Il silenzio
Non essere triste, tua mamma arriva presto. Non ti ha fatto indossare il grembiulino perché lo ha lavato ieri sera e stamattina era ancora umido. Però, anche senza il grembiulino, sei carino, simpatico, ma non mi guardare così!
E’ giovane tua madre. Una ragazza. Troppo giovane per certe responsabilità. No, dicevo, è bella tua madre, molto bella. Non ti preoccupare arriva a momenti. Almeno lo spero. Mi ha chiesto di darti uno sguardo e te lo sto dando lo sguardo, porca vacca! Ma perché non arriva? Io sono una bidella, non la croce rossa. Tengo i miei problemi. A quest’ora dovrei stare già in cucina a preparare qualcosa, puttana Eva! Quando torna a casa, mio marito non vuole sentire ragioni e diventa violento. Anche perché è convinto che mi trattenga a parlare col maestro Mezzacapo e che io sia una troia. No, no, me ne devo andare. Questa non viene. Che faccio? Me ne devo proprio andare.
Senti bambino, vieni qui. Siediti qui. Vedrai che la mamma a momenti arriva. Abbi pazienza io me ne devo andare. Vedi quel signore? Quello viene da un paese lontano. Viene qui in piazza ogni giorno e fa la musica, una musica meravigliosa, dolcissima. Tu stai qui ad ascoltare. Ti piacerà. La mamma arriva a momenti, scusami, io devo andare, tu sei un giovanottello giudizioso e mi capisci. Non mi guardare così. Vedrai che arriva. Tranquillo!
Era sceso il buio. La piazza era deserta. L’uomo che veniva da un paese lontano se ne era andato con i suoi strumenti. La mamma arriva a momenti. Il bambino guarda il cielo, quante stelle! C’è un silenzio siderale. Ma la mamma arriva, a momenti. Certo.
Quanti momenti? Tanti. Quasi 70 anni. 70 anni di silenzio.
Il bambino era sempre lì, assorto, seduto come uno scolaretto. E c’era uno spicchio di luna, una falce gialla nel cielo pieno di stelle.
In fondo, sulla strada, le macchine passavano come in un sogno.