Infanzia

Indossavi allora quelle scarpe brutte, quelle marroni consumate in punta, quelle dai lunghi lacci che come vermi lasciavi strisciare tra l'erba. Ricordo le tue guance, rosse come mela candita, si gonfiavano fino a screpolarsi soffiando nella cerbottana, mentre nel pugno stringevi pallottole di carta colorata, fissando il cielo, azzurro come i tuoi occhi. Su, al Poggio dei mandorli, fiorivano sotto i nostri piedi le margherite, i primi sogni stretti al petto, belli e puri, scarmigliati come i nostri capelli.