alla cosa, perché: “il giorno del signore, come dice il libro sacro, arriverà come un ladro. Nessuno, tranne Dio Padre, ha diritto di sapere che giorno sia!” – Puttanate. Tutte le attività commerciali aumentarono i prezzi per potersi permettere un orologio, molte fallirono, altre si accorparono, la gente moriva di fame nelle migliori delle ipotesi, iniziò una guerra civile, i morti non si contavano. Poi spuntò la prima banca del tempo, immaginate un eterno limbo in cui il tempo è sospeso e, al centro di esso, un ingranaggio imponente che gira vorticosamente. Spuntarono le ore a tasso zero, i mutui temporali, le carte a tempo accreditato; ma nemmeno questo gli bastava, perciò, con la sicurezza che nessuno fosse in grado di rendersene conto, iniziarono ad accorciare le ore, in modo da poterne vendere una al prezzo di due! Lo squilibrio divenne tale che molti impazzirono. Poi venne l’epidemia di cronòcrisi, una malattia che invecchiava repentinamente fino alla morte il soggetto e che si diffuse soprattutto nell’Europa Occidentale. Il fatto che potesse dipendere dalla nuova forma di cronocapitalismo fu subito smentita da tutti i media che prontamente incolparono un fantomatico ceppo virale originario del medio‐oriente che, probabilmente, era frutto di alcuni esperimenti per creare nuovi armi chimiche di un gruppo terrorista palestinese – Puttanate.