Il godemichè
Era sicuramente felice Lilian Mariani romana residente nella capitale, aveva avuto tutto dalla vita. Ventunenne, alta, longilinea, bionda naturale, alta, occhi verdi, sempre sorridente, una dea. Ricca di famiglia era stata in un collegio di religiose sino al conseguimento della maturità classica poi il matrimonio con un lontano cugino, classico legame predisposto tra parenti. Rodolfo bello ed intelligente, primo amore della sua vita si era dimostrato affettuoso sin dai primi attimi di conoscenza, una coppia ben assortita e degna di invidia. Dall’alto del monte Olimpo fu notata da Eris dea dell’invidia a cui non parve vero poterla distruggere, un incidente stradale sulla circonvallazione romana, l’Alfa Romeo Stelvio in fiamme, Rodolfo morto sul colpo. Al’impatto della notizia Lilian rimase come instupidita, non reagì, troppo forte il colpo, si chiuse in se stessa nella villa di sua proprietà ai Parioli vicino a piazza Ungheria, unica compagnia per i servizi di casa Ida una contadina inurbata con sua figlia Susanna ed Aldo anziano giardiniere ed autista. Unico suo passatempo televisione e lettura dei classici. Col tempo a Lilian cominciò a mancare il rapporto sessuale nel quale suo marito Rodolfo si era dimostrato molto portato, la masturbazione la lasciava insoddisfatta. Nel romanzo ‘Daedalus’ scoprì, un sostituto del membro maschile, il Godemichè, si ripropose di acquistarlo. Consultando il computer trovò in via Veturia ‘Joy’ un sexy shop, chiese ad Aldo di accompagnarla con la sua Stelvio riacquistata uguale a quella distrutta e di posteggiarla nei pressi. Entrata nel negozio con mascherina e grandi occhiali scuri presentò all’impiegato un foglietto con scritto ‘Godemichè piccolo – medio – grande. Dopo un primo stupore il giovane “Signora forse intende dei vibratori, il termine da lei scritto è antiquato.” Al cenno di assenso di Lilian: “Mi chiamo Massimo Lo Piparo per lei tutto gratis.” Era una ovvia proposta sessuale, Lilian con disprezzo buttò sul bancone cento €uro ed uscì dal negozio in fretta, si rifugiò in macchina, non si accorse però di essere seguita da Massimo il quale rilevò il numero di targa della Stelvio. Una cotal beltade evidentemente aveva colpito il giovane il quale non si dette per vinto e, dopo aver rintracciato la residenza dalla signora la mattina seguente mise in atto una sceneggiata: un falso incidente con una Renault Twingo dinanzi al muro della villa della signora. Lilian alla apertura del balcone si accorse di quella auto con una portiera aperta e un signore che parlava con Aldo, chiese spiegazioni a quest’ultimo. “Il signore è francese di Parigi, l’ho riconosciuta dalla targa 75, da giovane sono emigrato in Francia, monsieur vorrebbe fare una telefonata per richiedere l’aiuto di un carro attrezzi, non ha un telefonino.” “Fargliela fare ma controllalo da vicino, io vado in giardino. Al rientro in villa per il pranzo di Lilian il francese era sparito, evidentemente non era stata una bufala come Lilian pensava. Pia illusione, la mattina seguente stesso Renault, stesso falso incidente, ormai era tutto chiaro, il conducente doveva per forza essere il cotale del godemichè, Lilian si avvicinò all’auto: “Egregio signore posso denunziarla alla Polizia.” “E per quale reato?” “Molesie!” “Io sono su strada pubblica e mi limito ad ammirarla da lontano.” “Io non voglio essere ammirata!” “Allora si imbruttisca, lei è un pericolo pubblico ed io sono un barbone, potrebbe invitarmi…” “Se lo dimentichi, non faccio quel genere di carità che lei vorrebbe brutto, vecchio e zozzone, mi comprerò un cane per farle addentare il didietro!” “Conosce quella canzone: ‘Sono un uomo veramente sfortunato, sono nato disgraziato, mi metterò a piangere…” “Non fa rima…” La padrona di casa ne ebbe abbastanza, si ritirò in villa.” In fondo in fondo la situazione era umoristica, la signora aveva il senso dello humor. Una mattina fu lei che partì all’attacco, si fece accompagnare da Aldo dinanzi al negozio di Massimo che, more solito era appostato dinanzi alla villa di Lilian. Dopo circa mezz’ora il baldo giovane era anche lui dinanzi al negozio forse avvertito dal commesso. “Adesso potrei denunziarla io per molestie, come la mettiamo?” “Veniamo ad un accordo, ti concedo un solo ‘incontro’ sabato notte, ripeto una sola volta così questa storia finisce, troverai il mio autista che ti accompagnerà sino alla porta della mia stanza da letto, poi vai in bagno a lavare i tuoi gioielli e quindi nel mio lettone.” Massimo era al settimo cielo, la ‘dea’ sarebbe stata sua. I due giorni passarono molto lentamente, finalmente il sabato, tutto avvenne come programmato da Lilian, Massimo trovò nel lettone una donna profumata avvolta nel lenzuolo ma…”Io sono vergine…”Non era la dea ma una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi, Massimo infuriato ed impaurito si rivestì alla meno peggio, salì in macchina e sparì dalla circolazione. Era chiaro che Lilian lo aveva pesantemente ed anche pericolosamente preso per i fondelli facendosi sostituire da una giovane pulsella con ovvie probabili spiacevoli conseguenze. Nei giorni successivi Massimo non si presentò in negozio, il suo sostituto non sapeva o diceva di non sapere che fine avesse fatto, forse diceva la verità. Lilian presa da pietà per la sua vittima si recò in una agenzia di investigatori privati, ‘Occhio di Lince’ in via S.Giovanni in Laterano, espose al titolare il suo desiderio di rintracciare un uomo di cui aveva perso le tracce, fu invitata a comunicare notizie in merito e dopo due giorni un ragazzone suonò al suo citofono. “Sono Calogero detto Lillo Priapo, ho i dati per rintracciare quel suo amico, l’aspetto in macchina, ho una Abarth 695. Lilian rimase ben impressionata da quel ragazzone bruno poi con quel soprannome…In mezz’ora arrivarono sotto l’abitazione di Massimo Lo Piparo, Calogero suonò al citofono: “Postaaaaa. Al portone si presentò un uomo in pigiama, scarmigliato e con barba lunga, Lilian: “Caro come sei combinato male, entriamo a casa tua, sistemati e poi…” “Non la conosco, lei chi è?” “Quello del Godemichè, datti da fare.” Ci volle del tempo prima che Massimo riuscisse ad inquadrare la situazione, si sedette sul muretto e si mise a piangere. “Signora il mio compito è finito, questo è il mio biglietto da visita qualora…” Ci volle tutta la mattinata per ‘recuperare’ Massimo anche con l’aiuto della portiera che preparò il pranzo, la sera trovò i due abbracciati. Massimo ritornò ‘a bottega’ riprendendo il suo lavoro e la convivenza con Lilian la quale però si dimostrava insoddisfatta, motivo…”Sono Lilian Mariani, sono fuori dell’Occhio di Lince’, sono quella del qualora…