Il Mio Parroco Fra...
Sembrerà uno scherzo lessicale ma Otrebla Minazzo era l’acronimo dietro cui Alberto Mazzoni, insegnante di materie letterarie in un istituto scolastico a Roma si ‘nascondeva’ per i suoi scherzi di cui era famoso. La sua storia personale era stata piuttosto complicata sin dalla prima infanzia: figlio di una contadina e del padrone del terreno da lei coltivato era stato aiutato finanziariamente dal padre naturale sino al raggiungimento della laurea in materie letterarie. Superato lo scoglio del concorso fu assegnato come insegnante presso l’Istituto Giovanni Pascoli di Roma. Il soggiorno nella capitale senza il sostegno pecuniario del padre nel frattempo deceduto, era per lui fonte di problemi. Aveva preso alloggio in una pensione condotta da una vecchia antipatica e irascibile, locanda che non prevedeva la somministrazione del vitto, solo dormire, altre locande vicino alla scuola non avevano più posti liberi, tutte occupate. Gioco forza il buon Alberto per l’alimentazione doveva arrangiarsi con panini, qualche pizza e saltuariamente in trattoria, mai in ristoranti troppo cari per il suo stipendio. Irato a patrii numi aveva dovuto rinunziare anche all’acquisto di una utilitaria nuova. Per esperienza di suoi amici non volle orientarsi su una macchina usata, talvolta con chilometri azzerati, auto che poteva aver bisogno di frequenti riparazioni in un’officina. La soluzione sembrava senza via d’uscita quando finalmente una luce in fondo al tunnel: una sua collega insegnante di educazione fisica Drusilla Proietti, piuttosto mascolina, era chiacchierata per una sua presunta preferenza verso il proprio sesso. Stanca di essere sulla bocca di tutti Drusilla pensò che la migliore soluzione fosse il matrimonio, l’incontro con Alberto la convinse di aver trovato un partito adatto alle sue esigenze. Un sabato, alla fine delle lezioni fece finta di scivolare nel corridoio della scuola mentre sopraggiungeva Alberto che, da buon cavaliere le prestò aiuto rimettendola in piedi. “Stò bidello ha il vizio di mettere la cera sul pavimento, speriamo che non mi sia slogata una caviglia.” Preso in mano il piede della dama Alberto sentenziò: “Non sono un medico ma da come lo muove penso che non ci sia nulla di rotto, se mi dice dove abita…” “Qui vicino in via Merulana.” Sostenuta o meglio abbracciata ad Alberto mademoiselle Proietti giunse dinanzi al portone di casa sua. Alberto si fece audace: “Forse è preferibile che l’accompagni sino all’interno del suo appartamento.” E così fu, Drusilla ‘riprese le penne’ dimenticando l’infortunio, cominciò a camminare con disinvoltura, invitò il collega a pranzo già preparato la sera prima. Alberto finalmente comprese che era stata tutta una pantomima: “Cocca bella che ne dici di essere sincera e dirmi il motivo della sceneggiata?” “Sei maligno ma… ci hai azzeccato.” Drusilla spiegò la sua situazione di presunta lesbica e che la soluzione era il matrimonio. Dopo un lungo silenzio Alberto: “Non avevo proprio pensato ad un mio legame tantomeno santificato da Madre Chiesa, l’idea non era nei miei programmi ma…” Alberto chiese all’interessata notizie sulle sue fortune pecuniarie: “Sono proprietaria di questo appartamento, i miei a Reggio Calabria sono benestanti, oltre a un solido patrimonio bancario sono proprietari di immobili e terreni, penso che un matrimonio potrebbe risolvere i nostri problemi.” Alberto abbracciò e baciò in bocca la futura sposa: “Se ti guardo bene come donna sei piacevole, vado nella mia pensione a ritirare i miei effetti personali.” “Ti accompagno con la Stelvio, forse non ci hai fatto caso, è quella macchina rossa posteggiata sotto casa.” “Gentile signora, ho il piacere di comunicarle che me ne vado da questa spelonca e le mando un un vaffa grande come una casa.” “Che ne dici di far guidare me, ho la patente ma…” “Ti comprerò una macchina tutta tua, che preferenze hai?” “Avendo a disposizione una Alfa Romeo penso che sia il caso di preferire un’auto di piccole dimensioni più facilmente posteggiabile, una Fiat Abarth andrebbe bene.” “Caro sono Drusilla, ce l’hai nel salone una Abarth pronta, la verrei a ritirare subito.” “….vieni domani sto chiudendo.” Il giorno seguente: “Voglio ‘sverginarla’ io, tu guida la Stelvio.” “Mi hai fatto venire in mente…quando potrò ‘inaugurare’ il tuo fiorellino?” “Per ora niente da fare, solo dopo il matrimonio, per la cerimonia di nozze telefonerò ad un amico impiegato alla quindicesima circoscrizione del Comune di Roma, questa è una carta di credito, comprati un abito da cerimonia. Avere di notte vicino una fica anche se chiacchierata non permetteva ad Alberto di dormire. “Cara ti prego, un assaggino…” “Devi sapere, e tra poco te ne accorgerai che ho un clitoride piuttosto, come dire, notevole.””Alberto prese in bocca il ‘notevole’ che divenne ancor più notevole, gli parve di avere un rapporto omo. Penetrata in vagina Drusilla ebbe un orgasmo alla grande, forse era bisessuale, era fatta. Alberto si preparò al grande evento previsto per la settimana successiva, nel frattempo era riuscito a penetrare anche nel popò di Drusilla, i loro rapporti erano diventati quotidiani. La cerimonia il pomeriggio nella sala di rappresentanza del quartiere Esquilino, testimoni: per la sposa due sue amiche Gioia Bella e Fulvia Bocchini, per lo sposo due colleghi Mario Massaccesi e Geo Bisori. Conclusa la cerimonia rinfresco in una sala riservata del bar sotto casa. Fulvia Bocchini, insegnante di matematica era la classica madre di famiglia con tre figlie, un po’ invecchiata, (il marito voleva ad ogni costo un maschio). Gioia Bella l’insegnante di lingue era di tutt’altro stampo, una bellezza particolare che poteva dirsi inquietante: longilinea, superiore alla media l’altezza, occhi grandi, profondi, bellissimi, seno di medie dimensioni, vita stretta, piedi favolosi da far impazzire un feticista. Nel frattempo Mario e Geo erano diventati uccel di bosco, li attendevano due pulzelle arrapate! Finale della festa in casa di Drusilla, i partecipanti alla cerimonia nel frattempo erano rimasti in tre, Fulvia aveva ricevuto una telefonata del marito: “Torna a casa, le TUE figlie fanno un casino del diavolo!” Alberto si era ritirato nella toilette, un bisogno corporale? Quando mai, era tornato in sala vestito da donna, aveva acquistato l’occorrente giorni prima. Rimase deluso, la sua performance teatrale non aveva fatto l’effetto che voleva sui presenti. Al suono di un riproduttore di CD prese a ballare con Gioia ma ad un certo punto si era staccato dalla ballerina e guardandola negli occhi: “Cara se non mi sbaglio hai qualcosa in più nemmeno tanto piccolo!” Gioia sbottò in una risata: “Te ne sei accorto, ce ne hai messo di tempo e dire che…sediamoci, voglio svelarvi il mio segreto subito ma se siete stanchi rimandiamo a domani. “Drusilla era rimasta basita: “Preferisco rimandare il tutto, immagino qualcosa di piccante, me lo voglio gustare quando saremo più rilassati.” Nel letto matrimoniale Alberto e Drusilla cercarono invano di prendere sonno, la curiosità e la conseguente insonnia ebbero il sopravvento sin quasi all’alba. “Sveglia, dormiglioni sono due ore che aspetto che apriate gli occhietti belli!” Gioia aveva trovato nell’armadio di Drusilla minigonna e camicetta trasparente, aveva ignorato gli slip con la conseguenza di mostrare parte di un pene che nel frattempo…Alberto: “A stomaco pieno si digeriscono meglio le novità, finiamo di fare colazione e poi saremo tutte orecchie.” “La mia storia ha avuto inizio ventitré anni addietro, sono nata a Duque de Caxia una frazione agricola di Rio de Janeiro, i miei erano poveri contadini che tiravano avanti alla meno peggio. Quando mia madre rimase incinta fu una gioia per loro ma nello stesso tempo fonte di preoccupazione, dovevano procurarsi tutto quello che occorreva per allevare un neonato. Mia madre partorì in casa, i miei genitori si accorsero subito che avevo qualcosa di anormale, avevo sia il sesso maschile che quello femminile, che fare? Da buoni cattolici chiesero aiuto al parroco Alejandro Oliveira che dopo il primo attimo di perplessità…”Vostro figlio o figlia penso avrà un futuro difficile, potrebbe diventare un fenomeno da baraccone, col vostro assenso penso di poterla educare io senza iscriverla ad una scuola statale.” I due coniugi Bella diedero l’assenso pensando ad un futuro migliore per Gioia quello il nome scelto che unitamente al cognome del padre era una bella accoppiata. La storia personale di don Alejandro Oliveira era piuttosto comune, nato in una famiglia di baraccati in una favela di Rio prese coscienza della sua situazione e, figlio di genitori cattolici chiese di poter entrare in seminario. Fu accontentato, dopo un attento esame da parte del Rettore, Alejandro dimostrò di avere una buona integrità morale, affettiva e d’animo accompagnata da una retta intenzione di prendere i voti, fu ammesso malgrado avesse solo sedici anni di età. Dopo quattro anni don Oliveira fu assegnato alla parrocchia della frazione dove sono nata, subito dimostrò di seguire le orme di San Francesco, aiutava i più poveri in tutti i modi, il suo stipendio copriva solo parte delle spese del vitto offerto ai bisognosi e l’alloggio ai senza tetto, in chiesa chiedeva a tutti i fedeli un obolo per i suoi protetti. Non pensava a se stesso, la sua tonaca era logora, le scarpe avevano bisogno di essere sostituite, il calzolaio non riusciva più a riparale. I bisognosi della parrocchia aumentavano di numero di giorno in giorno come pure la fama di benefattore di don Alejandro. Alla Radio Vaticana Il corrispondente da Rio de Janeiro raccontò la storia di quel prete tanto amato dagli ‘ultimi’. Il segretario di Stato Vaticano lo invitò a Roma insieme alla nipote Bella per additarlo come esempio di carità cristiana. I biglietti aerei erano stati inviati via posta a don Oliveira che si presentò all’aeroporto di Rio vestito come al solito della vecchia tonaca e scarpe mal ridotte, anche il suo profumo non era piacevole. All’aeroporto Santos Dumont la gente guardava perplessa quella coppia, una ragazza bellissima in compagnia di un prete mal messo. Dopo due scali arrivo all’aeroporto di Fiumicino a Roma, c’era ad attenderli una berlina con l’autista in divisa che si scappellò e prese a bordo i due brasiliani. La grandezza della piazza vaticana mise in crisi don Oliveira, non era mai uscito dal Brasile, quella maestosità era eccessiva per un prete di campagna. Bella fu accompagnata nel reparto delle monache, lo zio fu ‘preso in carico’ da un prete dallo stile nobile, era un marchese. “Sono don Giuliano, sono stato incaricato dal Segretario di Stato di mettermi a sua disposizione per una sua conferenza stampa ma…penso dovrebbe sistemarsi un po’, lo affiderò alle cure del nostro barbiere, per il vestiario provvederò io, abbiamo circa la stessa taglia.” Cena congiunta di zio e nipote in mensa comune di preti e di monache poi i due a letto ovviamente in camere separate. Don Oliveira come suo solito di alzò presto, all’apertura della barbieria era già dinanzi alla porta ad aspettare, era solo. “Prego padre, sono Antonio Borghetto vengo subito da lei, vedo che ha proprio bisogno…” Anche Bella si era recata da un parrucchiere per sistemarsi, il tale Raffaele Cimarra restò basito da si tanta bellezza, la fece diventare ancora più bella. Gioia cercò invano lo ‘zio’, durante il girovagare per i corridoi del Vaticano incontrò un sacerdote che in qualche modo le ricordava don Alejandro, lo sorpassò, non poteva essere lui, il cotale era elegante con un clergyman impeccabile, scarpe di coppale, barba rasata, capelli alla moda: “Cara sono io…” “Cavolo non ti avevo riconosciuto, così combinato puoi sfilare da modello, andiamo in sala mensa.” Il cibo non era affatto frugale, in fila i due brasiliani ebbero modo di riempire il vassoio con prelibatezze romane, anche un quarto di vino dei Castelli Romani. La loro presenza aveva ovviamente suscitato la curiosità dei presenti, Gioia e don Alejandro mangiarono in fretta poi si recarono nel vicino giardino, sedettero su una panchina, erano a disagio. Si guardarono in viso: “Gioia penso che anche tu sia dello stesso parere, che ne dici di…tagliare la corda, in questo ambiente non mi sento in imbarazzo, chiediamo a don Giuliano il favore di acquistare due biglietti aerei per Rio.” Nel frattempo però era accaduto qualche cosa di particolare fra il prete e Gioia. I due, in assenza di don Alejandro si erano incontrati, guardandosi negli occhi, senza profferir parola compresero che in loro due c’era qualcosa di particolare dal punto di vista sessuale. Si ritirarono nella stanza del prete dove presero conoscenza delle loro differenze dalle persone ‘normali’, di qui scaturì la comune decisione di restare insieme, lui spogliandosi della tonaca o meglio del clergyman lei di restare con lui a Roma. Marcello Colocci, questo il nome di don Giuliano da borghese era figlio del marchese Andrea che proveniva da progenie di ‘conquistatore di donne a getto continuo’, ma la natura non era stata benigna col discendente da tanta schiatta, Marcello era bisessuale ed in tal senso aveva avuto delle esperienze anche con compagni di seminario. Aveva avuto problemi di assoluzione col suo confessore e da allora non si era più avvicinato ai sacramenti ma era sempre in lotta con se stesso, la conoscenza con Gioia avrebbe risolto i suoi problemi dopo la classica ‘toga alle ortiche’. I due misero in atto la loro decisione: la mattina seguente don Aleyandro arrivò in taxi a Fiumicino e dopo i soliti due scali giunse all’aeroporto di Santos Dumont. Don Giuliano dietro imput dei suoi superori gli aveva consegnato diecimila €uro, molto probabilmente avevano voluto comprare il suo silenzio sul motivo effettivo della partenza del prete in solitario. La notizia non era passata inosservata ad un giornalista di un settimanale romano di ispirazione atea sempre a caccia di notizie piccanti che era riuscito a carpire ed a far pubblicare la notizia circa il vero motivo della partenza solitaria del prete dei poveri, la stampa filo vaticana aveva taciuto sull’argomento. Il giornalista facendo sfoggio di cultura letteraria aveva altresì fatto riferimento al contenuto di due romanzi ‘Il mio parroco fra i ricchi’ e ‘Il mio parroco fra i poveri.’ scritti da certo Clément Vaudel nel 1931. Lo stesso venne a conoscenza da parte di Bella dell’indirizzo della parrocchia di don Oliveira e gli fece pervenire il suo articolo. La sera seguente il prete all’ora di cena lesse l’articolo ai presenti, fu lungamente applaudito. Si era avverata la storia del romanzo ‘Il mio parroco fra i poveri.’ Gioia andò ad abitare con Marcello in una villa dell’Olgiata ‘magno cum gaudio’ della suocera che sperava di diventare presto nonna, progetto che la marchesa aveva dovuto mettere da parte con l’entrata in seminario del figlio ma anche stavolta non fu accontentata per motivi…operativi.