Il maestro racconta: straccioni
Freddo. Tantissimo freddo. Cercava in qualche modo di ripararsi con una coperta che aveva trovato rovistando in discarica ma non riusciva a scaldarsi. Poco prima aveva visto un termometro, all'esterno di una banca che indicava la temperatura, meno otto gradi centigradi e per la notte erano previste minime a cavallo dei meno dodici. Da anni non si registravano simili temperature. "Stanotte ci lascio le penne" disse tra se e se. Si stava dirigendo presso un parco alla periferia della città, dove solitamente altri derelitti come lui si ritrovavano per passare la notte. Nonostante i divieti e le leggi contro i bivacchi, quella era una zona relativamente tranquilla. Loro cercavano di non disturbare e lasciare il luogo il meno sporco possibile, i cittadini evitavano di avvisare le pattuglie di vigilantes; una sorta di tacito accordo. Inoltre avevano scoperto che il capo sezione dei vigilantes di quell'area era una persona dal cuore d'oro. L'ultima volta che li aveva sorpresi nel parco aveva portato un vassoio di biscotti fatti dalla moglie e un paio di bottiglioni di the caldo. "Stasera ci vorrebbe una cisterna di quel buon the caldo" Stava parlando con uno dei senza dimora come lui "Forse non basterebbe nemmeno quello, stasera si congela veramente" "Già.Sbaglio o c'è meno gente del solito? Saremo una quindicina, mancano almeno sei, sette persone" "Persone? Sei di buon umore stasera, solitamente ci chiami straccioni" "Perchè siamo degli straccioni! Guardati in giro e dimmi cosa vedi" "Vedo gente disperata che sopravvive alla giornata, ma tutte persone a cui affiderei la mia vita" "Maledizione, sei sempre il solito...." "Lascia stare, non sforzarti a cercare parole che non conosci. Comunque hai ragione, mancano alcuni frequentatori abituali dei nostri party. E pensare che avevo preparato degli ottimi cocktail" Bruno scoppiò a ridere. L'umorismo del suo amico Giulio riusciva sempre a strappargli un sorriso. Giulio continuò "Saranno andati al ricevimento della regina d'Inghilterra" Tutti e due riserò fragorosamente e gli altri del gruppo si voltarono a fissarli. Chissà cosa avevano da ridere, forse il freddo li stava facendo delirare. "Ho saputo che Anna e Francesco hanno deciso di provare a trovar fortuna all'estero, gli altri non ho idea di dove siano, magari arrivano dopo" concluse Giulio. In realtà a Bruno interessava poco di dove fossero finiti tutti. In cuor suo sperava di superare la notte. Aveva cercato per tutto il giorno una sistemazione più riparata, ma in città i vigilantes erano come gli spazzini: raccoglievano e portavano via i barboni come spazzatura. Con la nuova linea dura adottata dalle autorità, nessuna struttura, superficie pubblica o privata, poteva essere utilizzata come accampamento o giaciglio notturno. "Ho un'idea Giulio. Vieni che ne parlo con gli altri" I due si avvicinarono al resto del gruppo e Bruno prese a parlare "Sentite. So di non essere il massimo della simpatia e qualcuno di voi preferirebbe vedermi morto. Ma se stanotte non restiamo tutti uniti ci lasceremo le penne, ho un'idea se vi interessa" Si guardarono tutti con aria incuriosita. Pochi sopportavano Bruno, dovevano però sentire cosa aveva da proporre e con dei vaghi cenni della testa lo invitarono a proseguire. "Stanotte fa troppo freddo, io direi di andare tutti nel sottoscala del condominio qui vicino. E' una scala in cemento e con un paio di teli dovremmo riuscire a chiudere tutti i lati creando una sorta di stanza, così potremmo ammassarci uno vicino all'altro aumentando il calore di quel rifugio di fortuna e sperare di sopravvivere. Che ne pensate?" "Penso che sia il modo migliore per prendere un sacco di botte dai vigilantes, ecco cosa penso" "Darika sei sempre la solita pessimista. I vigilantes di questa zona sono meno duri degli altri e poi non è detto che ci scoprano" "Saranno gli inquilini del palazzo ad avvertirli e ci faranno sgombrare" "E perchè mai? Non gli daremo alcun fastidio e domani mattina saremo spariti" "Sei tu a dire sempre che siamo degli straccioni puzzolenti e quella gente non ci vorrà in mezzo ai piedi" Bruno non replicò e nessuno dei presenti disse nulla. Fu Giulio ad alzarsi "Dai Bruno vengo io con te, vediamo cosa si può fare" Senza aggiungere altro i due recuperarono un paio di teli che erano nel parco e si avviarono decisi verso il palazzo, mentre gli altri restarono a guardare "Forse hanno ragione loro" disse uno dei presenti "E' pericoloso!" Darika voleva mantenere il ruolo di leader "Ma qui moriremo di freddo e le eventuali randellate ci scalderebbero la schiena" replicò sorridendo l'altro. Darika sapeva di avere torto e anche i suoi compagni mostravano interesse all'idea di Bruno "Ok, d'accordo. Andiamo a vedere cosa combinano quei due impiastri" In realtà i due stavano facendo un ottimo lavoro e Darika fu costretta a complimentarsi con Bruno "E bravo il nostro ribelle" "Hai visto? E' un rifugio provvisorio ma un pò di freddo lo eviteremo" "Ok, ma stammi lontano e non pensare di stringerti addosso a me stanotte" "Va bene miss universo. Speriamo di sopravvivere" Si infilarono tutti nel sottoscala. Le due gemelle aprirono il loro zaino e ne estrassero un candelabro con tre candele e con un cerino le accesero. "Lo tenevamo per un'occasione speciale" "Cosa volete che scaldi quel coso, moriremo asfissiati" disse Anselmo "Sei il solito caprone. La luce ci scalderà gli animi e rinforzerà la speranza" rispose una delle ragazze. Giulio sorrideva, come sempre "Allora posso servire i miei cocktail" e da un sacchetto di plastica prese delle bottiglie variopinte "E quelle dove le hai prese?" Bruno lo stava guardando di sbieco "Non sto mica con le mani in mano, io! Le ho prese al market della zona commerciale" "Sei il solito ladro" Bruno faceva il finto duro adesso "Niente affatto. Ho aiutato la direttrice del negozio e in cambio mi sono fatto dare queste e anche questi" e dal solito sacchetto sbucarono due scatole di cornetti alla marmellata "Ma bene, vedo che c'è aria di festa. Godiamocela prima di essere cacciati poi ne riparleremo" Darika non perdeva l'occasione per ribadire il suo ruolo di capobranco "Ma stasera non voglio fare la rompiscatole. Ecco, oggi mi sono procurata questa" nelle sue mani apparve una pagnotta di pane fresco. Si stava creando un'atmosfera di umana condivisione. I tredici disperati sapevano che sarebbe stata una notte lunga e dura. Erano abituati alle intemperie, ma tutto l'inverno al freddo aveva debilitato i loro corpi, stremandoli. Le gemelle erano talmente magre da sembrare manichini. Il vecchio Anselmo si trascinava una bronchite da mesi. Luciana, la sua compagna, aveva un tumore al fegato e ogni giorno ringraziava il suo Dio di non averla presa con se, lei voleva vivere ancora. Fulvio e Giordano erano devastati dall'eroina, unico scopo della loro esistenza. Vanessa prese un pacchetto di sigarette dalla sua borsetta. Lei, l'unica che riusciva a racimolare qualche soldo tutti i giorni, voleva condividerle con gli altri "Fumate, stasera offro io" "Brutta puttana maledetta, dammi quelle cazzo di sigarette" Fulvio era chiaramente in crisi d'astinenza. Bruno gli assestò un pugno in faccia e lo scaraventò in un angolo "Siamo straccioni, non maleducati" Fulvio si riprese dal colpo e con tutto l'odio che aveva in corpo gridò rivolto all'uomo "Vaffanculo stronzo. Sei il solito picchiatore. Andate tutti affanculo, non ho bisogno di voi, non ho bisogno di nessuno. Giordano! Vieni, andiamocene" l'amico esitò quel tanto da mandare su tutte le furie Fulvio "Vai anche tu a quel paese, resta qui a crepare con loro. Io me ne vado, trovo una dose e faccio festa" E senza aggiungere altro si incamminò verso il centro della città "Scusate, ma non sopporto certe cose" bofonchiò Bruno "Grazie Bruno, fumeremo di più noi. Giordano come mai sei restato?" Vanessa chiese quello che in realtà volevano sapere tutti. Il ragazzo non rispose, poi sentendosi addosso gli occhi di tutti i presenti prese coraggio e quasi urlando proclamò "Voglio smetterla con quella porcheria" Gli si fecero tutti vicino e cominciarono ad applaudire. Giordano era un tipo timido e quel gesto di amicizia lo fece arrossire come un pomodoro ben maturo "Bravo Giordano" disse Darika "Noi ti aiuteremo a liberarti di quella merda" Vanessa distribuì le sigarette. Solo Anselmo le rifiutò "Dai vecchio, prendine una. La fumi appena ti sentirai meglio" L'anziano era stanco e rispose con disprezzo "Io non guarirò mai. Morirò piano piano tra dolori e sconforto. Tu come te la passi invece?" Vanessa non rispose. Tutti erano al corrente del suo problema ma lei fingeva di non avere nulla "Io me la passo bene vecchio" In realtà stava morendo lentamente. Aveva contratto l'asdi, un derivato dell'aids. Entrambe le malattie erano curabili e si poteva vivere abbastanza normalmente. Ma mentre per l'aids lo stato provvedeva a passare le cure gratuitamente, l'asdi era una malattia di nuova generazione e i medicinali costavano parecchio. Chi aveva i soldi aveva ottime possibilità di curarsi e condurre una vita normale, per gli altri morire era questione di tempo "E' inutile che ti affanni, puoi scoparti tutta la città ma non troverai mai il denaro per curarti" disse acido il vecchio "Adesso piantala Anselmo. Lei è stata carina con noi e tu le tratti così?" "Grazie Luciana, ma ha ragione, non vivrò a lungo" Gli ultimi minuti avevano spento l'euforia iniziale. Ci pensò Giulio a risollevare il morale della truppa "Mangiamo qualcosa e poi ci abbracciamo l'uno all'altro come giovani coppiette, magari stanotte scopriamo nuovi amori" Era sempre felice. In realtà aveva una rara forma di tumore alla scatola cranica che con il tempo avrebbe ridotto il suo cervello in pappa. Forse era operabile, ma ci sarebbero voluti tanti di quei soldi che nemmeno se avesse avuto un lavoro normale si sarebbe potuto permettere l'intervento. Bruno proclamò "Sistemiamoci il meglio possibile, ho paura che faremo fatica a starci tutti" In effetti lo spazio angusto era limitato e scomodo, inoltre Simona era sulla sedia a rotelle e bisognava stenderla comoda. Suo fratello Riccardo disse di voler rinunciare al proprio spazio, l'importante era mettere comoda la sorella. Lei sapeva di essere un problema in quelle situazioni, dipendeva sempre dagli altri. Sofia, l'amica di suo fratello, a volte la trattava con durezza quasi con odio, ma era anche lei a disagio. La sua dipendenza da psicofarmaci costringeva il bravo Riccardo a fare i salti mortali per badare alle due ragazze; in realtà Sofia invidiava Simona perchè aveva il fratello che lei aveva sempre desiderato. Pur restando fuori Riccardo, lo spazio era comunque limitato. Non avrebbero potuto resistere a lungo così ammassati e Bruno si offri di restare fuori con il ragazzo. Avrebbero preso la coperta e si sarebbero avvolti restando vicini al sottoscala in modo da sfruttare ogni briciolo di calore. Nessuno obiettò, loro due erano i più forti e resistenti del gruppo. Mangiarono le poche cose che avevano e si prepararono alla gelida notte. Riuscirono tutti a sistemarsi in maniera tale da restare vicini per potersi scaldare tra di loro, mentre i due fuori preserò la coperta più pesante per resistere meglio al freddo. Una volta sistemati se la avvolserò addosso e si avvinghiarono per scaldarsi a vicenda. Fu Bruno a parlare "Che situazione di merda" "C'è chi sta peggio di noi" "Ah si, certo. C'è semre qualcuno che sta peggio Ma noi siamo nella...." "Ho capito, ho capito. Sei stato chiaro.Bruno, riusciremo a superare questa notte?" "Spero di si. Ma fa sempre più freddo e i quattro stracci che abbiamo addosso non ci ripareranno a lungo" "Gli altri?" "Dentro alla fine qualche grado in più ci sarà, calcola però che sono tutti ammalati e indeboliti dal lungo inverno" "Darika non è malata" "Darika è diabetica e ha perso la tiroide. Ultimamente fa fatica ad ottenere le cure che la aiutano a risolvere i suoi problemi e piano piano sta peggiorando. Questo freddo potrebbe troncarla" I due si strinserò ulteriormente tra di loro. Era un gesto di condivisione, faceva sempre più freddo "Come sei finito sulla strada Bruno?" "Ho trovato mia moglie a letto con un altro. Ho preso a calci in culo lui, fino a sbatterlo in mezzo alla strada. Con lei sono stato meno tenero, gli ho spaccato la faccia con un pugno" Riccardo si aspettava dell'altro ma visto il silenzio dell'uomo chiese "E poi?" "Sei un gran curioso tu. E poi loro mi hanno denunciato per lesioni, aggressione e bla bla bla. Dopo varie traversie mi sono fatto venti mesi di galera e quando sono uscito lei aveva già quell'altro in casa e io ero solo. Ho perso tutto , anche il lavoro. Ho cercato in parecchi posti, ma ormai per la società ero un violento e nessuno vuole avere a che fare con un violento. All'inizio ho provato a far valere le mie ragioni e quando mi sono accorto di sbattere ogni volta contro un muro ho perso la speranza. Da lì a finire in mezzo alla strada il passo è breve, ed ora eccomi qui" "Siamo senza futuro?" "Ragazzo mio, il nostro futuro è riuscire ad arrivare fino a domani, poi si vedrà" La temperatura stava scendendo vertiginosamente. Dopo circa mezz'ora Bruno si affacciò sotto la scala. Erano tutti avvinghiati nel tentativo di scaldarsi, dormendo o cercando di farlo. Darika era vigile e fece cenno a Bruno di avvicinarsi. "Rischio di schiacciare qualcuno e con questo freddo sentirebbero molto male" "Hai ragione, vengo io" La donna fece attenzione a non calpestare nessuno, riuscendo nell'impresa di non svegliare chi dormiva "Brr che freddo" "Rispetto al sotto scala ci saranno sette otto gradi in meno. Perchè non resti sotto a dormire?" "Manda dentro Riccardo, resto fuori io con te" La conosceva abbastanza da capire che non avrebbe cambiato idea. "Riccardo" sussurrava per non svegliare gli altri "Riccardo, svegliati" Il ragazzo dormiva e il suo pallore faceva impressione "E' ghiacciato, aiutami a tirarlo su" Darika aiutò Bruno ed insieme riuscirono a trascinare il ragazzo sotto quel riparo di fortuna. Bruno constatò che all'interno qualche grado in più c'era veramente. Il suo volto si illuminò e Darika, notata l'espressione, domandò "Sei contento?" "Si. Forse riusciremo a passare questa notte indenni" "Bruno, dimmi la verità. Volendo ci stiamo tutti dentro al riparo, perchè hai voluto far credere il contrario e te ne sei uscito al gelo?" "Mi sembra evidente. Se guardi all'interno lo spazio non c'è" "Balle!. Ben stretti, scaldandoci a vicenda ci si sta tutti. Tu vuoi star fuori per controllare" "Cosa dovrei controllare? L'aria gelida fra poco mi congelerà anche gli occhi" "Tu vuoi fare il guardiano, hai paura che se ci scoprono sono guai" Lei era sempre così, diretta e senza peli sulla lingua. Bruno sapeva che non avrebbe potuto fingere ancora "Hai ragione, ho paura. Con gli altri ho fatto il duro, ma questa è una zona presidiata. Se ci scopre qualcuno e avverte i vigilantes rischiamo più di qualche randellata" "Ma restando qui non eviteresti comunque di farci scoprire" "Però potrei correre ai ripari. Non tutti gli abitanti di questa zona sono intolleranti. Forse spiegando che si tratta di una notte sola non farebero intervenire nessuno" "Sei un illuso, ed è per questo che mi piaci. Non ti arrendi mai" Si avvicinò all'uomo "Avvolgiamoci nella coperta e cerchiamo di scaldarci, fa veramente freddo"
Era talmente euforico da non sentire il freddo. Aveva trovato il suo spacciatore e pur non avendo nulla da dargli si era procurato la dose. L'altro lo aveva ammonito "Vivi per pagare i tuoi debiti, altrimenti vengo a prenderti all'inferno, chiaro?" In quel momento, per la sua dose, Fulvio avrebbe giurato di raggiungere la Luna a piedi. Il termometro sopra la sua testa segnava meno diciannove gradi centigradi. Doveva scaldare bene la roba e farsi al volo o sarebbe congelato tutto. Trovò un angolo riparato, l'operazione richiese qualche minuto. La botta fu notevole e il ragazzo si accasciò a terra. Vedeva chiaramente un'ombra che gli indicava con la mano di seguirlo. Si sentiva leggero, questa volta gli aveva dato roba buona non la solita porcheria. In un attimo si ritrovò nei pressidel palazzo dove i suoi compagni avevano attrezzato il rifugio per la notte e l'ombra lo invitò ad avvicinarsi. Fulvio notò della gambe fuoriuscire da sotto uno dei teli; quattro gambe per la precisione. Sollevò il telo in prossimità di quel punto e capì che erano le gambe di Bruno e Darika. Erano sdraiati ammassati sopra i corpi delle gemelle. Pervertiti, fu il suo pensiero. L'ombra volteggiava e faceva degli strani gesti e per Fulvio fu tutto chiaro. Quell'ombra era la sua anima nera che lo incitava a vendicarsi. Tutti quei miserabili straccioni lo avevano cacciato e adesso se la stavano godendo alle sue spalle. Dormivano tranquilli, al caldo. Non poteva permetterglielo e con movimenti furtivi, da abile ladruncolo, levò i teli dal loro posto e lasciò i suoi ex compagni all'addiaccio. Dormivano così profondamente che non si accorsero di nulla. L'ombra era sulla scala e continuava a gesticolare, gli stava facendo i complimenti. Cavolo, era prorpio roba buona, avrebbe ringraziato il suo spacciatore alla prossima occasione. Adesso poteva andar via, si era vendicato. Non fece però molta strada, si appoggiò ad un palo e cadde seduto a terra. Sull'altro lato del viale il termometro sopra la banca segnava meno ventidue. Fu l'ultima cosa che vide Fulvio
Riteneva di aver fatto la cosa giusta. Era anziana e forse anche un pò rintronata, ma aveva sempre fatto il suo dovere di onesta cittadina. Quella mattina, come tutti i giorni dell'anno, era uscita all'alba per far fare i bisogni al proprio cane. Arrivata in fondo alle scale aveva notato qualcosa di insolito: ammucchiati nel sottoscala c'erano una dozzina di corpi immobili. Si era precipitata in casa ad avvertire i vigilantes ed in pochi minuti due pattuglie erano arrivate sul posto. Aveva passato la mezz'ora più lunga e brutta della sua vita. Ora si stava preparando la colazione e accese la radio per sentire il notiziario. <Incredibile ritrovamento stamane in un quartiere della periferia est della nostra città. Come spesso capita, quando il freddo si fa così intenso, orde di straccioni senza tetto si avvicinano alle nostre case. Purtroppo, nonostante l'impegno delle nostre forze dell'ordine, il territorio da controllare è molto vasto e può succedere che qualche barbone sfugga alle reti di controllo. Ed è così che stamattina una povera vecchia, che stava passeggiando com il suo cane, si è ritrovata davanti ad uno spettacolo a dir poco disgustoso. Decine di derelitti ammassati nel sottoscala della sua abitazione, tutti morti, presumibilmente di freddo. E a poche centinaia di metri un altro di quei mentecatti morto per overdose. Dove andremo a finire? La gente non ha più il diritto di vivere in santa pace? Adesso cosa ne sarà del....CLIK "Basta con queste notizie, mi danno il voltastomaco. Vieni Fufi, vieni dalla mamma. Scendiamo a vedere se hanno sgombrato il sottoscala dall'immondizia"
"Cosa c'è? Non vi è piaciuta la storia?"
"Maestro, ma le tue storie sono vere o inventate?"
"E' tutta un'invenzione reale. Ogni cosa che esce dalla nostra fantasia fa parte di noi"
"Quindi ci sono davvero delle persone così malvage?"
"Aprite le vostre menti e avrete tutte le risposte che desiderate. Adesso però ho voglia di roba dolce e sento un profumino"
"Mi sono permesa di prepararti il tuo dolce preferito, cioccolata calda. Così potrai raccontarci un'altra storia"
"Come farei senza di te? Grazie, sei un tesoro. La prossima ve la racconto un'altra volta, adesso tutti a nanna!"