L'ombra del Conero
Dopo dieci giorni in riviera stamattina niente lavoro, arrivo in spiaggia e come sempre il monte Conero è lì che ci guarda. Ho pranzato ed ho raggiunto il mare in bici con gli altri dello staff, mi sono spogliato ed ho steso il mio telo arancione, ho posizionato alcuni sassi alle estremità per tenerlo fermo, c'è vento, è piacevole, aiuta a non far sentire i raggi cocenti sulla pelle, ti rinfresca ad ogni respiro. Ho tirato fuori dallo zaino la mia Paulaner Weiss ancora fresca di frigo, una delle ragazze la apre con i denti, come sempre, che impressione. Tutti hanno fatto il bagno, io sono rimasto in spiaggia, forse l'acqua è fredda, forse è sporca, vorrei fare una bella nuotata ma alla fine desisto e resto qui a guardarli divertito. Tornano, sembrano così sereni, il mare ha cancellato le loro espressioni stanche, la salsedine ha lavato via la fatica degli ultimi giorni, due battute di routine, quattro risate e giù tutti stesi sui teli, ognuno perso nel proprio relax. Non riesco a dormire, mi sono girato più volte, ho un leggero mal di schiena, devo fare esercizi in questi giorni, assolutamente. Ma non è quello che mi tiene attivo, non è la schiena che lascia accesa la mia mente. Ci sono dei bambini a una ventina di metri da me, uno di loro, quello più magrolino mi assomiglia in maniera impressionante, cioè non mi somiglia ora, somiglia a quel bimbo che ero un tempo fuori e dentro. Ovviamente è una mia impressione, magari è uno stronzetto, chi può dirlo? Raccolgono dei sassolini sul bagnasciuga, li selezionano minuziosamente, forse per colore o per grandezza, quasi riesco a vedere la loro aura, sembra bianca, acerba. Di sassolino in sassolino riempiono dei piccoli secchielli di fortuna e corrono dai genitori per mostrare il loro bottino. È stato esattamente in quel momento che mi sono rivisto, la riviera del Conero è diventata quel vecchio lido sgangherato di Baia Domizia, i colori intorno a me si sono sbiaditi, ho sentito la voce di mia madre che in maniera distratta e disinteressata apprezzava il mio raccolto, ho rivisto il mio dialetto, quello che parlavo solo in famiglia e che ho ormai smarrito nel tempo e nei posti che mi hanno cresciuto, ho rivisto quella sensazione di leggerezza che non sento da tempo, è stato un attimo. Ora sono nostalgico, credo che farò quella nuotata. Avevo ragione, è fredda e sporca.