Il manichino

IL MANICHINO

Luciano era un giovane asciutto aveva negli occhi una strana luce di sognatore e tutti lo irridevano per questa sua aria spaesata e distaccata dalla realtà di tutti i giorni.
Aveva conseguito il diploma di ragioniere ma la sua mentalità avulsa dall’ordine e dal rigore di tali studi gli avevano impedito, forse, di essere preso sul serio dal mondo del lavoro.
Aveva sostenuto diversi colloqui senza alcun esito sotto la spinta dei genitori che continuamente gli ripetevano la solita canzone: “ Cercati un lavoro e formati una famiglia tua noi non siamo eterni, datti da fare ! “
La sua vita scorreva su binari monotoni sempre a casa, a scuola non
aveva saputo formarsi delle amicizie a causa sempre del suo carattere
distaccato e fuori dalla ordinaria realtà.
A casa quando si abbandonava ai pensieri con un sottofondo musicale,
spesso erano le vecchie canzoni di Lucio Battisti, la sua mente vagava
in posti sconosciuti in cui lui si muoveva con familiarità, aveva molti
amici che lo amavano e molte donne che lo desideravano, si sentiva
appagato e felice.
Da questi “viaggi” della fantasia veniva spesso svegliato bruscamente dalla voce di suo padre che lo invitava ad uscire per cercarsi un lavoro.
Per non essere rimproverato dal vecchio padre decise di uscire tutti i
giorni ritirandosi solo per il pranzo e per la cena.
Un giorno passo davanti alla vetrina di un grande magazzino vi era esposto un manichino di una bella ragazza con una bella minigonna
nera ed una camicetta attillata rosa. Rimase colpito dalla bellezza di
quel manichino tanto che non riusciva a staccarsene, anzi gli sembrò
che facesse parte dei suoi sogni e che in essi già l’avesse incontrata e cercava di ricordarne il nome, gli sembrò che si chiamasse Luisa e
senza badare a niente e a nessuno cominciò a raccontarle tutti i suoi
sogni e le sue sofferenze, il costante sorriso di lei lo incoraggiava a
narrarle tutte le sue angosce e tutti i suoi più intimi segreti.
Quel giorno tornò a casa felice,tanto che i suoi genitori pensavano
che finalmente avesse trovato lavoro, ma lui con la testa era ancora davanti a quella vetrina a guardare la bella Luisa e ad ammirare il suo
sorriso complice di tutti i suoi sogni.
Ai genitori che insistentemente chiedevano il motivo della sua gioia
rispose di aver conosciuto una ragazza.
Il padre pensò che tutto sommato era una cosa positiva e che poteva
aiutarlo a crescere assumendosi le responsabilità che l’essere adulti comporta.
Ogni giorno si ripetevano gli incontri con Luisa. Le sue soste e i suoi discorsi davanti a quella vetrina attirarono l’attenzione delle commesse
del grande magazzino, tanto che una uscì per sentire che cosa dicesse.
Lo sentì mentre parlava del suo amore per Luisa dicendo:
“ Vedi Luisa, tutti pensano che io sono un sognatore, ma se nella vita
finisci di sognare allora è segno che la vita è finita, non esiste vita senza
i sogni sono questi a dare sapore alla vita.
Invece se mi guardo intorno, tutti corrono senza sapere dove, tutti si
affannano mentre io vivo e ti amo perché tu come me sei viva, perché
sorridi e stai ferma; per questo ho capito di amarti Luisa e non amerò
nessuna all’infuori di te !
Solo tu comprendi e solo tu conosci tutte le sofferenze di Luciano.
La commessa tornò dentro ridendo e raccontò alle altre quello che
diceva quel tipo strano davanti alla vetrina, particolarmente si rivolse
verso una sua collega che si chiamava Luisa, dicendole che tutti i
discorsi di Luciano erano diretti a lei.
Luisa rimase scossa da questa rivelazione perché lei era un tipo timido
e cercò di schernirsi dicendo che quello era un matto se parlava ad un
manichino e che non le interessava per niente quello che diceva.
Intanto i giorni si susseguivano e Luciano non mancava mai al suo
appuntamento quotidiano con Luisa . Intanto Luisa aveva indossato un
cappotto nero ed un cappellino viola che ben s’intonava e lui le aveva
fatto i complimenti per come era vestita.
Aveva continuato a dichiararle il suo amore e non pretendeva che lei
gli rispondesse bastava solo il suo sorriso per confermare che anche
lei lo amava.
Luisa, la commessa, ascoltava nascostamente quello che Luciano diceva davanti alla vetrina e sentendo che anche di notte lui, qualche volta,
andava a trovarla per parlare con lei, si commosse e sentì che dentro
di lei stava nascendo un sentimento verso quell’essere che con la sua
costanza e la sua fedeltà testimoniava che la vera umanità non era una vecchia signora defunta della quale si serba a stento il ricordo, ma che
era viva e palpitava d’amore.
Si fece strada dentro di lei il desiderio di incontrarlo, ma come rompere
quell’incantesimo senza che la favola finisse bruscamente ?
Si era decisa e non voleva ritornare sui suoi passi, fece tutto subito dopo che lui se ne era andato per l’ora di pranzo, tolse dalla vetrina il manichino, indossò i suoi abiti ed aspettò che lui facesse ritorno nel
pomeriggio.
Appena lo vide arrivare, uscì andandogli incontro e lui vedendola disse:
“ Luisa che cosa fai qui ? “
Lei prendendolo sottobraccio gli disse :
“ Andiamo Luciano abbiamo molte cose da dirci ! “

Vittorio Banda
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