Il tesoro di San Rocco (seguito di "La Colonna Stregata")

"Faida di sangue tra coniglietti e pinscher – entrambi nani – senza risoluzione ONU ma della Santa Sede"

Era proprio una bella giornata di sole: me ne stavo tutta rilassata sul balcone, quando ad un certo punto odo un insistente stridio di clacson.

In strada a bloccare il traffico c’è Nonnino, che avanza con il girello. Dai caseggiati affacciati sulla strada la gente si affaccia dai balconi a mirare e sparge la voce ai vicini: “É tornato! Il defunto è tornato dall’inferno!”, e qualcuno gli chiede pure: “Scusi, ma lei non stava...all’inferno??”. “Ci sono rimasto un paio di giorni...l’ospizio in confronto è il Cocoricò! Non si poteva nemmeno bere o fumare!! Quei diavoli sono dei preti!!!”. Tornato a casa mamma gli fa: “E che si ritorna così dall’inferno, tutto smandrappato!?” e gli rimette a posto la vestaglia, ma nel fare ciò si accorge che in una tasca c’è uno scettro...alchè non perde di certo l’occasione per fare la maestrina: “Questo è lo scettro di S. Rocco: probabilmente gli è entrato nella vestaglia nel momento in cui è precipitato sotto terra, infatti lì è dove si trova la tomba di S. Rocco con il suo tesoro. Secondo una leggenda poggese riportata da Antonio Fattucchieri questo scettro può essere in grado di far resuscitare i morti!” e non si fa nemmeno scappare l’occasione di telefonare ad Antonio Fattucchieri – autore di numerosi testi sulla stregoneria e la demonologia, nonchè profondo conoscitore dei miti e delle leggende poggesi – al fine di comunicargli questa grande scoperta archeologica: “Antonio carissimo...lo sai che abbiamo ritrovato lo scettro perduto di S. Rocco!?!”. “Ma quale? Quello che fa resuscitare i morti?!”. “Sì, proprio quello! L’ha riportato papà!”. “Sensazionale! Provatelo subito! Così se funziona ci scrivo un altro libro!”. “Certo Antonio, io ne prenoto subito una copia! Tornando a noi, lo scettro lo proverò sicuramente su mia suocera, che tanto è più morta che viva!”.

Intanto, in ospedale, la nonna (paterna) del mio padroncino è tenuta in una stanza al piano terra, con la flebo e l’elettrocardiogramma attaccato che mostra il continuo susseguirsi dei fusi accompagnati dai vari BIP BIP. Affianco ad ella vi sono le Figlie di Billina – ferocissimo esemplare di pinscher nano – con tanto di cappellino e divisa della Croce Rossa. A un certo punto entrano però due infermiere e la più stronza le dice: “Signora, mi scusi ma i cani non ci possono stare qua dentro!”. “No...no...le mie cucciole”. “L’ospedale è una struttura pubblica, signora! I cani NON CI POSSONO STARE!!”. Intanto le vengono tolte le cagnette e l’elettrocardiogramma inizia a pulsare sempre di più, sempre più velocemente... “FUORI I CANI DALL’OSPEDALE!”. “No, non me le togliete...non mi togliete le cagnette!”. “SIGNORA! SIGNORA!! MI SCUSI!!!”. “Sono la mia unica ragione di vita!”. “SIGNORA...ARRIVEDERCI!”. Allorchè l’ultima figlia di Billina lascia la stanza ed emette l’ultimo guaito, l’elettrocardiogramma pulsa all’impazzata fino a diventare piatto...e la nonna esala il suo ultimo respiro. Poco prima eravamo giunti alla sala accettazione dell’ospedale e mamma aveva chiesto della signora ricoverata in rianimazione, poichè “Suo nipote la voleva vedere un’ultima volta prima della sua dipartita”, e infatti il mio padroncino mi ha portata in una confezione regalo con un fiocco sopra come “Regalo per la nonna”, ma purtroppo inizia il solito casino: “Mi spiace, ma agli animali è vietata la presenza all’interno del nosocomio”. “Bè ma se non gli faccio visita portando un animale, cosa le porto?! Un altro animale??!” “Ma la signora tanto sta poco bene, tra poco può essere pure che schiatta...”. “Va bene, allora attenderemo qui, ma non più di mezz’ora, altrimenti mi devo stendere, mi fa male la schiena...”. “Se si deve stendere, signora, vedo se c’è qualche barella disponibile...”. Ma dopo pochi minuti arriva la triste notizia: “La signora non ce l’ha fatta”, ed ecco che l’infermiera entra nella stanza che custodisce le spoglie mortali della nonna e le comincia a staccare i vari macchinari che aveva addosso: “Oh! finalmente è schiattata la vecchia! Non se ne poteva più...proprio una barbona...con questi cessi di cagnetti sempre qui intorno...ma cos’è?! Un ospedale o un canile?!!”. Ma intanto una figlia di Billina – uscita dalla porta – rifà il suo ingresso dalla finestra, e a quel punto la nonna riapre gli occhi e blocca la mano dell’infermiera...a cui viene un infarto. Dunque una volta entrati ci troviamo dinanzi alla nonna – che doveva essere morta – viva, e all’infermiera – che doveva essere viva – morta. “Ma tanto l’importante è che ci sia comunque qualcuno morto” precisa mamma, e pertanto Nonnino coglie l’occasione per alzare lo scettro e scuoterlo sopra all’infermiera: dalla finestra della camera entra una luce soffusa, si ode una musica pallosa in sottofondo...e non succede niente. Nonnino, stufo di aspettare, ne approfitta per accendersi una sigaretta; dopo qualche minuto, però, l’infermiera resuscita, ma non perde l’occasione per rimproverare che “L’ospedale è una struttura pubblica, NON SI PUÓ FUMARE”, ecc. ecc., allorchè Nonnino, con ancora lo scettro in mano, lo alza e lo usa come una mazza sfracellandolo sopra alla testa dell’infermiera, la quale dunque torna nell’aldilà.

Una volta a casa mamma telefona ad Antonio Fattucchieri e gli comunica che “Lo scettro di S. Rocco può far resuscitare i cristiani...ma li può pure ammazzare”.

Tuttavia, a questo punto, si pone il problema di dover trovare una sistemazione idonea al tesoro di S. Rocco, sistemazione che viene riscontrata da parte del comune nel polo museale civico di Poggio San Rocco, da destinare a una fondazione Onlus. La Piccola Opera Grugnitas Onlus, nell’ambito del progetto “Poggio Conigliese”, provvederà al reinserimento sociale ed occupazionale dei coniglietti affetti da sindrome post‐traumatica da convivenza con bimbi pestiferi attraverso l’attività di gestione attiva e partecipe del polo museale dedicato alla vita e alle geste terrene di S. Rocco, con particolare riferimento alla piccionagiomachia.

Durante la festa delle carote tenuta nei locali della Piccola Opera Grugnitas – quest’anno dedicata alla futura canonizzazione del suo fondatore, Nelson Grugnela – in qualità di presidente della fondazione, faccio i miei grugniti di saluto agli ospiti, ai familiari, agli operatori, ai volontari, alle autorità religiose e laiche, ai benefattori, ai simpatizzanti tutti della Piccola Opera, e ai vecchi lì presenti perchè non hanno di meglio da fare. In particoalre ci tengo molto a salutare i rappresentanti delle istituzioni: prima quelle laiche, ovvero sindaco, vicesindaco, assessori, giunta comunale, presidente della provincia, presidente della regione, presidente del BIM, dell’Ente Porto, consiglieri, vice e assessori vari, gli imprenditori che hanno finanziato la campagna elettorale dei vari presidenti, vice, assessori e consiglieri vari, il prefetto, il vice prefetto, il questore, il vice questore, il capo della polizia, dei carabinieri, dei vigili urbani, della guardia di finanza, dei NAS, dei vigili del fuoco, della protezione civile, della guardia forestale, dei boy scout, delle giovani marmotte...e relativi portaborse. Ovviamente dopo aver salutato i rappresentanti delle istituzioni laiche, occorre salutare anche quelle religiose: i parroci, il vescovo, il monsignore, il cardinale, i diaconi, gli arcidiaconi, suore, frati e monaci vari, i cappellani militari, il maestro dei templari, il gran inquisitore, il gran ciambellano e la sibilla di Italia 328; dopodichè inizia il mio discorso: “Cari fratelli e sorelle, siamo qui tutti riuniti per celebrare la nostra oramai consueta e attesa festa delle carote, ovvero la grande festa dell’amicizia della Piccola Opera Grugnitas, un momento, questo, particolarmente gradito in quanto anniversario del ritorno alla Casa del Padre del compianto fratello Nelson Grugnela, a cui rivolgiamo il nostro più caro, fraterno, grugnito. Sono profondamente convinta che Nelson Grugnela ci sta guardando da lassù” [tutti i coniglietti guardano il soffitto e uno commenta: “Non è giusto! Nelson Grugnela può salire sul tetto e a noi non è permesso!”] “e pertanto non posso non sottolineare come in questi anni abbiamo sempre mirato a portare avanti – non senza sacrifici e incognite – ciò che è stato allo stesso tempo obiettivo, missione e scopo ultimo della vita terrena di Nelson Grugnela: infondere la speranza della carità a ogni bisognoso che ne faccia domanda, come il Buon Pastore infonde la speranza della vita al suo amato gregge. Ciò che contraddistingue la Piccola Opera dalle altre Onlus è che mentre le altre si interrogavano sul come estinguere il male, noi abbiamo preferito fare il bene. Perchè il male è semplicemente l’assenza del bene, e infatti il male non può esistere senza il bene, così come la morte non può esistere senza la vita, il dolore senza la speranza, il perdono senza il peccato e i testimoni di Geova senza i campanelli. Ed è stata proprio l’incessante, perenne e instancabile ricerca della pia attuazione del bene terreno che ha permesso oggi di far conoscere al mondo come le grandi opere della Piccola Opera siano oramai divenute la testimonianza tangibile, chiara e forte che la dipartita terrena di Nelson Grugnela non è stata vana, poichè il nostro impegno all’interno della società civile rispecchia quella che è sempre stata la sua inconfondibile volontà. E ora dirò di più: di fatto Nelson Grugnela – avendo concepito la nostra comunità come emanazione di un più elevato, cristiano impegno al servizio degli ultimi – già nella lettera del Natale 2017 scriveva Io ho un sogno. Un sogno ove i diritti civili dei coniglietti non vengono più calpestati, ove la discriminazione dei coniglietti è solo un brutto ricordo, ove nei supermarket vi sono anche gli alimenti per coniglietti e non solo per cani e gatti! Ecco, questo sogno è vivo e vegeto ancora oggi, e ne è testimonianza l’imminente progetto che ordunque approfitto per annunziare a voi e a Nelson Grugnela. Si tratta del progetto Poggio Conigliese, mezzo ideale di espletamento dell’opera meritoria portata avanti dalla Piccola Opera Grugnitas, e soddisfacente in toto i grandi principi di pace, amore, tolleranza, solidarietà reciproca, rispetto verso il prossimo, cooperazione attiva, assistenza al territorio, vetrina della nostra realtà turistico‐economica, valorizzazione dei prodotti gastronomici poggesi, quali – in via esemplificativa – erbette fresche, fiorellini saporiti, frutta e verdura prelibate, nonchè ritorno alla terra friabile e ideale da scavare. Tutti valori che il nostro fratello Nelson Grugnela non ha mai smesso di predicare e di insegnarci nel corso della sua magnanima vita terrena. Grazie a tutti voi di essere così numerosi oggigiorno: siete il motore silente della Piccola Opera Grugnitas. Ed è grazie a voi se la macchina della solidarietà oggi può fare così tanti km: tutto ciò di cui vi ho parlato – senza il vostro aiuto e sostegno – non solo non sarebbe stato possibile, ma nemmeno lontanamente immaginabile. Non mi stancherei mai di dirvi grazie. Un grazie di cuore da parte mia e di Nelson Grugnela. E ora, cari amici, festeggiamo tutti insieme, e brindiamo alla Piccola Opera Grugnitas! Gu! Gu!”. Iniziata la festa con dj set e presenza del noto comico televisivo Paolino, non mancano però ospiti sgraditi: le Figlie di Billina Onlus, infatti, non hanno per niente digerito l’affidamento del polo museale alla Piccola Opera Grugnitas, e pertano due di loro arrivano alla festa portando con sè un regalo sgradito, un cavallo di Troia consistente in un pacco (contenente una bomba) da consegnare alla sottoscritta. Ma la festa delle carote è molto animata: tanta gente che va e viene in una sala affollatissima, con coniglietti che saltellano di qua e di là. Anche con i l’hoverboard. Le Figlie di Billina riescono a evitare di rimanere acciaccate dall’hoverboard...ma non hanno calcolato che dopo l’andata c’è anche il ritorno! Ed ecco l’hoverboard tornare e schiacciare la figlia di Billina con il pacco bomba in bocca, che dunque rotola per la sala. Ma la figlia di Billina superstite riesce a zigzagare tra i piedi, le zampe e le ruote dei presenti e a recuperare la bomba. Intanto c’è il momento della conferenza stampa con Paolino, circondato da giornalisti che fanno interviste, foto e video: insieme ai coniglietti, insieme alle famiglie, insieme ai bambini, insieme ai rappresentanti delle istituzioni...e a un certo punto a un giornalista viene in mente che starebbe bene anche insieme a un tenero cagnolino; pertanto afferra la figlia di Billina – la quale lascia cadere il pacco bomba – e la mette in mano a Paolino, il quale esclama una delle poche cose che sa dire: “Ci si diverte ABBBESTIAAAAA!!!”. Intanto il pacco bomba – lasciato incustodito – diviene oggetto di contesa tra i vari coniglietti: “L’ho visto prima io!”, “No, io!”, “Lo prendo io che sono più intelligente di te!” e alla fine la bomba cade per terra ed esplode lì in mezzo. E il disegno criminoso di attentare alla mia vita va, letteralmente, in fumo.

E in fumo va anche la liquidazione del riasarcimento dovuta dall’assicurazione che copre i danni causati alla Piccola Opera Grugnitas, poichè la compagnia assicuratrice mi invia una lettera con scritto:

 

“Gentile cliente, a seguito della richiesta n° 12520, avente come oggetto la liquidazione dei danni causati all’ente di cui la S.V. Ill.ma è legale rappresentante, siamo spiacenti di informarLa che la polizza danni da Lei stipulata è finalizzata alla copertura assicurativa dei soli sinistri causati da episodi tellurici di almeno il decimo grado Richter, tsunami con onde anomale persistenti, eruzione vulcanica, scioglimento delle calotte glaciali, caduta di meteoriti, onda massonica, esplosione nucleare, erosione da antimateria conseguente ad apertura di buchi neri, attentati terroristici di matrice non islamica, maledizione del faraone, rivolta degli autobot e invasione dei plutoniani.

Essendosi verificato un sinistro del tipo

 

pacco bomba a origine cagnesca

 

e non essendo la natura dello stesso compresa nella lista sopra elencata, ne consegue che la richiesta di liquidazione presentata dalla S.V.I. è da dichiararsi illeggittima e di conseguenza non espletabile.

Nel ringraziarLa per la fiducia accordataci, Le auguriamo una splendida giornata”.

Dopo aver scritto una mail per presentare le mie formali proteste all’IVASS (e per conoscenza all’ENPA), non mi rimane altro che pensare ai funerali dei coniglietti vittime della bomba da dover celebrare, e dunque non mi resta che annunziare che si porgerà l’ultimo saluto alle loro spoglia mortali all’interno delle mura della chiesa di S. Antonio, il protettore degli animali. “Figata! La chiesa davanti al parco giochi!” esclama un coniglietto; “Magari mettessero le bombe tutti i giorni!” commenta un altro.

Il giorno della cerimonia funebre mi metto dunque in viaggio guidando il pulmino della Piccola Opera con gli altri coniglietti a bordo, dirigendomi verso la chiesa, ma le Figlie di Billina – che quel giorno avevano ordito un piano per avvelenarmi che solo in seguito ho scoperto – simulano un incidente stradale portando la loro ambulanza, con ferito dentro, all’inizio della strada che dovrebbe imboccare il pulmino per arrivare alla chiesa: ignara di questo piano criminoso, mi trovo quindi di fronte alla strada bloccata con ferito per terra e due figlie di Billina che fanno finta di rianimarlo e portargli i primi soccorsi, mentre un’altra devia il traffico muovendo la paletta stretta in mezzo al muso. Il traffico viene pertanto deviato nella strada che porta al rinomato Biscottificio Orsini, e – una volta trovatami lì di fronte con il finestrino aperto – proprio non riesco a resistere al profumino e alla vista dei biscotti, pertanto fermo il pulmino con le 4 frecce e scendo un momento per comprare i biscotti, non sapendo però che le Figlie di Billina – senza farsi prima vedere – avevano posto all’interno del chiosco di vendita all’ingrosso antistante il biscottificio dei pacchi di biscotti avvelenati. Tuttavia anche gli altri coniglietti non resistono alla tentazione...ma quella di guidare il pulmino. Ed ecco dunque il pulmino mettersi in moto: io cerco prontamente di inseguirlo a zampe (e culone) all’aria, ma purtroppo non faccio in tempo a raggiungerlo e così finsce per seminare il panico al mercato sul lungomare, investendo e buttando giù tutte le bancarelle ivi presenti e le relative paccottiglie e chincaglierie. Insomma, una vera e propria strage.

 

TURUTUTUTTU, TURUTUTUTTU, TUTUTTUTÚÚÚ, TUTTUTÚ! Inizia il TG che lancia subito il servizio sul furgoncino della Piccola Opera: “Doveva essere una giornata all’insegna del mare e dello shopping quella iniziata ieri nella località turistico‐balneare di Poggio San Rocco, piccola cittadina del medio Adriatico: i turisti che affollano le bancarelle, le bici che riempiono il lungomare, le famiglie con i bambini che si dirigono verso la riva...nessuno poteva aspettarsi che di lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno. Un furgone killer spuntato all’improvviso, sfrecciando all’impazzata, ha seminato panico e morte tra la folla di turisti e bagnanti. E ha travolto cose e persone. “É stato come un fulmine a ciel sereno” ha commentato alle nostre telecamere una turista bolognese fortunosamente scampata all’attentato. “Ho avuto paura per la mia vita, e per la vita dei miei figli. L’ho visto venirmi addosso, a un palmo di distanza, e ha travolto la bancarella dove stavo facendo gli acquisti. Per fortuna che non avevo pagato ancora questo pareo, altrimenti ci avrei rimesso ben 14.90 €”. “Non riesco a trovare le parole” racconta questa turista milanese in esclusiva per le nostre telecamere; prosegue con la voce rotta dal pianto, gli occhi grondanti lacrime, commentando il suo incontro ravvicinato con gli attentatori: “Li ho guardati...li ho guardati dritto negli occhi! Avevano lo sguardo freddo di chi voleva uccidere, di chi è deciso a spezzare delle vite umane!”. “A Poggio San Rocco non succede mai niente, ma non per questo va bene che succedano degli attentati!” ci riferisce in confidenza un cittadino poggese, mentre l’ipotesi degli inquirenti, dati i mezzi e le modalità di esecuzione dell’attentato, è orientata verso la pista terroristica di matrice islamica. E intanto sono arrivati, in esclusiva per il nostro TG, dei video girati con mezzi di fortuna da testimoni oculari della strage ritraenti un agente della legione dei carabinieri intento a inseguire uno degli attentatori e a fare fuoco contro di lui, il quale, inciampando e cadendo su della merce sparsa per la strada, lascia inavvertitamente campo libero di tiro: chi ne fa le spese è Abdù, un giovane ambulante senegalese colpito dalle forze dell’ordine intente a (non) fare il loro dovere. Sulla vicenda si è da subito espresso il presidente dell’associazione Amici dei Carabinieri: “La legione dei carabinieri è da sempre intenta a garantire l’ordine e la sicurezza a ogni cittadino indipendentemente dal sesso, dalla razza, dall’età, dal reddito, dallo status sociale e dall’orientamento religioso, politico, sessuale e calcistico. Ora, se talvolta accadono questi tipi di danni collaterali, il problema non è del corpo dei carabinieri, bensì delle istituzioni che non mettono a disposizione gli strumenti adeguati all’espletamento dei loro compiti e obiettivi”. “E quali sarebbero, presidente, questi strumenti?”. “Mah, ad esempio potrebbero trattarsi di pistole come quelle di Robocop che fanno fuoco se si punta su un criminale mentre non lo fanno se si punta su un innocente”. Ma ad intervenire sulla vicenda è stato anche il presidente dei presidenti delle Onlus che presiedono alle altre Onlus che presiedono alla cura e all’integrazione socio‐lavorativa degli animali da affezione: “La questione è molto delicata e complessa: se si punta il dito contro esseri animali che compiono qualche gesto, dettato unicamente dal desiderio di emulazione e dalla volontà di non sentirsi discriminati rispetto a ciò che fa la razza umana...ecco, allora posso citare Gesù, il quale difendendo l’adultera disse chi è senza peccato getti la prima pietra. Poi se le Onlus non hanno ricevuto in dotazione i mezzi necessari affinchè sia attuabile l’evitamento di talune criticità, di cui la presente è solo un esempio, allora appare evidente che il problema non possa essere imputabile alle Onlus, bensì alle istituzioni”. “E quali sarebbero, presidente, questi mezzi?”. “Mi duole entrare nel merito, ma se lo stato italiano avesse fornito una quantità idonea di finanziamenti alle Onlus sufficiente per poter acquistare un’auto intelligente, che si guida da sola e che non investe i pedoni (come quelle che fanno vedere Piero Angela e il figlio in TV), questo incidente non si sarebbe mai verificato”. E in conclusione del nostro servizio abbiamo anche intervistato il presidente dell’associazione extranazionale Vucumprà: “Problema di immigrati che vengono in Italia essere stato...stato che non esserci, non assistere noi...se stato fatto andare via italiani da Italia tutto questo no successo”. E in ultimo arriva la rivendicazione dell’Isis: “I conigli sono nostri soldati”.

 

Fallito anche questo tentativo di assassinio, non immaginavo minimamente che questa volta le figlie di Billina decidessero di colpire la Piccola Opera Grugnitas interrompendo il processo di canonizzazione di Nelson Grugnela.

Giunti così direttamente in piazza San Pietro, a Città del Vaticano, con i pullman GT organizzati per il giorno della canonizzazione di Nelson Grugnela, il papa parla affacciato dalla finestra a una numerosa folla: “Siamo qui oggi per celebrare la santificazione di un uomo giusto, un frate che ha dedicato la sua opera pia alla cura di esseri viventi emarginati dalla società degli uomini a causa della loro diversità. In tutti questi secoli la Chiesa ha visto passare benefattori di ogni sorte, decisi a prestare la loro vita terrena all’accudimento dei più bisognosi: Sant’Annibale si è preso cura degli orfanelli, madre Teresa dei lebbrosi...ma Nelson Grugnela ha fatto ancora di più. [Intanto la gente si chiede: “Ma se ha fatto più di Sant’Annibale, che si è occupato degli orfanelli, e di madre Teresa, che si è occupata dei lebbrosi, di chi mai può essersi occupato questo qua?!”]. E il papa continua: “Infatti Grugnela ha dedicato la sua esistenza mortale ai [PAUSA] coniglietti con sindrome post‐traumatica da bimbi pestiferi”. E la gente, una volta sentito a chi Nelson Grugnela ha dedicato la sua vita, mormora e alza le mani al cielo. Ad un certo punto, però, sbuca in piazza San Pietro il furgoncino delle figlie di Billina che apre il fuoco con il gatling facendo scappare le guardie svizzere e poi puntandolo direttamente verso il papa: si verifica un fuggi fuggi generale, ma il papa rimane illeso poichè la persiana antiproiettili si richiude subito a scudo. E così continua a fare il suo discorso: “Ed è questo un giorno in cui vorrei anche ricordare... [intanto le figlie di Billina fanno fuoco con l’RPG sulla persiana, abbattendola, per poi rifare fuoco con il gatling sul papa, che però è difeso da un vetro antiproiettili] gli animali, che sono stati creati da Dio, e che in questo santo giorno... [e le figlie di Billina rifanno fuoco con l’RPG distruggendo il vetro, poi cercano di colpire di nuovo il papa con il gatling, ma si devono spostare con il furgoncino più sotto alla basilica in quanto alla finestra Francesco ora non c’è più, benchè comunque continui a parlare] avranno l’onore di conoscere per primi i segreti della Chiesa”. E mentre le figlie di Billina si avvicinano sempre di più alla basilica, a un certo punto la pavimentazione di piazza San Pietro si apre dando vita a una rampa che fa precipiatare il furgoncino in una segreta posta al di sotto della basilica stessa, che dunque si ribalta lasciando le figlie di Billina a piedi. Subito dopo la rampa si richiude e diventa tutto buio, tant’è che una figlia di Billina accende una torcia: a questo punto si vedono solo le figlie di Billina con la torcia accesa nell’oscurità. Dato che si sentono dei versi in un angolo della segreta, le figlie di Billina decidono di avanzare in quella direzione e a un certo punto si sente un versaccio e si vede l’ombra di un’idra e dunque le teste che subito dopo si fiondano contro le figlie di Billina, si sente il versaccio di nuovo allorchè le teste si abbattono sulle figlie di Billina, i conseguenti guaiti, e poi si vede la torcia che cade per terra, sfracellandosi, e diventa tutto buio...e su un nuovo versaccio finale (il versaccio conclusivo) partono i titoli di coda.

Dott. Eugenio Flajani Galli

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