L'albero delle parole
In autunno mi soffermavo a guardare il volo delle foglie morte: una caduta lieve, inesorabile, elegante. Raggiungevano il terreno divenuto fango dopo le prime piogge. Nel mio giardino campeggiava, tra gli altri, l’albero delle parole. La caducità di quest’ultime era incolore, rapida, impercettibile. Parole vuote, insensate, insensibili si accavallavano in una ridda confusa e scomposta. Ne raccoglievo alcune... le mie... le tue, riconoscendone il profumo della spontaneità, della dedizione, della generosità, dell’amore vero. Le stringevo nel pugno chiuso, tentando di trattenerle, ignorando che l’albero che le aveva generate non conosce stagioni, non rimane mai spoglio e si nutre di speranze... di verità.