Issigonis (Chi Era Costui?)
Che i romani avevano ed hanno la consuetudine di dare soprannomi ai loro concittadini è cosa risaputa ma che ad Alberto M. avessero appiccicato quello di ‘Issigonis’ era un mistero per tutti ma non per Nando, il portiere dello stabile in via Conegliano dove il cotale dimorava. Alberto era da circa vent’anni il proprietario di una Mini verde decisamente scalcinata e bisognevole di riparazioni ma a cui l’interessato non poteva provvedere col suo stipendio di impiegato delle poste tenuto conto delle spese di affitto, di condominio, di luce, di gas ecc. insomma quelle che tutti noi hanno e che ci condizionano la vita finanziaria. Nando era un appassionato di auto, acquistava regolarmente la rivista ‘Quattroruote’ e quindi era venuto a conoscenza che padre delle Mini di Alberto era un certo ‘Issigonis’ingegnere britannico di origine greca progettista di quella auto che, a suo tempo, aveva un po’ rivoluzionato i gusti degli automobilisti. Alberto era spesso triste, conduceva una esistenza grama con poche soddisfazioni: niente donne se non raramente qualche prostituta e talvolta un qualcosa che assomigliava a quel monte citato nei promessi sposi, (!) un tran tran quotidiano casa ufficio, serate dinanzi alla TV, insomma uno schifo di vita. Suo nonno aveva sentenziato: ‘ Tre sono le cose che ti rompono i coglioni: la cattiva salute, la povertà e la solitudine!’ Proprio vero, a parte la salute abbastanza buona per il resto… solo un colpo di fortuna avrebbe potuto cambiare la sua vita e quel colpo avvenne la mattina di un sabato. Telefonata:“È lei il signor Alberto M?” Ancora intontolito dal sonno e credendo ad uno scherzo: “Ma lei che cacchio vuole a quest’ora da me, chi è?” “Mi scusi se non mi sono presentato , sono il notaio Luigi Camberra, ho lo studio in via Cavour qui a Roma, sono il corrispondente di uno studio notarile di New York il cui titolare mi ha incaricato di farle conoscere la notizia che, in seguito alla morte di un suo parente, tale Sinesio S., lei è l’unico erede avendo l’interessato diseredato tutti i suoi figli, mi sente?” “Per favore mi dia il suo numero di telefonico, lo richiamerò fra poco.” E così fece il prode Alberto, avuta conferma della veridicità della notizia, vestitosi alla svelta, senza nemmeno lavarsi si precipitò in quello studio. “Mi scusi la diffidenza ma in giro ci sono stante persone che non hanno nulla da fare e che …” “Comprensibile signor Alberto, i beni di suo zio sono molti e molto sostanziosi: abitazioni, terre coltivate, ristoranti ed altro, fra poco le leggerò l’elenco…” “Lasci stare l’elenco, per ora desidero solo una cosa che lei interessi la Banca Popolare S.Eustochia di via Taranto affinché metta a mia disposizione somme di Euro in contanti ed una carta oro con credito illimitato.” “Signor Alberto lunedì verso mezzogiorno potrà recarsi in quell’Istituto di Credito e, mostrando un suo documento, avrà tutto quello che desidera, di nuovo complimenti.” Il perché Alberto ce l’aveva con quella banca era dovuto al fatto che il suo direttore gli aveva negato per ben due volte la concessione di un mutuo per l’acquisto di un’abitazione. L’entrata in banca da parte di Alberto fu trionfale, non più tronfio distacco da parte del direttore ma un inchino a novanta gradi: “Signor M. abbiamo ricevuto la bella notizia da parte del notaio Gamberra, inutile dire che siamo a sua disposizione.” “Se non ricordo male…” “Signor M. lasciamo stare il passato, le ho preparato una carta oro con credito illimitato e cinquantamila Euro in contanti.” Alberto volle fare il grande salutando personalmente tutti gli impiegati e, impettito, lasciò l’istituto di credito. Il nostro protagonista per organizzare la nuova vita prese un quaderno per gli appunti. Primo: trenta giorni di aspettativa non retribuiti, acquisto,di una nuova Mini e di vestiario, una donna di servizio e qualche femminuccia, per ora poteva bastare.” “Taxi S.Giovanni? Per favore un vostro taxi venga a prendermi in via Conegliano 8, grazie.” “Dottò dove annamo?” “Dove ci so i negozi più eleganti.” “Ho capito via del Corso.” “Preferisco venire davanti con te, ti dispiace?” “Dottò è un piacere, sa quanti maleducati trasporto!” All’arrivo in via del Corso: lauta ricompensa e poi: “Dammi un tuo biglietto da visita, se ho bisogno ti chiamo.” “Grazie tante dottò.” Al suo ingresso nel negozio si avvicinò un giovane efebo che, guardandolo come un appestato: “Non vorrei che lei avesse sbagliato negozio…” “A coso io me compro te e tutto il negozio!” Nel frattempo si era avvicinato il direttore:”Lo scusi ma Joe è americano e non…” “Lasciamo perdere, questa è la mia carta di credito oro, mi devi vestire dalla testa ai piedi. Dopo circa un’ora e mezza sul pavimento del negozio erano accatastati un bel numero di pacchi e pacchetti… “Vorrei portarmi via tutto con me…” “Abbiamo un furgoncino per queste occasioni.” “Dottò dove annamo?” (A Roma darti il titolo di dottò è segno di rispetto) “Dimme un po’ ma quel commesso…” “Il direttore è ambidestro, insomma gli piacciono sia le femminucce che i maschietti effeminati.” L’arrivo a casa ovviamente non passò inosservato, ormai si era sparsa la voce chissà come dell’eredità di Issigonis o meglio del signor Alberto, nessuno più avrebbe avuto il coraggio di chiamarlo per soprannome. Altre modifiche alla vita del nostro eroe: posto fisso per l’auto nel garage sotto casa, acquisto dell’altro appartamento del suo piano dopo la morte del proprietario, contatti con l’architetto del terzo piano per un progetto di risistemazione dei due appartamenti in uno, ingaggio di una cameriera a tutto servizio, acquisto di un bilocale ad Ostia vicino alla spiaggia. Il portiere Nando al quale si era rivolto: “Ma quale cameriera, mia moglie Rosa è bravissima, è subito a sua disposizione, Rosa!!!” La dama quarantenne era la classica figlia di contadini, robusta ma non obesa, altezza media, tette notevoli, bel sedere insomma ci poteva venire fuori qualcosa. E così fu. “Issigonis o scusa signor Alberto qualche ordine particolare per la casa e..per lei personalmente.” “Rosa lascia stare il lei, è un po’ che vado in bianco che ne diresti se ci facciamo una doccia insieme?” Il dopo doccia fu entusiasmante, per farlo contento Rosa accettò il meglio di un rapporto sessuale senza escludere nulla, Alberto fu soddisfatto e mise mano al portafoglio. Nel frattempo acquistò una Jaguar cabriolet, una passione quella sua per le macchine inglesi. In seguito sesso a go go quando non era di turno la cameriera ufficiale. “Alberto ma non pensi ad altro che alla pelosa?” “No mi piace pure il tuo culino, la tua bocca, le tue tette e quando mi lecchi tutto troiona mia!” Un giorno entrando nella portineria vide una ragazza al posto di Nando. “Scusi signorina il portiere?” “Mio padre è uscito, può dire a me.” Quel pezzo di gnocca la figlia di Nando e di Rosa? Non assomigliava a nessuno dei due! Alta, bionda con capelli a chignon, sguardo affascinante, tette piccole ma sensuali, gambe chilometriche , qui c’era qualcosa che non andava. Alberto decise di indagare: venne fuori che Nando e Rosa in passato gestivano una locanda ma, venuto a conoscenza di quel posto di portiere, tenuto conto che gli affari non andavano nel modo migliore, lasciò la locanda per avere un alloggio gratis ed un buon stipendio. Dopo accurate indagini, Alberto pensò di aver scoperto l’arcano: un cliente di passaggio, non certo di natura mediterranea, aveva lasciato il segno dato che Rosa talvolta arrotondava gli introiti con qualche incontro occasionale, il riscontro di questa conclusione era che ogni anno, prima del compleanno di Miriam, questo il nome della figlia, perveniva dalla Svezia una raccomandata con dentro… Passato un mese, finiti i lavori dei due appartamenti riuniti, l’Albertone pensò bene di organizzare un sabato sera una festa alla quale furono stati invitati tutti gli inquilini della sua scala. Un successone: il buffet era stato affidato al bar Berni della stessa via, il padrone aveva chiesto una cifra esorbitante, era stato accontentato, il salone di Alberto sembrava il bar della stazione Termini. Il padrone di casa era stato invitato a ballare da Rosa: “Ti prego abbracciami e balliamo, lo desidero senza che ci sia di mezzo il sesso.” “Mia cara caschi male, una volta mi sono rivolto ad una scuola di danza, dopo due lezioni il proprietario mi ha restituito il canone dicendo. “Non le voglio rubare i soldi, ballare non è cosa sua!” Quel che cambiò l’atmosfera della festa fu l’ingresso nell’appartamento di Miram: truccatissima, soliti capelli a chignon con striature di grigio, camicetta rosa scollata che lasciava intravedere due meravigliosi seni, minigonna fucsia e scarpe con tacco altissimo che la faceva sovrastare alla maggior parte dei presenti, una bomba che non lasciò indifferente il padrone di casa. “Quella è mia figlia per te off limits! Miriam esce di casa solo per andare all’università ed in palestra, non metterti idee sbagliate in testa, é sicuramente ancora vergine!” Rosa aveva assunto il ruolo di madre ultraprotettiva ma ne aveva ben donde perché Issigonis era rimasto completamente abbagliato, mai vista nemmeno al cinema cotal bellezza ma come avvicinarla? Non certo all’università ma in palestra? Un pomeriggio seguì la baby e dopo un po’ entrò anche lui nel locale iscrivendosi come frequentatore giornaliero, sabato compreso. Dopo qualche giorno Miriam si accorse della presenza di Alberto, gli fece un cenno della mano ma nessun contatto diretto. L’amante di sua madre però non demordeva, voleva sapere di più sulla baby e così si accorse che la cotale era troppo in confidenza col suo palestrato istruttore americano, una volta li vide uscire dal bagno delle femminucce, altro che vergine, Miriam scopava della grossa e allora anche lo zio Alberto poteva provarci, ma come? Ricordò che durante la festa Miriam gli aveva accennato di un certo profumo giapponese molto di moda ma costosissimo. La mattina seguente visita ad una profumeria del centro certamente molto fornita. “Signore sono a sua disposizione.” una commessa brunetta niente male. “Mi hanno parlato bene di una profumo giapponese che va per la maggiore.” “ Molto probabilmente si riferisce al ’My Tsu Quo’, vado a prenderne una confezione. Già dalla scatola esterna si capiva che doveva essere qualcosa di speciale, figura di una giapponesina col costume nazionale circondata da fiori. “Non le ho detto il prezzo.” “Non è un problema questa la mia carta di credito.”E poi sguardo della commessa dritto negli occhi del buon Alberto per come per dirgli: “Anche a me piacerebbe averlo, se tu vuoi…” Altrettanto diretto sguardo di Alberto alla commessa: “Ho già dove foraggiare il mio cavalluccio, niente da fare.” Allora sorse il problema come agganciare Miriam per regalarle il profumo. Un giorno vide portiere e consorte uscire dal portone, sicuramente Miriam li stava sostituendo. Alberto scese in portineria: “Che ti dice ‘My Tsu Quo’?” “Da quando signor Alberto lei si interessa ai profumi?” “Lascia perdere il signore, per chi ci crede sta in cielo, e ti rispondo: da quando ha conosciuto una strafica ragazza che non lo fa più dormire la notte!” “Ho capito, tu do del tu: mi hai vista con Frank in palestra, a me piace godermi la vita, non sono puritana come mia madre, dimmi la verità hai già comprato quel profumo, me lo vuoi regalare ma in cambio di…” “Una gita in Jaguar sino al due vani che ho ad Ostia vicino alla spiaggia.” “Penso che nel due vani sia compreso un bel letto matrimoniale!” “Oddio messa così…” “Appuntamento fra due giorni alle nove di mattina a piazza Ragusa, dirò ai miei che sono impegnata all’Università, vieni in macchina, mi troverai ad aspettarti” La situazione si era favorevolmente evoluta a suo favore forse con troppa facilità ma chi se ne fregava l’importante era che..si sarebbe fatto una gnocca che più gnocca non si può. Miriam era con camicetta trasparente e gonna ampia e non reagì quando Alberto le mise una mano fra le cosce. “Abbia pazienza, aspettiamo di essere a casina tua, mi son portata anche il costume, avremo tutto il giorno per noi.” Alberto avrebbe preferito andare subito al dunque ma la baby si presentò con un mini costume ispirato alla spiaggia di Paema in Brasile. “Andiamo in acqua perché vedo che il mio ciccio si sta…” Fammi vedere il micione.” E abbassò il costume ad Alberto il cui coso prese a crescere a vista d’occhio. “Chi l’avrebbe detto un super dotato, ce l’hai più grosso di quello di Frank, complimenti!” “Lascia stare i complimenti, si sta avvicinando l’ora di pranzo, andiamo nella trattoria qui vicino poi riposino…” Riposino un par di balle, alla vista del corpo nudo di Miriam Alberto si buttò come aperitivo sul classico sessantanove e poi entrata trionfale nella vagina in verità piuttosto stretta. “Prendo la pillola e quindi…ma vacci piano…piano…piano. Miriam stava godendo alla grande, varie volte, faceva concorrenza alla genitrice. Dopo un lungo post ludio venne fuori il profumo e, come ringraziamento, Miriam lo baciò in bocca. Al rientro Nando. “Ti vedo abbronzato.” Alberto ripensò a quanto dettogli dal nonno, ora poteva ben dire di avere scacciato due cose in passato negative per lui, viva la vita!