Il dopocena
Questo è il dopocena. Dal mio balconcino guardo verso il cielo dove lingue rosate nuotano oltre l'orizzonte. La fetta di luna è là, puntuale e languida, a lasciarsi scrutare. In basso il traffico dirada, i negozi sull'incrocio hanno abbassato le serrande: la pasticceria, la ferramenta, il bar. Tanti anni fa il bar nella bella stagione aveva i tavolini fuori, e gruppi famigliari si attardavano a mangiare gelati e a bere caffè. Adesso più nulla, i tempi sono cambiati, la gente alla sera sta in casa o comunque, se esce, non passeggia per queste strade di periferia dai marciapiedi stretti sporchi e poco invitanti. E' questione di poco ancora e poi scenderà il buio, e col buio il silenzio, interrotto soltanto dal fracasso degli autobus e di pochi altri veicoli. E io? Io sono qui affacciata a osservare l'estinguersi del fermento assieme alla luce del giorno. Io sono qui a sperare di avere ancora tanto tempo a disposizione per poter inseguire con lo sguardo ogni sera l'ultima rondine ritardataria che rientra veloce al nido, le ultime persone frettolose sul marciapiedi che si dirigono: verso casa? Spero di sì, spero che abbiano una casa, una famiglia che attende proprio loro, un amore che li accoglie, e qualcosa da mangiare. E mentre guardo di nuovo su mi accorgo che non troppo lontana dalla fetta di luna adesso c'è una piccola stella, e mi chiedo: sì, ma io cosa voglio per me? Niente, quello che ho. Voglio solo vivere vivere e vivere.