Il Sogno Di Annètt
Annètt era all'uscio di mattoni e davanti a sè distese di verdi rugiade notturne.
Fumava, lei, con il suo scialle nero arancio che le copriva a stento il petto; i suoi capelli raccolti erano troppo pesanti per l'esile collo.
Guarda la penombra sui cipressi cullati ed ogni movimento lento era un pensiero che nasceva e si compieva nella nascita di un altro.
E suoi occhi neri semichiusi per abbandonarsi alla tranquillità del luogo.
La bella Annètt sola nel suo mondo inguantato dall'illusione di una qualche possibilità di riuscita.
Quanto fragile può essere una goccia di rugiada nei pensieri eterei dell'anima illusoria di un uomo?
Annètt inala l'ultimo respiro di quiete, poi si volta e varca la soglia; piccoli passi su marmo, la leggera mano posta sulla nera ed esile ringhiera.
Nella sua stanza la gatta bianca che dorme sicura nei suoi vestiti e stanca del troppo sognare, china si posa su morbidi pensieri, assopendo se stessa in concessione a Morfeo.