Il signor Lui Chi

L'ho incontrato al bar.
Niente occhi a mandorla.
Strano era strano.
Ubriaco era ubriaco e stressato era stressato.
Che hai? gli ho chiesto.
«Niente niente» m'ha risposto.
«Sono solo... sono solo milioni e milioni d'anni che nessuno riconosce a Cesare quel ch'è di Cesare.
E che tutti si prendono i meriti al posto d'un altro.
Io.
Io ho messo i mammut dove li trovano adesso.
Infatti avevo intuito la lunga conservazione ed il frigorifero, bensì con la scusa d'una banale era glaciale, tra l'altro estemporanea, manco un riconoscimento m'hanno dato.
E sempre io avevo afferrato il serpente... il serpente perde la pelle perché va in vacanza senza la crema solare e quindi l'avevo inventata.
E pure allargata a tutte le razze.
Altro che per evento ciclico e naturale e... e credi per questo abbia avuto un credito?
Manco morto.
Poi anche, sempre io, sarei l'iniziatore unico dell'umana era moderna.
Ma quale ruota.
Ma quale ferro.
Ma quale fuoco.
La mia infallibile pillola sterilizzante, solubile in acqua, per dinosauri ha dato il via, in relativamente poco tempo, al clamoroso sviluppo dell'uomo.
Ed invece tutti credono sia stata una stantia sassata cosmica a terminarli e dunque a lasciarci campo libero.
Non ne posso più.
Ed adesso arrivi tu e bello bello mi chiedi cos'ho.
Che prendi in giro?».
No no scusa.
Non volevo.
T'avevo solamente visto depresso e solitario e m'andava di darti una parola di conforto.
«Non parlarmi della parola!
Che di nuovo io per primo la creai, urlando aiuto, mentre il leone lunghe zanne mi stava assalendo.
E naturalmente non arrivò nessuno.
Figurati.
Non capiscono nulla neanche di questi tempi pensa in quelle remote condizioni».
E come hai fatto a rimanere vivo?
«Semplicissimo!
Ho urlato una roba diversa.
Ho urlato qui c'è un'immensità d'oro e sono arrivati praticamente d'invasione.
Al che ne ha mangiati un'esagerazione ed altri ne arrivavano e giù in di lui pancia.
E via così all'infinito tanto che alla fine... alla fine mi sono annoiato di quello spettacolo e di per cui, ho creato pure il fucile e gli ho sparato.
Ed è per quello mi trovi in codesto luogo.
Praticamente tento di dimenticare.
È troppo umiliante dover uccidere per poter sopportare d'appartenere ad un genere ch'è attratto, banalmente e tristemente, unicamente dalle questioni atte al farlo crepare nel minor tempo possibile.
Amico.
È troppo umiliante.
Non so se te ne rendi conto.
Non so se te ne rendi conto».