Il dolce sapore di un'amicizia
In quel territorio tanto lontano quanto martoriato, in cui si percepivano ancora gli effetti del regime del perfido dittatore Saddam Hussein, la vita normale era ancora una lontanissima utopia. Era comunque un Iraq che tentava una disperata rinascita, e s’incamminava lento verso un futuro migliore. Le migliaia di volontari inviate in quel luogo di guerra e morte, provavano quotidianamente a donare un sorriso a quei volti che per anni avevano vissuto una vita di terrore. Tra loro si distingueva Benedetta, una giovane ragazza italiana inviata in Iraq da un’importantissima organizzazione umanitaria. Aveva ventisette anni di splendente bellezza, due occhi azzurri da far girare la testa e una laurea in giurisprudenza appena conseguita in maniera decisamente brillante. Il volontariato era la sua passione e questa nuova esperienza in Iraq, rappresentava per lei un bellissimo momento di crescita personale. Ogni mattina era solita svegliarsi molto presto per accogliere nella struttura presso la quale era stata assegnata, le persone che avevano bisogno di urgenti cure mediche per dare loro una prima assistenza e un po’ di sostegno morale. La giovane amava anche cucinare per tutti gli ospiti della struttura e i suoi pranzetti all’italiana, riscuotevano sempre un enorme successo.
I giorni trascorrevano e le persone che si recavano presso la casa d’accoglienza nella quale Benedetta prestava il suo servizio, si facevano sempre più numerose. Le loro storie erano tanto diverse e uguali allo stesso tempo, perché erano tutte accomunate da una voglia di riscatto personale. Tra loro c’era Rajia, una donna di circa trent’anni, con un vissuto davvero drammatico. Rajia era di etnia sciita e il regime dittatoriale aveva portato via la sua famiglia attraverso varie stragi. Sul suo viso era leggibile soltanto tanta tristezza, il dolore che provava era enorme rispetto alla sua età, ancora molto giovane.
Ogni mattina, alle nove in punto, Rajia si recava presso il centro in cui lavorava Benedetta e qui amava partecipare alle varie attività ricreative proposte dalle volontarie italiane. Fin dal primo giorno, Rajia e Benedetta avevano provato simpatia l’una per l’altra. La giovane irachena vedeva negli occhi della volontaria quella dolcezza e quella bontà d’animo che per anni non aveva mai conosciuto. Ciò che Rajia apprezzava molto, era la capacità di Benedetta di arrivare dritta al cuore, grazie alle sue parole di conforto. Rajia poteva tranquillamente dire di aver trovato un’amica, lei che non sapeva assolutamente la vera amicizia cosa fosse. Le due donne erano solite pranzare e cenare insieme e avevano iniziato a raccontarsi le proprie esperienze di vita. Nei loro racconti, il contrasto era evidente; da un lato Benedetta narrava dei suoi brillanti studi universitari e della sua aspirazione a diventare magistrato. Dall’altro invece vi era Rajia, che tra le lacrime raccontava dei suoi genitori morti a causa di un’esplosione avvenuta nel villaggio in cui vivevano tutti insieme. Il suo pianto toccava il cuore di Benedetta che affettuosamente le faceva appoggiare il capo sulla sua spalla.
Erano trascorsi diversi mesi dal giorno in cui Rajia e Benedetta si erano incontrate per la prima volta e il tempo aveva permesso che la loro amicizia si fortificasse. Dopo le numerose attività, svolte presso il centro d’accoglienza, le due donne amavano fare delle lunghe passeggiate e come sempre chiacchieravano per ore, con la complicità che caratterizza due amiche di vecchia data. Benedetta aveva inoltre promesso a Rajia di farle visitare l’Italia una volta finita la sua missione in Iraq. Sembrava che il sentimento d'amicizia con Benedetta stesse letteralmente trasformando il cuore di Rajia da sempre pieno di tristezza.
Sembrava che tutto procedesse per il meglio, Rajia e Benedetta erano davvero inseparabili fin quando un brutto evento si abbatté sulla loro amicizia. Un giorno, mentre Benedetta si apprestava a raggiungere la struttura in cui operava, l’automezzo sul quale viaggiava, fu improvvisamente fermato da alcuni uomini armati, appartenenti ad un gruppo di guerriglieri, ancora fedeli al regime di Saddam Hussein. Parlavano uno stentato italiano ma Benedetta riuscì a comprendere la frase “Siamo del Regime”. La giovane cooperante non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, che uno dei guerriglieri le si fiondò addosso bloccandole le braccia e la trascinò in un’auto. Gli altri gli fecero seguito e una volta entrati nell’auto partirono immediatamente alla volta di un covo segreto in cui Benedetta fu nascosta, in modo che nessuno potesse sapere dove fosse realmente. La giovane si ritrovò così in quel luogo angusto, legata con una catena ai piedi di un tavolo e con pochissimo spazio a sua disposizione. Le forze le venivano a mancare, lei che era sempre stata una combattente, per la prima volta si sentiva piccola di fronte ad un ostacolo che le sembrava insormontabile. Trascorreva gran parte delle sue giornate nella disperazione più totale e le lacrime, più volte solcavano il suo giovane viso. Rajia nel frattempo era preoccupata; da alcuni giorni non vedeva arrivare Benedetta all’interno della sua struttura e perplessa chiese informazioni sulla sua cara amica agli altri cooperanti. La notizia del rapimento di Benedetta, rappresentò per Rajia un vero colpo al cuore. La donna non voleva certo stare ferma ad aspettare gli eventi, voleva fare qualcosa per quell’amica che tanto l’aveva aiutata. “Voglio andare a cercarla e la ritroverò”. Esclamò Rajia. "Devo aiutarla come lei ha fatto con me”. “Dove vuoi andare”? Le chiese un cooperante. “Qui fuori è pericoloso e potrebbero catturare anche te”. “Vado a cercare Benedetta”. Rispose Rajia. “Nessun ostacolo potrà mai fermarmi”. La determinazione di questa giovane irachena era a dir poco impressionante, fu così che Rajia partì in cerca di Benedetta. Camminava in completa solitudine, a piedi, nei vari quartieri di Baghdad. Le poche persone che incontrava in quelle strade semideserte, di quella volontaria ittaliana non conoscevano nulla. Rajia sfidò il freddo, oltre che la concreta possibilità di incappare in qualche tranello da parte dei guerriglieri del regime. Il suo cammino si protrasse per l’intera giornata e intanto la notte aveva oscurato il cielo della capitale irachena. Proprio nel momento in cui stava per perdere le speranze, Rajia passò davanti ad una casa che sembrava abbandonata, dalla quale provenivano delle grida disperate. La donna si avvicinò all’uscio, lo aprì piano e vide una ragazza legata al piede di un tavolo che piangeva con la testa fra le mani e dopo qualche esitazione, si accorse che quella ragazza era proprio la sua amica Benedetta. Rajia le corse incontro tendendole le braccia e nell’abbracciarsi, le due donne si lasciarono andare ad un salutare pianto liberatorio. “Come hai fatto a trovarmi qui”? Chiese Benedetta singhiozzando. “Qui è tutto così pericoloso ed è un miracolo che tu sia riuscita ad arrivare fino a me”. “E’ stato l’affetto che nutro nei tuoi confronti a condurmi fin qui”. Rispose Rajia. “Ora però vieni con me, allontaniamoci da qui, prima che sia troppo tardi”. Rajia liberò Benedetta dalla catena che la teneva legata e insieme fuggirono via e si diressero verso la struttura d’accoglienza in cui si erano conosciute. Al suo arrivo Benedetta fu accolta con una gran festa, organizzata dai volontari che in questi mesi avevano collaborato con lei. Era un giorno di estrema felicità, Benedetta e Rajia si erano finalmente ricongiunte, ma le sorprese per la donna irachena non erano finite qui. Benedetta annunciò il suo imminente ritorno in Italia, per raggiungere la sua famiglia e riprendersi dalla brutta esperienza vissuta. Non aveva intenzione di separarsi dalla sua amica Rajia e decise quindi di portarla con sé per farle ammirare le bellezze paesaggistiche italiane e per stare ancora un po’ in sua compagnia. Qualche giorno dopo, preparato qualche bagaglio, partirono alla volta di Roma. Furono salutate all’aeroporto da tutti i volontari che per mesi avevano operato fianco a fianco con Benedetta e tutti coloro che come Rajia erano stati ospiti della struttura. Per Rajia quella che stava per cominciare una vita tutta nuova, gli stenti e la paura vissuta in Iraq, stavano diventando per lei soltanto un lontano e triste ricordo. Ormai la giovane donna irachena aveva un tesoro molto prezioso da custodire: una nuova amicizia dal dolce sapore, che col tempo le avrebbe riempito il cuore e regalato tanti sorrisi, facendole dimenticare completamente ogni singola lacrima versata.