Il Dottor Chances
Berlino, 27 febbraio 1933.
Hanussen è assorto nei suoi pensieri. Qualcosa sembra turbarlo. Più che la sua profezia, a spaventarlo è la piega degli eventi a Berlino. Pur essendo un valido assertore della causa nazionalsocialista il futuro che ha visto nelle sue profezie lo terrorizza. Il suono di uno scatto metallico lo costringe a voltarsi. Da un passaggio segreto esce un uomo alto e possente, con la barba e un accento tipicamente inglese. Si rivolge a Hanussen come se i due si conoscessero da tempo.
L’uomo fa un cenno di reverenza nei confronti del padrone di casa. «Mi duole interrompere i tuoi studi, Herschmann».
L’uomo che si chiama Herschmann Chaim Steinschneider ma che ha deciso di assumere il nome e l’identità pubblica di Erik Jan Hanussen replica prontamente, restituendo la gentilezza e il rispetto ricevuti. «Ti esorto a ricordare che finché mi trovo in questo palazzo, in questa città, in questo Paese, io per tutti sono Erik, Erik Jan Hanussen... Eugene».
L’uomo con la barba sorride e quasi si genuflette per guardare Hanussen fisso negli occhi da una distanza di una trentina di centimetri. «Ho bisogno del tuo aiuto per cambiare il futuro». Esclama l’uomo che si chiama Eugene.
Dopo qualche attimo di riflessione aggiunge, «E evitare la tua prematura morte. Così facendo potremo, insieme, dar vita a una serie di eventi che cambieranno per sempre il destino del mondo e dell’intera umanità».
«Che cosa vuoi che faccia?», domanda il mago.
«Uccidere Hitler e salvare Napoleone Bonaparte», risponde Eugene come se fosse la conclusione più naturale del mondo.
«Cosa...», dice Hanussen quasi balbettando. Le parole sembrano strozzarglisi in gola. «Uccidere Adolf Hitler è un’impresa per cui ci vorrebbe un vero mago».
Per tutta risposta, Eugene guarda una sveglia da tavola, incastonata in un blocco di legno intarsiato e verniciato con brillanti colori blu cobalto. Poi, si volta verso la stessa finestra che la sera prima è stata spalancata per far riprendere i sensi al preveggente e che ha visto affacciarsi il giovane Adolf Hitler. Fa la stessa cosa, facendo ben attenzione però a non farsi scorgere da chi attraversa la strada.
«Sono le 21.14 e a quest’ora dovresti vedere l’incendio».
Con un plateale gesto delle mani e sempre facendo molta attenzione a rimanere nascosto alla vista, sollecita il mago, il preveggente, ad affacciarsi dalla finestra. Quando lui lo fa, Erik/Herschmann scorge con orrore che in direzione Sud‐Ovest c’è un grosso incendio, un via vai di persone e di carri di pompieri. Sente schiamazzi e strepiti insoliti per quell’ora della notte. «La tua profezia si è avverata. Il Reichstag è in fiamme», attesta quasi sconvolto.
«Ti ricordo che questa non è stata la profezia del Dottor Eugene Chances bensì quella del grande mago, il preveggente Erik Jan Hanussen», rettifica Eugene.
Erik fa una smorfia sollevando il mento e portandolo verso la bocca. Chiude la finestra e torna a sedersi. Eugene Chances lo segue e torna a incalzarlo. Estrae un arma dal tascotto della sua giacca.
«Il figlio di Germania tornerà qui da te, stasera. Tu lo trafiggerai con questo stiletto», spiega con estrema naturalezza il Professor Chances. «Poi, c’è un’altra cosa che dovrai fare per cambiare la Storia. C’è una persona che ha bisogno di me e io di lui. Mi serve proprio uno con le tue abilità per raggiungerlo e convincerlo a unirsi a noi».
Erik si sente mancare la terra da sotto i piedi. «Firmerò la mia condanna a morte. E se dovessi fallire?», chiede quasi implorando di non essere obbligato a commettere quell’omicidio.
Il Dottor Chances lo rincuora. «Seguirò ogni tua mossa da dietro il passaggio segreto. Dopo averlo ucciso entrerai con me nella macchina. Una volta al suo interno nulla e nessuno potranno farti alcun male».
Hanussen si appoggia al tavolo quasi a cercare di trovare la forza per compiere la sua magia più grande. Il suo atteggiamento spavaldo e strafottente del giorno prima lascia il posto a una visibile e seria preoccupazione. Uccidere Adolf Hitler. Scatenare una serie di azioni che riformuleranno le pieghe degli eventi succedutisi nel tempo fino a formare quell’almanacco di accadimenti che chiamiamo Storia. Sarà all’altezza del suo compito?
Bussano alla porta. Dev’essere Ismet. Mentre Hanussen cerca con lo sguardo il Professor Chances per dirgli di nascondersi nel passaggio segreto si accorge, solo in quel momento, che l’uomo è già scomparso, silenziosamente, velocemente. È solo. Erik Jan Hanussen, il mago abituato a calcare i palcoscenici più importanti di mezza Europa, si sente ora come il più timido e complessato dei debuttanti. È arrivato il momento in cui deve uccidere Adolf Hitler per il bene di tutta l’Umanità. (Tratto da Waterloo)