Inusitate Esperienze Sessuali
Alberto, Gennaro e Giannino erano tre amici e compagni di classe all’Istituto di Ragioneria di Jesi in provincia di Ancona, al contrario di tanti colleghi erano degli anticonformisti tanto che i primi giorni di un agosto particolarmente afoso, circa la mezzanotte erano tutti e tre a casa dei cugini Gennaro e Giannino in via Mura Orientali invece di andare a divertirsi in qualche località esotiche, ne avevano la possibilità finanziaria in quanto il padre di Alberto era il direttore di una importante banca ed i due cugini figli di due imprenditori di una fabbrica di macchine agricole ed allora perché non erano andati e divertirsi? Semplice: non amavano i luoghi affollati di turisti, sostavano sul terrazzo di casa con lo sguardo verso la strada dopo passavano poche auto. Gennaro il più ‘scapocchione’ entro entrò in casa e ritornò con un fucile ad aria compressa con relativo munizionamento ed una fionda e si mise a sparare sulle auto di passaggio i cui conducenti non si rendevano conto di strani rumori provenenti dalla carrozzeria della loro macchina. Qualcuno allertò i Carabinieri che si presentarono sulla via Mura Orientali e cominciarono a suonare ai citofoni delle varie abitazioni. I tre compresero il pericolo per loro, rientrarono in casa ed indossarono un pigiama. Al Carabiniere che suonò al citofono: “Vengo ad aprire la porta.” Tutto scarmigliato si presentò alle forze dell’ordine e:”Cosa posso fare per voi?” “Ci hanno segnalato che qualcuno sta tirando dei sassi o qualcosa del genere sulle auto di passaggio, avete notato qualcosa di insolito?” “Io stavo dormendo, se dovessi notare qualcuno o qualcosa di insolito vi avviserò.”La storia finì in una risata ma i tre capirono che certe bravate andavano evitate. La mattina successiva arrivò in casa una telefonata da un amico di Ancona, Ferdinando che: “Ho una grossa sorpresa per voi, vi dico solo portate appresso un mucchio di soldi e vi spiegherò a voce a cosa servono.” I tre pensarono che si meritavano un po’ di svago extra in quanto nel mese di giugno Alberto aveva dovuto controllare la trebbiatura del grano dei poderi di suo padre (dormendo di notte sui sacchi di grano), Gennaro e Giannino erano stati impiegati come semplici operai nella paterna fabbrica, dovevano imparare il mestiere dal primo gradino. Ovviamente per racimolare un bel po’ di denaro si rivolsero ad Armando, padre di Alberto, il quale all’inizio fece un po’ di storie per via della legge antiriciclaggio ma poi, poiché i tre erano intestatari di un conto personale sostanzioso cedette e li accontentò. La mattina successiva incontrarono ad Ancona il loro amico Adolfo che: “Non vi meravigliate di quello che sto per dirvi, si tratta di una avventura molto particolare, in mare, al largo, fuori delle acque territoriali sosta una nave senza bandiera con a bordo delle belle ragazze musulmane disponibili sessualmente, chi c’è stato ha detto meraviglie delle stesse, con un motoscafo potrete raggiungere quella nave.” Finalmente un’avventura fuori del comune, i tre non si fecero pregare e, dopo mezz’ora di corsa in motoscafo raggiunsero la nave il cui capitano parlava italiano e indicò una scaletta bordo per salire a bordo. “Io sono Adamo se siete qui immagino che conoscerete la situazione a bordo. Ci sono sei ragazze disponibili, tutte per loro scelta indossano il burqa, parlano l’italiano, il compenso è per una settimana di millecinquecento Euro al giorno compreso il vitto, venite che ve le presento: signorine questi sono Alberto, Gennaro e Giannino. Alberto notò una ragazza che, al contrario delle altre aveva gli occhi in basso, gli fece tenerezza e la scelse. “Mi chiamo Amina, ho venti anni, andiamo in camera mia.” Alberto posò la valigia su di un tavolino e restò a guardare Amina che seduta sul letto ancora non si era spogliata, guardò con aria interrogativa. La ragazza: “Scusa ma ancora mi vergogno e da poco che faccio questo….Ti prego vai in bagno, dopo io sarò pronta.” Alberto si recò nella toilette, lavò per bene i ‘gioielli’ di famiglia e si presentò dinanzi ad Amina ‘armato’ di tutto punto. La ragazza stava nel letto coperta dal lenzuolo e ci volle un po’ prima che si decidesse a restare in costume adamitico o meglio evitico. Uno spettacolo, Alberto non immaginava tanta beltade, rimase un attimo senza fiato sino a che la ragazza si mise a ridere. Era veramente favolosa dalla testa ai piedi, perfetti che avrebbe fatto felice un feticista. Non volle andare subito ‘al dunque’ e si mise a baciarle il fiorellino profumato e molto sensibile tanto che presto giunse all’orgasmo, Alberto seguitò sin quando Amina gli fece capire che ne aveva abbastanza. La stessa gli porse un preservativo ed anche lui giunse presto alla ‘soluzione’. Alberto si era incuriosito e chiese ad Amina come fosse finita in quella nave particolare. Amina si rattristò ma: “Ho avuto rapporti sessuali con un mio compagno di scuola, i miei genitori mi hanno detto che nessuno mi avrebbe più sposata e mi hanno cacciato di casa, conclusione sono qua molto malvolentieri, ho pensato anche di buttarmi a mare ma non ce l’ho fatta, ora sai tutto di me.” Bella storia alla Carolina Invernizio pensò Alberto sempre che fosse vera, suo nonno Alfredo gli aveva insegnato di non fidarsi di niente e di nessuno ma stavolta, forse obnubilato da tanta avvenenza pensava che Amina dicesse la verità si, ma il seguito? Una pazzia! Chiedere al capitano quanto volesse in denaro per lasciare libera la ragazza. Convocati Gennaro e Giannino: “Ragazzi sto per fare una cosa che nemmeno potete immaginare.” Rispose Gennaro, Gianni sta in disparte bianco in viso, non stava bene: “Vuoi uccidere il capitano della nave e portarti a terra tutte le ragazze!” “Ci sei vicino, vorrei con me solo Amina è una ragazza splendida, è stata buttata fuori di casa dai genitori e si è trovata nel giro ma non ci vuole rimanere.” “E poi è arrivato il buon samaritano…” “Gennà a voi chiedo un favore che ricambierò quando torneremo a Jesi: datemi tutti i soldi che avete con voi, lasciamo solo il compenso per il motoscafista che ci porterà a terra, che ne dite?” “Dico di si anche a nome di Giannino forse perché siamo più pazzi di te.” Alberto si recò dal capitano e gli espose la sua proposta, il capitano non fece una piega: “Dovete darmi cinquantamila Euro.” “Ne abbiamo solo trentacinque, per lei non sarà difficile rimpiazzare la ragazza, è un favore personale che le chiedo.” “Io ho il cuore tenero e ti accontento, chiamerò il motoscafista per farlo venire di notte, auguri.” Le cose andarono lisce, Adolfo, avvisato del loro arrivo fece trovare la Mini di Gennaro nel porto di Ancona vicino alla scalinata dove doveva attraccare il motoscafo. Un rapido saluto e poi rientro a Jesi in casa di Gennaro e Giannino. La mattina: “Papà sono a Jesi a casa di Gennaro, ho una novità importante da dirti, ho con me una ragazza araba, un tipo molto in gamba, l’apprezzerai anche tu quando la conoscerai.” “A me vien da ridere pensando alla faccia di tua madre Mecuccia che non ama i musulmani!” “Sta a te dirglielo con diplomazia, io acconsentirò a quanto tu mi hai sempre chiesto in passato di impiegarmi nella tua banca.” “E se tua madre ci butta fuori di casa tutti e due?” “La mamma è buona d’animo e poi ci ama entrambi, fammi sapere.” “Te lo puoi dimenticare, padre e figlio siete due dissennati, non vi seguirò in questo…in questo casino.” Alberto prese il toro per le corna nel senso che prese in prestito dei vestiti dall’armadio delle madri di Gennaro e di Giannino che sarebbero rientrate con i mariti fra quindici giorni, vestiti che fece indossare ad Amina, una modella! La mamma ne sarebbe stata affascinata. Mecuccia (vezzeggiativo di Domenica) era molto combattuta fra l’amor per suo figlio e la minchiata che lui stava per fare, prevalse l’amore ed andò incontro alla futura nuora a braccia aperte e con un sorriso. Tutto bene? Non proprio, Giannino era ammalato di un brutto male, portato a Bologna morì nel giro di una settimana, funerali con centinaia di persone cui partecipò anche Amina vestita di nero ma non col Burqa. Vi sarete chiesti voi più giovani chi è Carolina Invernizio? È stata una scrittrice di romanzi mielosi ma tanto di moda nel primo novecento.