Il mondo delle signore

Gianaldolfo Gatti era deceduto all’età di cinquanta anni per infarto, era stato avvisato di questa possibilità dal suo amico e medico Alessio Tricarico: tanto cibo, poco moto, grasso evidente in tutto il corpo e bevute a base di spumante Franciacorta. Gianadolfo aveva assorbito le idee politiche dei suoi avi fascisti e monarchici che avevano gridato allo scandalo quando il 2 giugno 1946 il re fu costretto all’esilio allorché al referendum vinsero i repubblicani (anche se con qualche dubbio). Quel che più pesava a Gianadolfo era che in fatto di sesso faceva cilecca né erano valse le varie pillole tanto reclamizzate che avrebbero dovuto fargli superare le defaillances, niente da fare dopo la loro assunzione si sentiva malissimo e senza alcun risultato e dire che aveva la moglie in quel campo era molto dotata. Elisabetta Cenci di umili origini ma di una bellezza fuori del comune in società era la consorte ideale che gli faceva fare bella figura, oltre che avvenente aveva buon gusto nell’abbigliamento (con i soldi del marito). Da quando Gianadolfo aveva preso a far cilecca la dama si prendeva qualche licenza ritornando a casa oltre la mezzanotte, ufficialmente per giocare a carte con le amiche. Il marito non le chiedeva più nulla di quelle uscite, il motivo era palese. Alle esequie celebrate in chiesa dall’amico prete don Giuliani grandi lodi per il defunto, il vero motivo era che Gianadolfo non faceva mancare la pecunia… ai poveri della chiesa. Elisabetta non si era smentita, dietro il carro funebre era elegantissima tutta vestita di nero con pizzi, cappello, pantaloni e tacchi dodici, molto probabilmente si era preparata da tempo a quel luttuoso evento. Tumulata la salma nella cappella di famiglia al Verano Eli aveva salutato i presenti con un cenno della mano, non aveva alcuna voglia di sottoporsi a baci ed abbracci dei presenti oltre alle solite parole di circostanza, si sentiva liberata, era un’altra donna. Il dottor Tricarico con la sua Jaguar la accompagnò a casa e da buon medico, constatate le precarie condizioni della vedova (tutta una sceneggiata) le fece compagnia all’interno della villa e poi, dietro incoraggiamento di uno sguardo invitante dell’interessata sin dentro la camera da letto. Elisa Capogrossi, la cameriera era anche lei rientrata a casa, fu accompagnata da un componente dello staff delle Onoranze Funebri, voleva sincerarsi delle reali condizioni della signora cui era affezionata. Passando dinanzi alla camera da letto sentì dei lamenti, preoccupata aprì uno spiraglio della porta ma dovette constatare che non erano lamenti di dolore ma di piacere, Elisabetta inginocchiata al centro del letto matrimoniale stava subendo una ‘ciullata posteriore’, quella il motivo dei suoi alti lai. Elisa da cattolica praticante non approvava il fatto che la signora, appena vedova si desse alla pazza gioia soprattutto contro natura. Alda, sua figlia aveva preso i voti, come novizia era stata trasferita in un convento vicino Roma. Il perché di quella sua decisione, tutto d’un colpo la ragazza era stata baciata dallo Spirito Santo? La realtà era diversa: Alda aveva indossato l’abito di novizia seguito ad un delusione amorosa, dopo rapporti sessuali col suo fidanzato era stata da lui abbandonata per una giovane non bella ma ricca, non essendo più vergine senza essere sposata, (secondo la religione cattolica un peccato mortale) quale decisione migliore per trovare il perdono del Signore ed anche la tranquillità spirituale? Elisa aveva accolto la decisione della figlia con sentimenti contrastanti: da un lato contenta ma da un altro punto di vista la figlia, lei vedova, doveva essere il suo bastone della vecchiaia. Il nome scelto da novizia dalla ragazza? Suor Letizia, nome che significa gioia, felicità, le era sembrato il più giusto. La signora Cenci ben presto aveva abbandonato gli abiti da vedova, aveva assunta una cuoca per offrire agli invitati, soprattutto maschi pranzi luculliani, lei assaggiava a mala pena le vivande, ci teneva alla linea. Anna Fabrizi, la neo assunta chef era una cinquantenne romana sboccacciata e caciarona motivo per cui era stata cacciata dal titolare di un famoso ristorante della capitale ma poco gliene importava, era molto brava soprattutto nei piatti romani molto apprezzati in particolare dai turisti. All’inizio aveva procurato qualche problema alla padrona di casa soprattutto quando serviva a tavola e scopriva che un invitato maschio tanto maschio non era: “Te posso offrì ‘na mì specialità, finocchi in padella alla pecorina!” e giù una risata. Conosciuta dagli invitati nessuno se la prendeva più anzi era diventata un’attrazione, a fine pasto deliziava i presenti con storielle in romanesco a livello porno. Sfogliando una rivista automobilistica del defunto marito Elisabetta aveva acquistato una Alfa Romeo ‘Stelvio’ con cui scorrazzava per Roma spesso oltre i limiti di velocità consentiti incappando in fischi prolungati di qualche vigile. Talvolta riusciva a farla franca ubriacando la guardia municipale nel mostrare il ‘fiorellino’senza slip. Solo una volta aveva trovato un tutore dell’ordine che: “Si copra prima che la denunzi per atti osceni in luogo pubblico”, il cotale molto probabilmente era dell’altra sponda. Elisa sentiva sempre più la mancanza delle figlia Alda, fu autorizzata dalla Madre Superiora del convento a farle visita un sabato pomeriggio. Quando suor Letizia si presentò in parlatorio Elisa si sconvolse, la figlia era molto dimagrita e mostrava un’aria afflitta, si sedettero su un divano senza parlare, c’era poco da commentare. Prima di andar via: “Tutto bene?” “Si mamma.” Quando mai, doveva essere accaduto qualcosa di spiacevole nella vita di Alda da cambiarla completamente, a casa era sempre allegra e piena di vita, in convento… Elisa prese a piangere, Elisabetta si compenetrò, da buona atea non apprezzava le suore che avevano rinunziato ad una vita di società e ad avere un marito e dei figli, le considerava delle povere disgraziate. “Vai a parlare col parroco della circoscrizione, vedi quello che può fare per lasciare momentaneamente il convento e farla venire qualche giorno a casa mia.” Don Casimiro ben ammanigliato in Vaticano ottenne l’autorizzazione, suor Letizia per quindici giorni fu ospite dell’abitazione di Eli, motivo ufficiale far compagnia alla madre ammalata. La suora il mattino seguente non sembrava molto cambiata, dietro pressioni della genitrice aveva si indossato gli abiti da studentessa ma i capelli tagliati cortissimi stonavano col resto della figura, niente sorrisi, si era rifugiata nel salone della padrona di casa senza aver fatto colazione. La situazione non sfuggì a Elisabetta che interpellò Elisa: “Penso che tua figlia abbia bisogno dell’aiuto di un buon medico, è una larva di ragazza, se continua così …col tuo permesso vorrei farla visitare da Alessio, è una specialista in psicologia, potrà aiutarla. Alda non oppose resistenza, l’appuntamento era stato fissato per il primo pomeriggio, la mattina il medico aveva molti pazienti da visitare. Il dr.Tricarico solo al primo sguardo si rese conto che la ragazza aveva grossi problemi psicologici non facili da superare. “Ora io e suor Letizia resteremo soli così potrò rendermi conto della situazione. Mamma Elisa si recò nella sala di attesa sperando che il dottore facesse lui il miracolo di far riapparire il sorriso sul viso della figlia. “Allora dimmi innanzi tutto il motivo per cui hai preso il velo.” “Ho avuto una visione della madonna che mi suggeriva di farmi monaca…” “Parliamoci chiaro, mentire al proprio medico è una grossa sciocchezza, così non potrò aiutarti, mi hai detto una bugia, andrò a chiamare tua madre…” “No, la prego non lo faccia, le dirò la verità.“Alda prese il coraggio a due mani e riferì il vero motivo della sua decisione di farsi monaca: la vergogna di aver perso la verginità senza essere maritata e di non poter ottenere l’assoluzione del suo peccato mortale. Riferì anche che la vita in convento era diventata un inferno causa due episodi spiacevoli: il primo quando la madre superiore una notte si era presentata nella sua cameretta a gonna alzata avvicinando il suo ‘fiorellino’ bianco al viso di suor Letizia con l’intenzione di farselo baciare e poi un incontro ravvicinato con don Igino che una notte era entrato nella sua stanzetta e subitamente le aveva messo in bocca il suo pisellone riversandole un liquido maleodorante con la conseguenza che suor Letizia vomitò pure l’anima. La storia non era finita lì, la badessa, per vedetta, le assegnò i lavori più onerosi e spiacevoli mentre don Igino costretto ope legis ad una confessione settimanale riferì si il fatto da lui procurato ma affermando che era stata la novizia a provocarlo, peggio che mai la calunnia si sparse fra le colleghe che forse avrebbero voluto provare anche loro le gioie del sesso ma ufficialmente presero una posizione di assoluta condanna. In seguito a quella confessione al dottor Alessio scappò di bocca: “Cazzo…scusa la volgarità, non sono riuscito a trattenermi, mi erano giunte delle voci, peraltro incontrollate che riportavano dei fatti incresciosi che accadevano nei conventi, non vi avevo dato molto credito pensavo non fossero attendibili ma ora…Per oggi può bastare, nei giorni prossimi avremo altri colloqui. Cercherò di farti vedere la vita da altri punti di vista ben più piacevoli, per ora ti dico solo che col mio aiuto in futuro riacquisterai quella serenità che non hai, ora chiamo tua madre.” Il dottor Tricarico fu ringraziato con un abbraccio da parte del Alda che riuscì anche a sorridere, aveva compreso che quel medico avrebbe cambiato in meglio la sua vita. “Dottore lei è un mago, mia figlia non sorrideva da tempo, quanto le devo?” “Mi pagherà a suo tempo sua figlia...”Frase un po’ sibillina che nascondeva quello che il buon Alessio aveva in mente. Gli eventi si svolsero piuttosto velocemente, il dottor Tricarico provvide ad acquistare minigonne, camicette scollate e scarpe con tacchi a spillo che fece indossare ad Alda la quale all’inizio non riusciva quasi a camminare, una volta fu salvata da una caduta dalle provvidenziali braccia del dottore che si trovò le sue labbra incollate su quelle di Alda, scoperta di un mondo dimenticato da parte della ragazza che sentì dentro di sé un fuoco erotico che la trascinò sino all’empireo, il buon dottore aveva preso a baciarle il fiorellino portandola ad un orgasmo mai provato dalla suora. Dato l’eccessivo tempo impiegato dal dottore nel visitare la figlia, Elisa bussò alla porta dello studio e solo dopo un po’: “Mamma tutto bene!” La voce era squillante niente a che fare col solito tono dimesso. Quel ‘tutto bene’ portò a far entrare Alda nel mondo delle signore, dopo nove mesi la nascita di una bellissima bimba dal nome di Irene simbolo di pace. La vendetta era d’uopo, Alda preso in braccio il suo ‘fagottino’ si presentò in convento ed alla sbalordita badessa: ”Reverenda madre questo è un dono che ho fatto a Dio!”