L'albero antropofago
La Toyota ha dei sussulti che non riesco a prevedere. Mi allaccio le cinture. Fuori la foresta equatoriale si bagna di pioggia calda,fumosa. Il tergicristallo ha un rumore metallico. Le spazzole di gomma, dure di sole, lasciano solchi sul vetro. Il sentiero ha tracce di ruote fangose. Viaggiamo tra due muraglie dai verdi cupi. Mi mancano i nomi di questa flora non abituale. Le mie narici avvertono odori nuovi, incerti da definire. Gran parte delle nostre piante esotiche ornamentali , qua, parassitano gli alberi. Le scorgo, esuberanti, negli incavi dei rami. Tralci di orchidee scendono, a tratti, da tronchi spugnosi d’umidità. Amid, il mio autista e guida, mastica rumorosamente qualcosa . –“ Ho portato l’onorevole Fini e sua moglie, una settimana fa”‐ Alle mie ovvie domande, curiose, risponde laconicamente, da professionista. –“ Lui ha taciuto per tutto il tragitto, sembrava assorto. La moglie era attenta e interessata. Faceva molte domande. “ ‐ La vettura ora scende la collina. Avverto il suo slittare nel fango. Ha cessato di piovere. Raggi improvvisi cadono dall’alto, tra i rami, e accendono di colori le gocce ancora sospese nell’aria. Viaggiamo fasciati da un arcobaleno. Amid ferma l’auto e mi fa scendere. Mi sorprende il silenzio che ci circonda. Le mie nozioni sul Borneo risalgono ai magici clamori delle foreste di Salgari. –“ Vi stupite del silenzio? Il vostro inquinamento è giunto anche qui…eccone i risultati!”‐ Taccio, colpevole. Il mio sguardo è catturato da un albero, immenso come una cattedrale. Amid mi fa segno di avvicinarmi e di guardare attentamente la corteccia . –“Vede queste toppe nella corteccia? Fanno parte di un rito animistico di questa popolazione. Gli aborti e i nati morti vengono inclusi in nicchie scavate nello spessore della corteccia, che, col tempo,pensa a cicatrizzare, inglobando il corpicino. “‐ Provo uno strano sgomento nell’osservare, in questo immenso tronco, un’infinità di porticine, alcune fresche, altre completamente riassorbite dalla corteccia. Quest’ albero antropofago, cosparso di cicatrici,mi incute un riverente timore. Mi sfugge un gemito:‐“ Perché, Amid?”‐ ‐“A primavera, quest’ albero è tutto un fiore. Le madri vengono a cogliere la vita dei loro figli non nati. “‐
Da un ricordo