L'enigma

Ancora due passi e avrebbe scorto un dirupo dalla quale avrebbe ammirato un paesaggio stupendo. Eccolo, una profonda valle, frastagliata ma allo stesso tempo rigogliosa, attraversata da un fiume dalle acque candide e popolata da decine di amene case colorate che a stento si riconoscevano tra quell’insieme di colori.
Così sembrava finire il suo lungo cammino, che per tutto il giorno lo aveva portato attraverso campi fioriti, canti di uccelli e diversi suoni tra i quali lo scorrere delle acque del fiume ed il sibilo del vento tra le fronde degli alberi.
Tutto gli era sembrato bellissimo, tutto gli era sembrato migliore; quasi aveva il dubbio di non aver mai visto un sole così acceso, un cielo così azzurro, o di non aver mai assaggiato della frutta così buona e bevuto dell’acqua così fresca ed inoltre era circondato da una gradevole sensazione di pace e rilassatezza interiore.
Sentiva ancora nelle gambe forza sufficiente per scendere a valle e percorrere qualche sentiero, magari facendo amicizia con qualche abitante del villaggio ma, non appena uscito da un gruppo di alberi che lambivano un laghetto, ecco che aveva notato qualcosa dietro ad una grossa pietra, appena nascosta da un cespuglio.
Si era avvicinato e aveva scorto un corpo, riverso di schiena, con la testa coperta da alcune foglie e ramoscelli e quindi irriconoscibile…ma una cosa gli parve subito certa; quell’uomo era senz’altro morto!
La sveglia era squillata puntuale e imperterrita come ogni mattina: ore 6,50.
Nico si era alzato di schianto, vinto da sudori freddi e tensione emotiva.
Era stato un sogno strano il suo, ricco di colori, luci, suoni, sensazioni positive ma culminato con la visione di quel cadavere.
Bah! Era la prima volta che gli capitava un sogno così strano, ma allo stesso tempo così chiaro nei particolari da sembrare vero, ma non aveva molto tempo per darsi una spiegazione.
Nico si era preparato una colazione leggera con caffè, due biscotti e del succo di arancia, si era sciacquato le ascelle, lavato piedi e denti e vestito di gran lena per schizzare in ufficio.
Sarebbe cominciata per lui una settimana di duro lavoro con scadenze importanti e grosse responsabilità.
Chiuso nel traffico ed impegnato in una violenta e fragorosa grattata di deretano, non poteva non rimandarsi al sogno cercando, chiudendo gli occhi, di rivivere le sensazioni di quel vagabondaggio quasi favolistico, ma ogni volta veniva destato dalla visione di quel corpo senza vita.
L’ufficio era un via vai continuo di impiegati, tutti a rincorrere un tempo mai sufficiente per soddisfare i propri doveri, tutti guidati da una forza d’inerzia figlia della frenesia, dell’ordine e della precisione.
Nico aveva appena avuto una promozione che lo aveva caricato di grosse responsabilità ma anche di un senso di orgoglio che lo aveva portato ad acquisire un grosso rispetto da parte dei suoi colleghi.
Si era appena seduto alla sua scrivania ed aveva appena aperto la sua valigetta per estrarne il suo instancabile portatile quando, nella tasca interna, aveva notato qualcosa.
C’era un qualcosa che non gli risultava familiare… era un libro!
Lo aveva appena preso tra le mani che già si era sentito raggelare il sangue nelle vene!
Il libro infatti si intitolava “Il cadavere del lago” ed in copertina riportava la fotografia di un paesaggio in tutto e per tutto identico a quello da lui sognato!
Nico era basito, senza parole, e cominciava  a sudare freddo!
Riflettendo però aveva pensato che probabilmente qualcuno poteva avergli prestato o regalato quel libro la sera prima e avendogliene raccontato l’incipit lui potrebbe esserne stato talmente colpito da esserselo sognato la notte.
Era andata proprio così.