L'ingegnere
All'ingegnere, che ha negato sul già pattuito 5 milioni (di lire) a mia zia.
All'ingegnere, dicevo, ricercatore in un importante ente pubblico, pane e pensione assicurate, professore universitario a contratto, che venne a casa di mio padre quando era ancora uno studente universitario per chiedermi degli appunti.
Lo fece accomodare mio fratello che all'epoca aveva quattordici anni.
L'ingegnere che incontro in treno e cerca di farmi parlare del ragioniere Casoria; devio l'argomento sulle sue attività di ricerca, rilevazioni a decine di metri sotto terra tramite onde elettromagnetiche. Sebbene non mi occupassi più del settore da quasi dieci anni, evidentemente intervengo con osservazioni e domande appropriate, perché l'ingegnere ha un moto di stizza ed esclama: <<Ma perché non sei rimasta all'università!?! Una come te!>>.
L'ingegnere al quale mio marito ha sistemato gratuitamente con la sua competenza tecnica un problema di collegamento al contatore dell'ENEL.
L'ingegnere che aspettava il nostro rientro a casa perché sua suocera era da un'ora bloccata dietro una porta che non si apriva. E mio marito, di nuovo, gli risolve il problema.
L'ingegnere ospite con sua moglie ed i suoi bambini in casa mia.
L'ingegnere, al quale ed agli altri il lavoro di mio marito ha tolto quella vergogna di abbandono delle scale del palazzo e restituito un aspetto signorile, dignitoso.
All'ingegnere, dicevo, sono bastate due firme sotto due scritti del ragioniere Casoria per rovinarmi la vita.
Due firme.
A lui che è costato? Tre, quattro secondi al massimo?
A me, una vita (la mia).
A me, quattro vite (la mia e quella dei miei figli).
A me, cinque vite (la mia, quella dei miei figli e quella di mio fratello).
A me sette (?) vite.
L'ingegnere che, invitato a casa nostra da mio marito, a mio avviso inopportunamente, per fargli verificare un problema di interesse comune, vedo se la ridacchia e mi chiedo perché.
Lo scopro il giorno dopo, quando ricevo la prima lettera che la sera prima l'ingegnere, ospite a casa nostra, già sapeva di avere firmato.
L'ingegnere, che soddisfatto della seconda firma sotto la seconda lettera, fa crocchio insieme ai suoi amici a ridere alla relazione del ragioniere Casoria sulla reazione di mio padre e di mia madre alla lettura di quanto tutti, ed anche l'ingegnere, avevano firmato. Ridere dell'indignazione di un professionista di 80 anni dal quale tanti favori avevano ricevuto.E che era ancora in grado di tenere loro testa, con loro sommo dispiacere.
L'ingegnere che se la ride del mio stato di malattia, quando, nonostante tutto, mi presento all'assemblea condominiale e la smette di ridere solo quando dimostro che, nonostante il mio stato di malattia, sono aggiornata sulle nuove norme del codice civile e so ancora ribattere.
E quanto mi era costato prepararmi su quelle norme ed a quell'assemblea.
L'ingegnere, la cui presenza mi aveva dato l'illusione che in via Vattelapesca n.0 si potesse ora vivere in maniera civile e che potessero intercorrere rapporti corretti.
L'ingegnere al quale insistentemente ho detto: <<Ritirate tutto, scrivete una lettera di scuse e riprendiamo a vivere come prima>>. E con questa illusione non porto alla guardia di finanza la fattura falsa che i suoi amici mi avevano propinato.
Vivere come prima?
Ma loro hanno continuato a vivere come prima.
Sei tu, che rispetto a loro avevi già tante difficoltà in più, hai avuto la vita spezzata.
Il cane morsica lo stracciato.
Il figlio dell'ingegnere è in una prestigiosa università.
La figlia del ragioniere Casoria, già dirigente in una importante multinazionale all'estero, lavora ora in un organismo internazionale.
Sei tu, che contenta del tuo modesto (?) lavoro, in una realtà interessante, contenta di stare vicino ai tuoi cari, contenta di coltivare le amicizie di vecchia data, i tuoi vecchi hobby, goderti il mare e l'entroterra della tua zona, sei tu che hai perso anche quel poco che avevi e che a loro faceva gola.
A loro che, pur avendo tutto per essere contenti, dà fastidio la felicità altrui.
E li diverte il dolore degli altri.