L'effimero della nostra esistenza (riflessioni a ruota libera)

                                                  "Tutto ciò è adesso, tutto ciò è andato, tutto ciò è in 
divenire; ogni cosa è intonata sotto il sole ma il sole
è oscurato dalla luna"
(da: "Eclipse", di Roger Waters, 1973).

Dov'è l'effimero della nostra esistenza? Quant'è l'effimero nella nostra esistenza? Non allarmatevi, nessuno lo faccia, per carità: non sono le classiche domandone da cento milioni di dollari, tuttavia penso che il peso ed il senso della nostra esistenza (per alcuni può essere beata, placida e tranquilla, per altri invece irta di ostacoli e tempestosa: la via di mezzo sarebbe quella assolutamente piatta, molto peggio della noia e dell'oblio messe assieme...un elettrocardiogramma senza onde d'urto, insomma!) possa riassumersi in queste due domande a cui molti non sapranno mai rispondere nel corso della loro vita, mentre altri tralasceranno invece volutamente di farlo: per mancanza di stimoli, per noncuranza o disinteresse, per volontà di "aggirare" l'ostacolo o per effettiva incapacità a farlo. Sembra chiaro, tuttavia, a mio avviso, che ogni cosa ruoti intorno a tale dubbio amletico di natura ‐ per così dire ‐ logistico‐quantitativa: dove e quanto [sia] l'effimero? Le risposte ho provato a darle in queste righe: l'ho fatto senza avere la certezza matematica di esserci riuscito per il meglio e, soprattutto, non perché mi ritenga esser migliore di chiunque altro, ma soltanto perché cerco sempre di mantenere le promesse, di...rispondere alle domande: tanto a quelle che mi pone qualcun altro, quanto a quelle che mi pongo da me stesso! Ebbene, direi proprio che l'effimero nella nostra esistenza è molteplice, anzi, tantissimo: probabilmente essa è tutto ‐ e soltanto ‐ "effimero" e sebbene esso [l'effimero] si presenti a volte sotto mentite spoglie ed indossi l'abito colorato, divertente, ironico e financo fantasioso e fantastico, resta pur sempre ‐ e soltanto ‐ effimero. Ogni cosa che noi facciamo è subordinata a questo, ogni nostra azione o decisione che mettiamo in atto o prendiamo è effimero; ogni cosa che innanzi ci appare altro non è infatti...se no qualcosa di diverso da ciò che è e tutto ciò che appare o può apparire è sempre ciocché non è: pura illusione. Tutto è, non dimentichiamolo mai, iridescente ma assoluta vacuità. Quello che ci appare è di certo la realtà ma essa non è mai verità assoluta: è effimero, appunto! Eppure la maggioranza degli esseri umani sembrano essere ciechi; tutti noi restiamo ciechi, sordi e muti dinanzi a tutto questo che è semplicemente uno stato di fatto, lo "stato" delle cose, l'assolutà verità che...verità assoluta non è mai, appunto! Tutti ci comportiamo, e viviamo, ed agiamo in funzione di altro, senza tener conto di quanto incomba...dietro l'angolo, di ciò che pende...come una spada di Damocle sulle nostre teste e sulla nostra vita, sul nostro destino. Mi chiedo perchè ciò accada? Forse perché camminiamo, ci muoviamo, viviamo a cento allora, pochissimo slow: andatura troppo forte per poter renderci conto delle cose che ci circondano, poter riflettere e contemplare su di esse, carpirne il vero significato e reconditi segreti. Penso, però, che un giorno l'umanità tutta si fermerà: quando ‐ e se ‐ ciò avverrà a me come a nessuno è dato sapere...magari non ci sarò più per vederlo di persona e come me molti altri non ci saranno più, tuttavia son sicuro che a quel punto tutti capiranno tutto, ogni cosa; capteranno, cioé, che ogni cosa è effimero e la vita stessa non appartiene a nessuno: ovvero, che non è nostro dominio e (di) nostra proprietà. Ma torniamo ora alla prima delle due domande: dove si trova l'effimero della nostra esistenza? Come detto (magari mi ripeto, ma lo faccio appositamente e ben volentieri!), a mio avviso è in tutto, in ogni dove; esso è in tutto quello che pensiamo, diciamo o facciamo; è nel nostro pensare, nel nostro agire, nella stessa nostra essenza di esseri umani: nei sogni che facciamo in ogni istante della giornata (e magari, chissà, anche negli incubi!), ad occhi chiusi o aperti; nei progetti di vita che disegnamo o nei percorsi (di vita) che ci prefiggiamo di percorrere e poi percorriamo; nei pensieri, a volte tormentati, che facciamo; nelle persone o nelle cose che abbiamo amato, in quelle che amiamo ed in quelle che ameremo; nelle parole  dette ed in quelle non dette, o in quelle che abbiamo semplicemente pensato e che avremmo voluto dire.

Taranto, 11 settembre 2013.