L'intruso

Si era di Marzo e fu un'annata fredda, ma sempre pronta a lasciar esplodere il sole alla stagione successiva. In Primavera però, quando si risvegliava, la natura sapeva di flebile e forte, un contraddittorio. Come l'uomo che mostra le sue facce, così pure vi erano i contrapposti, che fra i colori e gli eventi, mutavano instancabilmente per prepararsi alla lunga estate calda.
Ho sempre pensato alla Primavera come ad una dolce, lenta agonia. Lei, così padrona del caldo e del freddo, dei colori nei campi e dei battiti di cuore. Ci tiene al guinzaglio, ci guida e ci schiaffeggia, ci premia e ci abbandona, mutante e mutevole anima vacante.
Si era di Marzo, e fu un'altra Primavera di occhi che frugano ovunque senza nulla vedere. Gli orizzonti più lontani sono sempre quelli che abbiamo accanto, e non è esatto dire che non li vediamo. Siamo tutti sempre molto più coscienti di quanto amiamo credere e lasciar credere.
La mano di Beth, che carezzava le rose, le viole e le spighe, trovava ora un fiore sconosciuto, qualcosa di ignoto che sapeva di quella paura che si prova una volta sola nella vita. Tutte le altre, le volte in cui avrai avuto nuovamente paura di qualcosa, non avrà mai a competere con quella.
Si era di Marzo, e Beth vide nello specchio la sua vita fino ad allora, scorrerle davanti, un fotogramma dopo l'altro, gli anni stipati in attimi, a perdere l'incanto di ciò che furono, solo per quella folle velocità a cui viaggiavano. Le sembrò di percepire il freddo e il calore scorrerle nelle vene, come un fiume che si lasci trascinare dalla corrente senza opporre resistenza, certa di sfociare in un mare sconfinato, un mare più dolce e più clemente di quell'eterna sentenza.
Si era di Marzo, e la mano di Beth, sotto il getto di un'acqua tiepida e dolce, scorgeva l'intruso, che ineducato e inopportuno se ne stava lì sotto con lei, puntando i piedi come un bambino capriccioso, e deridendola come un adulto inconsapevole.
Perché, cosa volete che ne sappia l'intruso, della Primavera e delle sue beltà, di Beth e dei suoi fiori, dei laghi e delle spiagge, della vita e dei sorrisi? L'intruso poi, egli non conosce neppure le umane lacrime, la pura sofferenza del dispiacere, o di una delusione. L'intruso però, ben conosce il punto più profondo dell'essenza del dolore, quello oltre il quale esiste solo il baratro del'ignoto, che non si trova dove c'è quel che non conosciamo, ma si trova dove vi è ciò che non saprai mai quando avrà fine, immaginando l'eternità, come un piccolo nastro rosa.
E' l'evento che nasce, ti fa guerriera e ti vede combattere ogni volta la stessa battaglia. E' la tua prima Primavera di malattia, e l'intruso verrà sbattuto fuori dal tuo corpo senza garbo, i tuoi colori muteranno come tutte queste Primavere, sarai rosa in un campo di grano, avrai imparato a domare le correnti del fiume, avrai mutato l'odore della tua pelle, e ogni nuova tua paura ti sarà fedele compagna, alleata nella quotidiana lotta di crescere e fiorire ancora la tua rosa nel campo di grano.