Il Ritorno Di Alberto

“Alberto sono Letizia, la zia Mecuccia è deceduta questa notte per infarto…quando ti sarai ripreso chiamami.” In fondo Alberto questa notizia o prima o poi le la aspettava, Mecuccia, diminutivo di Domenica era sua madre vedova, non aveva malattie particolari oltre ai normali patologie della vecchiaia, il suo problema più grande era l’obesità dovuta al troppo cibo ingerito, il medico di famiglia l’aveva predetto: “O prima o poi il cuore cederà.” L’evento era accaduto una notte di luglio. Letizia era la cugina di Alberto cinquantenne maresciallo della Guardia di Finanza in pensione da pochi mesi, risiedeva a Roma. “Letizia vorrei evitare di venire a Jesi subito, mi conosci, sono un anticonformista e non sopporto di andare in chiesa ed essere circondato da persone, di cui alcune sconosciute che mi abbracciano e mi fanno le condoglianze per non parlare della predica del  prete che ripete la solita storiella  che esalta virtù dei defunti che in vita non avevano, arriverò a funerali eseguiti, mamma potrà essere seppellita nella tomba di famiglia, per le spese provvederò al mio arrivo, ti ringrazio in anticipo.” Due giorni dopo Alberto avvisò il portiere della sua partenza consegnandogli un biglietto da visita con i suoi dati del cellulare oltre ad una consistente mancia, se la meritava sia per la sua devozione che per la presenza in casa sua di cinque figli, non sapeva proprio….” La Jaguar X type era l’acquisto fatto di recente con la somma ricavata dalla vendita di una villa a Jesi in occasione della morte della zia Giovanna. Era da tempo che non percorreva la strada Roma – Ancona, era un po’ migliorata per la presenza di nuove gallerie che evitavano di inerpicarsi sugli Appennini. Nel compact disc musiche rilassanti di Mozart che erano in sintonia col suo stato d’animo. Giunse a Jesi in via San Martino nel pomeriggio, posteggiò nel cortile e suonò a casa di Mariola, cameriera di sua madre che abitava nel piano terra sotto la sua abitazione. La cameriera era un ex contadina molto affezionata alla sua famiglia, non disse nulla ad Alberto, solo un abbraccio affettuoso e lo aiutò a trasportare i bagagli al  piano della  casa di sua madre. “Cavaliere le preparo qualcosa da mangiare?” “Solo un piatto di spaghetti all’olio e della frutta, mi cambio e scendo a casa sua.” L’abitazione materna era in perfetto ordine, Mariola era una donna pulita e precisa nel suo lavoro, una fortuna per Alberto che altrimenti avrebbe avuto problemi alla conduzione delle normali faccende domestiche. Anche Mariola era vedova, suo marito Dario era deceduto per un carcinoma allo stomaco, da quel momento era entrata a far parte della famiglia di Mecuccia, era anche la sua confidente. “Grazie di avermi fatto trovare la casa in ordine, le darò il doppio dello stipendio che le elargiva mia madre.” Mariola non era il tipo che gesti eclatanti, solo un grazie con gli occhi pieni di lacrime, era molto affezionata alla madre di Alberto. “Letizia sono a Jesi, sto venendo a casa tua. “La cugina abitava in via San Francesco, all’attico di un palazzo con vista su tutta Jesi, aveva sposato Guglielmo detto Guy un funzionario di banca, anche con lei nessuna smanceria. “Il giorno del funerale la casa di tua madre era affollata di amici che hanno accompagnato a piedi il feretro sino alla chiesa delle Grazie, alla fine della messa solo io e Guy abbiamo seguito l’auto funebre sino alla vostra cappella dove è seppellito anche tuo padre, nei giorni prossimi sarà apposta la lastra con la foto e indicazioni della zia Mecuccia. Questa è la fattura di tutte le spese ed esclusione di quelle della chiesa.” “Mi risulta che il Papa abbia stabilito che i parroci non possano pretendere dei compensi per la loro opera.” “In teoria, in pratica tutti in chiesa sono andarti in sacrestia ed hanno sottoscritto un ‘fiore che non marcisce’, tradotto hanno sborsato minimo cento Euro, io sono stata costretta a dare cinquecento Euro.” Alberto, notoriamente ateo si augurò che il parroco usasse quella somma tutta per spese in farmacia! “Caro cugino se vuoi puoi mangiare da noi.” “Ti ringrazio ma Mariola si è già proposta alla bisogna e si offenderebbe e poi voglio vivere a casa dei miei, è da tempo che manco.” L’abitazione dei genitori di Alberto era di due piani più la cantina e ‘la grotta’ un tunnel che si espandeva sino alla parte sotterranea di Jesi, al primo piano camere da letto, salotto e servizi, al secondo piano cucina, sala da pranzo e locali dove stipare le vettovaglie, Alberto con piacere riprese possesso  della casa, gli ricordava la sua gioventù. I primi giorni il ‘cavaliere’ (era stato nominato per i suoi ottimi precedenti di servizio) dedicò il suo tempo a controllare un po’ tutta l’abitazione, quello che più lo colpì era uno sgabuzzino a metà scala fra il primo ed il secondo piano: dentro tanti ‘chiaffi’ termine usato da mamma Mecuccia originaria di Grotte di Castro in quel di Viterbo. Una collezione di volumi contenenti cartoline pervenute allo zio Peppino, capo stazione superiore di Foggia marito della zia Maria morto sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, poi  oggetti opera dello zio Alberto un capitano di Artiglieria deceduto in seguito a tifo, poi tanti suoi giocattoli ed infine una scatola di legno. Dentro qualcosa di particolare: una piccola sacca in pelle contenente tre cristalli di rocca ed un libricino dal titolo ‘Pietre magiche antistress’. Lunga spiegazione: ‘Secondo gli sciamani i quarzi, avendo struttura simile a quella dell’energia umana riescono ad entrare facilmente  in sintonia con essa ed a riportarla in equilibrio. La loro struttura chimica è a base di silicio un elemento che elimina le impurità dell’organismo ristabilendo l’equilibrio energetico. All’inizio tenerlo qualche ora a contatto con il corpo in modo che la sua energia si sincronizzi con la propria. Il quarzo deve imparare a conoscere la persona. Chiudere gli occhi e riaprili e guardare il cristallo come se fosse un amico al quale si può chiedere un favore. Si può comunicare con la pietra il motivo per cui si sta per chiedere un favore, ciò permette all’organismo di liberarsi delle tossine psicofisiche e poi declamare la formula: ‘Da oggi tu proteggi la mia tranquillità, aiutami a rilassarmi ed a combattere lo stress e le tensioni. È possibile anche dialogare con i cristalli, nel nostro cervello essi risponderanno alle nostre richieste.’ Alberto rimase molto perplesso, mai era venuto a conoscenza di questa pratica,  la mise in funzione. Dopo due giorni riuscì a mettersi in contatto con i quarzi chiedendo di poter liberarsi delle tensioni che negli ultimi tempi l’avevano colpito. Il cervello di Alberto percepì una risposta: “Stenditi su un divano, al buio, chiudi gli occhi e pensa ad un cielo stellato.’  Dopo un po’ percepì  un fluido che lo pervadeva in tutto il corpo ed una voce interna: “Ora sei rilassato.” Alberto aveva avvertito una distensione diffusa in tutto il corpo e la solita voce: “Ora stai meglio, se hai bisogno noi siamo a tua disposizione.” Alberto pensò di riprendere i contatti con i suoi ex compagni di scuola, forse dopo tanti anni erano cambiati di aspetto, i cristalli potevano aiutarlo e così una domenica mattina si vestì in modo elegante, prima di uscire chiese loro aiuto: “Che ne è di Raffaella una mia amica…” Risposta: “Abita ancora in un villa dietro casa tua, sta per uscire, affacciati e chiamala.’ Alberto aperta la finestra effettivamente vide una signora che stava uscendo di casa, sicuramente era lei, la chiamò: “Raffaella sono Alberto.” La dama alzò gli occhi, si ricordava bene di Alberto ma era perplessa, dopo tanti anni. “Raffaella se mi aspetti dinanzi al monumento a Pergolesi ci potremo incontrare.” E così fu. Si abbracciarono senza parlare, troppo grande era stata l’emozione per entrambi, si guardavano negli occhi: “Cara mi trovi molto invecchiato?” “In questo campo possiamo dire di essere alla pari anche io…” “Andiamo sul corso al bar Bardi, staremo più comodi.” All’entrata nel locale furono accolti da un vecchio cameriere, Alberto lo riconobbe: “Settimio è un piacere rivederla.” “Mi scusi signore ma in questo momento…” “Sono Alberto, da giovane venivo spesso in questo bar.” “Ora mi rammento di lei, è un gran piacere rivederla, sedetevi, vi offro io un Campari soda come ai vecchi tempi.” Alberto si meravigliò della prodigiosa memoria del cameriere poi d’impulso: “Cara vado in bagno.” Era una scusa per avere dai cristalli notizie su Raffaella:”Che mi dite di lei?” “Possiamo definirla un po’ farfallona, ha tre figli il primo è di suo marito da cui è separata,  le altre due, femmine ‘provenienti’ da un amante sposato che però non intende lasciare la legittima consorte.” Alberto non se l’aspettava ma in fondo era poco interessato alla moralità della signora. Ritornato a sedersi vicina all’amica: “Che mi dici della tua famiglia, io sono vedovo senza figli.” “Io ne ho tre, un maschio Antonio militare di carriera e due femminucce Patrizia e Violetta molto belle, sono la mia gioia.” Alberto pensò di approfittare dell’occasione per usufruire delle ‘grazie’ di Raffaella, era tempo che andava in ‘bianco’, la invitò a mangiare a casa sua avvisando  della novità Mariola che aveva già provveduto a preparare il pranzo. “Se sei d’accordo vorrei far venire anche le mie figlie.” Nuova telefonata a Mariola: “Gli ospiti sono diventati tre.” “Care siamo tutte a pranzo da Alberto.” “Quando venivo qui la tua casa era uguale ad ora, ad ogni modo è un bel ricordo anche se po’ triste…” Violetta e Patrizia suonarono il campanello, evidentemente sapevano dove abitava Alberto, la loro madre doveva aver comunicato loro passata amicizia che li aveva legati. Erano due ragazze alte, longilinee, molto simili fra di loro in quanto a viso e corpo, solo i capelli erano differenti, una bionda l’altra bruna. Violetta: “Cari mamma ed Alberto dev’essere stato triste per voi ritrovarvi imbruttiti ed invecchiati…” “Non essere impertinente more solito, il signore qui presente poteva  essere  vostro padre se…” “Io sono per i vecchi metodi ormai in disuso, care ragazze da padre vi avrei sculacciate alla grande, che mi dite?” “Violetta: “Abbiamo il senso dello humour, nostra madre ci ha parlato di te, saresti stato un padre eccellente vero Patrizia?” “Finita la diatriba vediamo quello che ci ha preparato Mariola, tutto a base di pesce come piace a me, il Verdicchio è del mio amico Giorgio.” Le due ragazze al termine del pranzo accesero una sigaretta Turmac. “A’ cose,  qui il fumo è off limits questo sarebbe stato un motivo per delle  sculacciate!” “Papino perdonaci non lo faremo mai più, se vuoi questo è il mio popò!” Violetta si era alzata la gonna mostrando un bel sedere provocando la risata della madre e della sorella.” “Siete troppo giovani per me, mi contenterò di quello di Raffaella si vi levate dalle balle!” “Mammina preparati ad un assalto all’arma bianca sempre che Alberto…” Le due sparino in un fiat dalla circolazione, la punizione era in vista! “Mettiamo in atto quello che hanno pronosticato le tue figlie o c’è qualcuno che potrebbe risentirsi di una tua performance sessuale.” “Che ne dici di pensare solo  a noi, ho sofferto quando una mattina di tanti anni fa ti ho visto in divisa alla stazione che stavi per partire, mi dicesti che andavi a frequentare il corso allievi sottufficiali, capii che ti avevo perduto per sempre!” In bagno, denudatisi i due si guardarono in viso ridendo, ognuno mostrava qualche pecca della vecchiaia. Raffaella era più piccola di statura delle figlie in compenso era molto brava a letto. Alberto supino, la signora  si gettò sopra di lui ed iniziò una danza rotatoria che la portò presto all’orgasmo ma non si fermò, stava recuperando il tempo perduto, anche qualche lacrima. “Non pensavo di far piangere una femminuccia!” “È stato il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato, se sei d’accordo ceniamo e passiamo la notte insieme come se fossimo in viaggio di nozze.” Mariola avvisata di preparare la cena per due non fece commenti, solo un gelido saluto. La mattina appena alzati colazione alla grande, i due dovevano recuperare le forze Col passare del tempo qualcosa stava cambiando nella mente di Alberto, un po’ di noia per la routine di tutti i giorni uguali, lui non era innamorato di Raffaella, solo sesso. Chiese consiglio ai cristalli di come comportarsi in futuro. Risposta tagliente: “Taglia.” E così fu: “Cara devo rientrare a Roma, c’è bisogno della mia presenza per sistemare alcuni affari importanti che ho lasciato in sospeso, potrei perdere molti soldi.” Inutile cercare di imbrogliare una femminuccia, è risaputo che le donne ne sanno una più del diavolo. “Ho capito, ti sei stancato di me, torna a Roma dove sicuramente hai lasciato qualche conto in sospeso con delle giovani donne, auguri.” Raffaella sparì sbattendo la porta, capì che questo era un addio definitivo. Alberto liquidò finanziariamente Mariola, andò presso una agenzia di vendita lasciando  una delega per alienare la casa dei suoi e riprese la via del ritorno con la fida Jaguar. Quello che all’andata era stato un viaggio triste contrariamente, al ritorno fu in allegria, Alberto si ritrovò a cantare insieme ai  cristalli!