Il numero perfetto
Lasciamo stare i proverbi, lo sappiamo tutti quale è il numero perfetto ma perfetto in che campo, per fare cosa? Alberto quasi sessantenne dopo un divorzio cercava di ricostruire la sua vita secondo ‘canoni aggiornati’, tutto intorno a lui sembrava cambiare in fretta, per lui non era facile adeguarsi, riconosceva si di essere stato in passato un tipo fuori del comune: anticonformista, disincantato ma spesso era stato circondato da imbecilli, da conformisti, da ‘bacarozzi’ questi ultimi ultimamente in ribasso per i numerosi scandali a loro carico ma non per questo meno pericolosi né messi fuori gioco. Tutto sommato ad Alberto questo non interessava gran che, bastava stare fuori dal loro raggio d’azione. In fondo il nostro ‘eroe’ non doveva piangere sul latte versato: ancora fisicamente piuttosto in forma, abbastanza fortunato in pecunia (aveva ereditato un bel gruzzolo non dal classico nonno americano ma da uno zio siciliano in lite coi parenti). Altro punto a suo favore un attico a Roma in fondo alla via Appia, tante piante cui si dedicava con passione, curava in particolare quella che fornivano tanti fiori. A proposito dei fiorellini femminei in passato, in quel campo aveva avuto sia soddisfazioni che problemi. A quindici anni primo ‘assaggio’, Livia la madre di un suo compagno di scuola separata dal marito ed affamata di sesso gli aveva messo a disposizione quasi giornaliera la sua vogliosa passera. Male gliene incolse al povero Alberto che frequentava un istituto religioso, dietro la spiata del direttore a papà Armando il giovane si trovò confinato in un collegio di Ancona, dai Birarelli’ famosi per la disciplina ferrea con cui trattavano gli allievi, niente più ‘sorca’ di Livia ma ritorno alla poco piacevole ‘falegnameria’. Il ‘confino’ famigerata istituzione fascista durò per Alberto tanti anni sino al conseguimento della licenza di liceo classico. Per sua fortuna era intelligente e dalla memoria ferrea, a lui Pico della Mirandola… queste sue qualità gli avevano permesso di evitare durante gli anni punizioni pesanti da parte degli istruttori. A diciotto anni, maggiorenne, universitario, per legge totalmente a carico del genitore gli parve di essere uscito di prigione. A pensione presso una signora che affittava appartamenti a universitari riprese la sua vita sessuale. Aida, quarantenne spesso la notte veniva a visitarlo in camera, gli aveva anche aperto un conto in un negozio di lusso dove approvvigionarsi di vestiti e di scarpe, cravatte esclusivamente napoletane di gran pregio. Una volta si recò nella casa paterna ma male gliene incolse, il non buon papà lo prese per un magnaccia, fine delle visite. Alberto era di natura orgoglioso, tutti i pomeriggi li dedicava allo studio, per risparmiare stampava le lezioni dal computer sino a che…”Questa è mia figlia Stefania, anche lei è universitaria a ‘La Sapienza’, ha una Cinquecento, potrete andarci insieme.” Stefania assomigliava molto alla ‘vecchia’ in tutti i campi compreso quello sessuale, conclusione Aida si accorse della loro liaison ed Alberto si trovò in strada con una valigia con i suoi vestiti, d’obbligo trovarsi un’altra sistemazione. Prima notte in albergo il ‘Laurentia’ nemmeno troppo caro 148 €. Con sua sorpresa fu svegliato nel mezzo della notte da un uomo che: ”Caro ti ho visto nella hall, hai un fisico magnifico che ne dici se…” ”Spiacente a me mi piace solo carne di vacca, non quella di toro…” “Aspetta prima di prendere una decisione, io sono Anna Laura, pratico il crossdressing, sono una donna completa, guarda questa non è una fica con tanto di clitoride ed a questa due tette che dici non sono rifatte…” Alberto ancora preso dal sonno: “Ne parliamo domani, ciao.” Anna Laura su dolcemente ma decisamente spinta fuori dalla camera. Quello strano incontro aveva colpito Alberto, il sonno tardava a venire, decise di andare a trovare il portiere di notte il quale lo precedette: “Signore se non ero lei è alla 23 A, molto probabilmente è venuta a trovarla Alberto.” “Alberto sono io.” “Quella che si è presentata col nome di Anna Laura è un suo omonimo, è molto ricca e per questo motivo viene tollerata dal padrone dell’albergo, le consiglio di pagare la camera e domattina presto sparire dall’hotel, lo faccio uno sconto a 100 €, ci vediamo domattina.” Alberto seguitò a non dormire ed all’ora stabilita dal portiere di notte: “Signore in fondo alla strada abita una signora anziana, non è un’affittacamere ma se va a nome mio, (a proposito sono Alfonso) la farà alloggiare e forse anche da mangiare.” Al suono del citofono, dopo un bel po’ di tempo: “Chi è?” “Signora mi scusi l’orario, mi manda Alfonso.” Il nome del portiere di notte convinse la vecchia ad aprire il portone. La scarmigliata ed insonnolita dama fu messa al corrente da Alberto delle sue disavventure, unico commento: “Il suo sembra un romanzo di Carolina Invernizio.” Alberto prese per buona l’affermazione della signora che rivelò di chiamarsi Provvidenza, un letto disfatto accolse Alberto che provvide alla sua sistemazione per poi finalmente prendere sonno sino a che altra voce femminile: “Á qui es la valise maudite devant la porte de ma chambre? Alberto saltò giù dal letto, aveva compreso la lamentela di quella voce femminile, uscì dalla camera e. “ c’est la mien, je m’excuse, je vais la retirer immédiatement.” Alberto munito di soli box si inchinò con un finto baciamano, la ragazza parve ‘ammorbidirsi’:”Je ne l’ai jamais vue chez ma tante.” “Colette il signore è un amico, piuttosto vai a preparare la colazione.” Alberto riprese in mano la situazione: “Gentile signorina Colette mi fa piacere che abbia imparato in fretta la lingua italiana, mi raccomando la colazione abbondante, sono affamato.” “Zia tratti meglio un estraneo che tua nipote, chi ti porterà in giro per Roma con la Jeep ricordo di tuo marito?” “Io ho corso le 24 ore di Le Mans.” “Avete rotto tutti e due, sembrate due coniugi litigiosi, me ne andrò a piedi come pure voi!” La vecchia mise in atto quanto promesso, Alberto borsa con le sinossi sotto il braccio destro si incamminò verso la fermata dell’autobus 109, Colette, distanziata lo seguì. Capitava tutto a loro due, un controllore salì sul mezzo, Colette aveva un abbonamento, Alberto ne era sprovvisto. “Cara, s’il vous plait usa il tuo abbonamento al mio posto, nella fretta…” “Manco pè gente, paga la contravvenzione!” “Questa è cattiveria pura…” Il controllore: “Sembrate due fidanzati litigiosi, volete che faccia finta di niente, ma non mi è possibile, si tratterebbe di omissione di atti d’ufficio, da buon siciliano vi dico ‘cama’ffare?” Colette:“Per questa volta …ma che non accada mai più.” Una sorpresa al rientro in casa. “Signora Provvidenza ha fatto onore al suo nome la pasta alla Amatriciana!” Colette era scapata in camera sua, piangeva: “A me non l’ha mai fatta, doveva arrivare sto…sto…” La ragazza smise di lamentarsi, la sua bocca era occupata…