Intorno ad un racconto: "Il mondo che vorrei"
Ho scritto il suddetto racconto (passato poc'anzi sul blog) a inizio estate del 2013, ispirandomi ai Jefferson Airplane (dopo diventati Starship ed infine Hot Tuna), la più grande band ‐ insieme a Grateful Dead, The Byrds, Buffalo Sprimgfield e Quicksilver Messenger Service ‐ del rock psichedelico made in U. S. A. e del "San Francisco Sound" anni sessanta‐settanta; ovvero, ispirato dalla lettura, prima, e dall'ascolto, poi, di alcuni loro vecchi brani: infatti, al contrario di molta critica, vecchia e corrente, penso che la musica (intendo le sue parole) debba essere letta ancor prima che ascoltata. Leggere le parole e tra le parole della musica significa, a mio avviso, scoprire davvero tantissime cose: ciocché l'artista, il musicista, la band o chi per loro, vogliono che l'ascoltatore (che prima ancora è il lettore, appunto) scopra!
I Jefferson Airplane furono la band più anarchica (e anarcoide) della storia del rock (ancor più, a mio avviso, dei Ramones o, al di là dell'oceano, dei Pink Floyd ‐ nella fase watersiana ‐ e degli stessi Sex Pistols e dei Clash di Joe Strummer), ma anche quella più antimilitarista e romantico‐visionaria!
Il loro apice, come molti gruppi americani di quel periodo, lo toccarono verso la fine dei sixties, in particolare nella Summer Love del 1967 e a Woodstock (nella "tre giorni tre" dell'agosto 1969 suonarono pezzi come "Saturday Afternoon/Won't You Try, "Eskimo Blue Day" e, soprattutto "Volunteers", Volontari: apertamente anti‐Vietnam, uno dei loro cavalli di battaglia).
A Woodstock, però, paradossalmente, il gruppo infilò una strada senza ritorno, quella, cioé, verso il basso ed il declino; un po' quello che, a detta di molti saggi studiosi del costume, della società e della musica moderne, accadde da quel momento a tutto il rock!
A Woodstock, infatti (nonostante furono assenti diversi grossi calibri, ognuno per motivi diversi, come Beatles, Dylan, Led Zeppelin, Doors, Frank Zappa, Joni Mitchell, Procol Harum, etc.), per alcuni il rock toccò il suo apice‐vertice, il livello più alto; ovvero, la "quadratura del cerchio" di ciò ch'era accaduto durante tutto quel decennio straordinariamente volitivo e ispirato musicalmente (e non solo!). Ma da quel momento in avanti, ossia post festival, il diagramma andò oscillando sempre più verso il basso in una sorta di influsso‐reflusso all'incontrario! La musica rock, l'industria del disco, quella della discografia e di tutto il mercato che ruota intorno ad essa, furono sempre più dominate dalla (iper) commercializzazione, dal consumismo massificato "usa e getta", dalla dittatura, insomma, dello star system o main stream che dir si voglia! E sotto quelle fameliche spire, spesso, sono incappati fior di star, appunto: Bob Dylan, Rolling Stones, Pinnk Floyd, etc.
"Un tempo si diceva dei Jefferson Airplane che fossero stati l'unico aeroplano americano che non avesse bombardato Saigon, per questo e per altre mille ragioni, essi rappresentano il complesso più prestigioso del "San Francisco sound", di quella stagione ‐ tenera e disperata ‐ delle "libere menti" che ha avuto nella California degli anni sessanta la sua patria. Essi hanno cantato la voglia di vivere di una intera generazione ed hanno guidato la carica dei guerriglieri hipsters all'assalto delle roccaforti della "pig nation", del perbenismo borghese. Ciò che ancora c'é di vivo nella loro musica ci dice che non è esagerazione! Basta ascoltare Volunteers o i ricami psichedelici di White Rabbit! Ribelli dello spazio interiore, i loro testi sono un esempio tra i più lucidi della nuova poesia americana, dei suoi umori segreti, delle sue tensioni e della sua maturità".
(Giacomo Mazzone, in: "Jefferson Airplane", Arcana editrice, Roma, 1980).
=Testi esemplari=
Volunteers / Volontari (Marty Balin ‐ Paul Kantner)
Guardate cosa sta accadendo fuori nella strada:
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Hey, sto danzando giù per la strada,
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Non è affascinante tutta la gente che incontro?
E' la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione.
Una generazione è invecchiata
una generazione ha trovato la sua anima.
Questa generazione non ha mete da raggiungere:
raccogliete il grido.
Hey, adesso è il momento per voi e per me.
E' la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione.
Su, venite, stiamo marciando verso il mare,
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione.
Chi vi spazzerà?
Saremo Noi. E chi siamo noi?
Siamo i volontari d'Amerika,
i volontari d'Amerika,
i volontari d'Amerika.