Il cuore di Carline
Era una di quelle notti buie e malinconiche, il ramoscello dell’albero adiacente alla finestra della sua minuscola stanza, batteva copiosamente, e come i rintocchi di un antico orologio a pendolo, scandiva le ore che mai sembravano voler trascorrere. Quella sera Carline aveva cenato presto, aveva deciso di coricarsi prima del solito, l’indomani sarebbe stato il giorno più importante della sua vita, finalmente si sarebbe laureata. Carline aveva un dono, vedeva cose che altri non vedevano, veniva proiettata in un mondo che nessuno aveva mai visto, come in un sogno ogni notte viveva una vita che non le apparteneva, attrice di un copione che non aveva mai letto. Al mattino però, lei non ricordava nulla dei suoi viaggi. Carline era una persona molto introversa, sin da piccola aveva imparato a non fidarsi di nessuno, non aveva amici e non aveva genitori che l’amavano. Si sentiva sola ed abbandonata, nessuno riusciva a capirla. Spesso le capitava di rimanere in silenzio solo per poter ascoltare il battere del suo cuore, ma ogni volta non sentiva nulla, era come se non lo avesse mai avuto. Con il tempo si rese conto di non provare sentimenti, di non sapere cosa fosse la gioia, l’amore , il dolore. Ogni cosa era piatta e senza colore, il suo cuore sembrava come congelato. Quella notte aveva deciso di prendere un sonnifero, determinata a riposare. Lentamente cadde in un sonno profondo, i suoi sogni cominciavano a prender vita, l’odore dolce di biscotti appena sfornati giungeva prepotente alle sue narici, la inebriava a tal punto che sembrava li mangiasse davvero, quasi ne sentiva il sapore in bocca. Di colpo aprì gli occhi, non era nella sua stanza ma in un luogo buio e umido. Camminò a tastoni seguendo la flebile luce che scorgeva in lontananza, l’unica cosa che percepiva era l’invitante profumo di biscotti appena sfornati. Uscita si rese conto di essersi svegliata in una grotta, ma non una grotta qualsiasi, in una di quelle che spesso si vedono nei film, abitate da folletti e gnomi e custodita da fatine. Il paesaggio che si stendeva davanti ai suoi occhi conduceva ad una piccola e deliziosa vallata che le era molto familiare. Nel deserto silenzioso della natura circostante , rischiarato dalle prime luci dell’alba, aleggiò un canto delicato di una bambina, che leggiadra avanzava verso di lei con fare delicato e disinteressato. Quando le si avvicinò Carline rimase sbalordita, proferire parola era impresa assai difficile in quel momento, la sua lingua sembrava paralizzata. Quella bambina era lei stessa, la piccola le sorrise e le indicò di seguirla. Si addentrarono in fitti boschi costeggiati da rovi e rose, un dolce profumo di cannella la riconduceva ad antichi ricordi. D’improvviso scorse un piccolo laghetto. Al centro volteggiava leggero uno scrigno di vetro dove i raggi del sole si riflettevano, per dar luce a tutta la vallata. La bambina saltellava e canticchiava con maggior vigore ad ogni passo che compivano verso il laghetto, sembrava sprizzare gioia da tutti i pori. Carline non poteva credere a ciò che stava assistendo, lei non era mai stata felice come quella bimba, è come se la sua parte gioiosa fosse rimasta intrappolata in lei. Improvvisamente la piccola si arrestò e le fece cenno con la mano di osservare lo scrigno. Nell’istante esatto in cui Carline lo guardò, una luce calda e accecante irradiò tutta la vallata. Non riusciva però a capire bene cosa lo scrigno custodisse, sentiva solo un tamburellare sempre più insistente man mano che si avvicinava, sino a quando si rese conto che, ciò che al suo interno veniva gelosamente custodito, era il suo Cuore. In un attimo affiorarono tutti i ricordi che sino a quel momento erano stati sepolti nei meandri più reconditi della sua mente: la sua infanzia, la solitudine, sembrava quasi che ogni istante della sua vita si stesse materializzando davanti ai suoi increduli occhi. Capì l’istante esatto in cui perse il suo cuore, l’istante in cui diventò un pezzo di ghiaccio. Ricordò dei suoi genitori, dell’amore che le avevano donato ma che lei non aveva mai compreso, dei suoi amici, le cattiverie, i litigi, gli scherzi, la sua indifferenza nel vederli soffrire. Ora tutto era chiaro, Carline capì che non era mai stata sola, che era lei che aveva sempre allontanato chi più l’amava al mondo, comprese che il suo cuore era gelido grazie a lei, e che ogni notte nei suoi sogni andava a fargli visita, perché lui era lì, ed aspettava il momento in cui si sarebbe svegliata da quell’incubo che era la sua triste vita. Nel medesimo istante sentì un dolore al petto, il suo corpo fu inondato da un calore insopportabile e dolcemente sentì il suo cuore pulsare di nuovo in lei. Si svegliò di colpo sudata e sbigottita, posò una mano sul petto e lo sentì battere in tutto il suo vigore. Era guarita, ora era la Carline di un tempo. Decise che era il momento di cambiare, era giunto il tempo di tornare ad amare. Si rese conto che nulla al mondo potesse dare valore alla vita come l’Amore. Si alzò di fretta, contenta e consapevole che mai più sarebbe rimasta sola e si apprestò a vivere, con il cuore colmo di gioia, il giorno più importante della sua vita: il primo con un Cuore.