L'oro del Ticino
Ma da dove arriva questo oro!?
Così un tempo si favoleggiava: Vuole una prima leggenda, che sotto ad un “ramo” del Ticino, vi sia un tesoro lasciato da una popolazione ricchissima; questa, davanti ad un estinzione, decise di seppellire tutti i propri averi, in gran parte d'oro, sotto al letto del fiume, per permettere di salvarsi...; Questo tesoro, di tanto in tanto perde pezzi, dovuto alle inondazioni e continuo scorrere dell'acqua, lasciando così pezzi d'oro nel alveo del fiume...
Altra leggenda tra le storie più popolari resta quella che racconta della costruzione di due tombe, nell’alveo del fiume presso il Ponte, nelle quali furono deposti un re ed una regina sconosciuti e che dalla tomba della regina fossero fuoriusciti i suoi ori spargendosi nella sabbia del fiume.
In realtà le cose stanno così:
Fin dai tempi dei romani quasi tutti i corsi d’acqua che scendono dalle Alpi sono stati oggetto di ricerca dell’oro. Anche nel Ticino, come in tutti i fiumi pedemontani di Piemonte e parte della Lombardia, si può trovare oro. Dagli scritti di Plinio il Vecchio si desume che, già in epoca romana, circa 30 mila schiavi venissero impiegati nell’estrazione dell’oro nelle zone alluvionali e moreniche della bassa Gallia (l’area del Piemonte e Lombardia occidentale). Ne sono testimoni grandi discariche, ancora presenti nella zona. Nei giacimenti alluvionali, infatti, l’oro si presenta prevalentemente sotto forma di minute pagliuzze, di dimensioni difficilmente superiori al millimetro, anche se talvolta si possono rinvenire piccole pepite. Dopo l’epoca romana lo sfruttamento delle sabbie aurifere era gestito direttamente dalle Autorità del tempo e/o dato in concessione ad enti o operative locali. Dall’interessante libro I tesori sotterranei dell'Italia. Le Alpi del 1873 di Guglielmo Jervis si hanno notizie interessanti circa le concessioni relativamente alla “pesca dell’oro” ( pagliuzze d’oro) relativamente al fiume Ticino:
In tutto il fiume Ticino, dal Lago Maggiore al Po e relativa lanche, valli e martizze, esiste il diritto della pesca dei pesci e della sabbia a pagliuzze d'oro e d'argento ( oro argentifero) , e ciò per concessione del 1654 di Filippo IV re di Spagna, a favore del marchese Giovanni Pozzobonelli, diritto che già per sentenza del 1635 era dichiarato a favore della R. Camera. Al Pozzobonelli, per eredità e vendita, sono successi alla casa Clerici, i marchesi Arconati Visconti e Busca, il comune di Galliate ed il papa Urbano Crivelli, fondatore della soppressa abbazia di Santa Maria della Pace, in Magenta, ora dei nobili consorzi Crivelli.
La competenza Clerici, consistente nella maggior parte di tutto il fiume, venne rivenduta ad enfiteusi perpetua a diversi, che ancora attualmente esercitano economicamente la pesca, e si estende dal Lago Maggiore al territorio di Galliate e Robecchetto con Induno, indi dopo Besate fino al Po.
MARANO TICINO. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, sponda destra, ossia piemontese.
VARALLO POMBIA. ‐ Oro nativo in pagliuzze finissime nel fiume Ticino, sponda destra. ‐ Scarsissimo.
POMBIA. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva destra.
OLEGGIO. ‐ Oro nativo in pagliette nel fiume Ticino, riva destra.
GALLIATE. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva destra.
ROMENTINO. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva destra.
TRACATE. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva destra, presso il ponte di San Martino.
Il comune di Trecate è proprietario del diritto della pesca dell'oro nel suo territorio e tale diritto è concesso in affitto.
CERANO. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva destra.
Anticamente la pesca dell'oro nel territorio di Cerano era riservata alla famiglia Lezzaldi.
GOLASECCA. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva sinistra o lombarda.
SOMMA LOMBARDO. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, sponda sinistra.
VIZZOLA TICINO. Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, sponda sinistra.
TURBIGO. ‐ Oro nativo in pagliette nel fiume Ticino, sponda sinistra.
ROBECCHETTO con INDUNO. ‐ Oro nativo in pagliette nel fiume Ticino, presso il villaggio di Induno Ticino, riva sinistra.
Il comune di Induno Ticino, soppresso nell'anno 1870, venne aggregato a Robecchetto.
CUGGIONO. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva sinistra, ossia lombarda.
BERNATE TICINO. ‐ Oro nativo in pagliette nel fiume Ticino, sponda sinistra.
La pesca sul territorio di Bernate Ticino è proprietà dei nobili consorzi Crivelli: sebbene ora di poca importanza pare che una volta fosse di gran lunga superiore, se sono esatte le informazioni date da Bossi. Questi riferisce che l'abbazia di Santa Maria della Pace in Magenta traeva dall'affitamento della pesca dell'oro nel Ticino uno dei suoi redditi principali ‐ V. Mémoires de l'Académie impériale des Sciences de Turin, 1 ére Série, Tom. XIV. P. 270; Mémories Présentees, Turin, 1805.
CASSOLNUOVO. ‐ Oro nativo nel fiume Ticino, riva destra, piemontese.
VIGEVANO. ‐ Oro nativo nel fiume Ticino, sponda destra.
ZERBOLO'. ‐ Oro nativo in pagliette nel fiume Ticino, sponda destra.
TRAVACO' SICCOMARIO. ‐ Oro nativo in pagliuzze ; di fronte all'isola della Costa, sotto Pavia nel fiume Ticino, presso il suo sbocco nel Po.
BEREGUARDO. ‐ Oro nativo in pagliuzze, nel fiume Ticino, sponda sinistra, presso i villaggi di Bereguardo, Pissarello e Zelata. ‐ I comuni di Pissarello e Zelata vennero soppressi nel 1872 ed aggregati a quello di Bereguardo, come indicato.
TORRE D'ISOLA. ‐ Oro nativo in pagliuzze nel fiume Ticino, riva sinistra, ossia lombarda.
CORPI SANTI DI PAVIA. ‐ Oro nativo in pagliette finissime nel fiume Ticino, sponda sinistra.
La metodologia di ricerca si basava sulla principale caratteristica fisica del metallo: l’elevato peso specifico. Il fiume, soprattutto nel corso delle piene, accumula sabbie aurifere nei punti dove la corrente perde di energia, in corrispondenza di anse e rientranze denominate “punte”, per il loro aspetto. Sono zone di sedimentazione, di solito localizzate lungo le sponde, a forma approssimativa di triangolo con il vertice rivolto a monte: proprio qui si ha il massimo accumulo aurifero. Nel Parco del Ticino, nel territorio di Varallo Pombia, sono conosciute le vie Aureofondine: antiche miniere d’oro a cielo aperto che si presentano oggi come degli enormi cumuli di sassi ammonticchiati, lungo un percorso di quasi due chilometri. La storia della ricerca dell’oro ha attraversato tutte le civiltà e le popolazioni che si sono insediate lungo il fiume. La ricerca sui fiumi avviene utilizzando una attrezzatura semplice: stivali di gomma e una “batea” (la “padella” del cercatore) che abbiamo visto in tanti film americani. Talvolta vengono impiegati anche setacci e una “canalina”: lo scopo di ogni attrezzo è sempre quello di eliminare la ghiaia e le frazioni più grossolane del sedimento. La batea è lo strumento principale per “saggiare” la sabbia aurifera; ha dimensioni e foggia che variano a seconda delle tradizioni in uso nei vari Paesi. La tecnica d’uso è semplice: una volta riempita di sabbia aurifera viene agitata in senso rotatorio, mantenendola a pelo d’acqua per favorire la graduale estromissione, in superficie, dei materiali più leggeri, trascinati fuori dall’acqua. Sul fondo si ottiene, dopo prolungati lavaggi, un sedimento scuro e pesante, dentro al quale si possono individuare le pagliuzze d’oro. La ricerca è definitivamente conclusa nel secolo scorso, dopo tentativi di tipo industriale‐speculativo compiuti da multinazionali estere anche se nel corso della seconda guerra mondiale cercatori locali avevano ripreso l’attività, abbandonata pochi decenni prima. Da uno dei siti internet del Comune di Motta Visconti si ricorda che in località Maina dietro un palazzotto tipo castello ancora esistente c' era Battiloro dove si lavorava l'oro estratto dalla sabbia aurifera del Ticino riducendolo in sottili fogli. Oggi la ricerca dell’oro alluvionale è una attività di tipo naturalistico‐amatoriale; la “potenzialità” del Ticino è inferiore a una decina di grammi di pagliuzze per tonnellata di sabbia setacciata: non remunerativa per procedimenti di tipo industriale, ma fonte di emozioni, divertimento e soddisfazioni per i cercatori dilettanti. Qualcuno ha calcolato che il fiume trasporta nelle sue acque, ogni giorno, pagliuzze d’oro per un valore tra 5.000 e 10.000 euro, a seconda della portata delle acque. Pochi lo sanno, ma annualmente si tengono campionati mondiali di pesca all’oro, nei quali gli italiani si classificano abitualmente ai primi posti e il Ticino, nel 1997, è stato sede di una di queste competizioni.
Questa nota oltre che personali conoscenze nasce anche da una parziale spigolatura tra note, notizie, pagine di libri trovate su Internet alle voci: “Oro del Ticino, Cercatori d’oro del Ticino, Oro del Ticino nella Storia, L’oro nella sabbia del Ticino, La ricerca dell’oro nel Ticino”.
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