Il demone della stanza
Semaforo rosso, attesa snervante… nervosamente tamburello con le dita sul volante in similpelle della “Punto”… la ripartenza liberatoria è ostacolata dalla lunga fila di auto in coda… sono quasi giunto, ma la distanza pare enorme … il cellulare continua ad emettere suoni brevi ma intensi, sms impazienti che mi avvisano che sei già arrivata… imbocco finalmente il viale che conduce al cortile della vecchia casa d’epoca, luogo abbandonato ove recitare le scene più scabrose del nostro “ultimo tango a Parigi”. Eccoti lì con un jeans stretto che evidenzia ogni forma… così com’è aderente la camicetta bianca che lascia intravedere, dal leggero tessuto, turgidi capezzoli eccitati… ti avvii senza aspettarmi ma il tuo accattivante sorriso mi dimostra che non sei per nulla irritata dal mio ritardo. Infili la chiave nella toppa e apri il pesante portone del palazzo… ambienti semibui e intriganti salutano il nostro ingresso… di tanto in tanto persiane divelte permettono l’accesso ad ampi fasci di luce che proiettati sulle pareti, evidenziano infiniti granelli di polvere … mi precedi sulla lunga scalinata, portamento eretto e punta delle dita che sfiorano la balaustra di marmo… sai quanto mi piace osservarti mentre sali, sai quanto mi piace ripercorre con lo sguardo ogni angolo del tuo corpo … continuiamo a salire verso il secondo piano … accelero il passo e mentre ti raggiungo ti sfioro con la mano la schiena soffermandomi a giocherellare con la fibbia del reggiseno … giungiamo sul pianerottolo e seguendo un copione a lungo collaudato, ti poggi contro il muro … la mia mano sul tuo viso … faccio scorrere il pollice lungo le labbra rosse e umide, aspettando che la punta della tua lingua inizi a stuzzicarmi il polpastrello, il rossetto oramai disfatto si diffonde ovunque mescolato al lieve strato di saliva prodotto dal movimento circolare della lingua … mi allontani e riprendi a salire, questa volta più velocemente … entriamo nella stanza vuota, arredata solamente da un materasso poggiato direttamente sul pavimento dell’ampio salone … ti spingo contro l’angolo vicino e inizio a toccarti il seno … ma non subito … non subito … con l’esterno della mano sfioro appena la camicetta di seta soffermandomi con le nocche delle dita sulle protuberanze dei capezzoli … l’indice accenna appena ad infilarsi nello spazio presente tra i due bottoni … lentamente, tanto lentamente … avverto ora il tessuto del reggiseno … per un attimo ripercorro col polpastrello il contorno del pizzo avvertendo nel contempo la pelle calda e morbida … ti sento … mi senti … senti il mio desiderio … il tuo respiro diventa affannoso … per un attimo ci guardiamo con quello stesso sguardo che tanti hanno definito famelico, uno sguardo privo di amore, privo di volontà, privo di ragione … la stanza pare essere abitata da un Demone capace di evocare in noi solamente pensieri e comportamenti primordiali, animali … improvviso come sempre e tu come sempre mi lasci fare avida e allo stesso tempo impaurita … ha inizio il nostro “gioco”, sai che puoi fidarti ma al contempo non sai quanto in là io possa spingermi con il mio “giocare” … ma in fondo sei qui per questo … mi piace assaporarti poco alla volta e mi piace concedermi a te allo stesso modo … ti sfilo i jeans sino alle ginocchia mentre il demone all’orecchio mi suggerisce divertito quello che devo fare... atti sempre diversi, sempre nuovi, sempre più scabrosi, atti che ti faranno, che ci faranno superare traguardi sino a quel momento ritenuti irraggiungibili … alcune ore dopo ci ritroviamo nudi sul materasso … guardi il soffitto estasiata massaggiandoti a turno i polsi resi lividi dal cavo dell’antenna TV che precedentemente con foga ho strappato dal muro: “Demone dispettoso che cosa mi fai fare!!” … poteva andare peggio, come quella volta che ho trovato una catena … ma questa è un’altra storia … apro un contenitore di cibo giapponese e comincio a mangiare direttamente con le mani … mi guardi divertita: “Fai l’amore come mangi” mi sussurri all’orecchio e come tutte le volte ti accovacci alle mie spalle a mo’ di zaino facendomi sentire il calore del tuo corpo nudo … avverto che stai bene, sei appagata, soddisfatta ma so già che nei prossimi giorni mi chiamerai infuriata accusandomi che per colpa mia non sai più far l’amore “normalmente” e che di questo se n’è persino accorto il tuo fidanzato del momento … e dopo infinite discussioni sulla cosiddetta normalità mi giurerai piangendo che non ci rivedremo mai più anche se in cuor tuo sai già che non è così perché:
“… Io sono l’altro, l’altro che tradisce e che ti fa tradire …”
La sera scende veloce sorprendendoci ancora nudi nella stanza oramai buia, illuminata appena appena dalle luci dei lampioni del parco sottostante … abbracciati, analizziamo ogni rumore circostante amplificato dal silenzio della casa vuota, mentre il Demone ingordo m’invoglia a continuare … sei stanca ma sai che dovrai soggiacere a questo mio desiderio finale... e sarà proprio questo senso di sottomissione a provocare in te una nuova e convulsa eccitazione che ti condurrà verso nuovi amplessi violenti che metteranno fine a questo lungo pomeriggio di sesso … sesso a cui non puoi negarti perché:
“… Io sono l’altro … l’altro che cerchi per fare sesso, quando sei stanca dell’amore…”