L'uomo senza dolore
L’uomo senza dolore sta mangiando un piatto di pasta. Non lo fa per esigenza, ma ha imparato che quando si sente un brontolio dalla pancia bisogna ingerire qualcosa. Per la sete invece si regola in base alla secchezza di gola: ormai sa che la sensazione di avere la bocca impastata costringe a bere.
Alzandosi da tavola, l’uomo senza dolore si trova in difficoltà per via del piede. Ieri una macchina non si è fermata di fronte alle strisce pedonali e lui, l’uomo senza dolore, si è ritrovato con il piede destro sotto la gomma anteriore sinistra di una utilitaria blu, illuminata dal sole proprio in quella fiancata rivolta verso gli occhi dell’uomo senza dolore, che per riflesso si stava riparando gli occhi dalla luce e perciò non aveva fatto caso all’incidente.
‐ Perché zoppico?
L’uomo senza dolore si chiede come mai il proprio piede non può reggere il peso del corpo: sa che il motivo è un infortunio, non sa chi o cosa l’abbia causato. Se qualcuno fosse stato con lui nel momento in cui è stato investito, allora saprebbe che quella frazione di secondo trascorsa dal piede sotto lo pneumatico aveva provocato la frattura di varie ossa. Al contrario, per l’uomo senza dolore quell’evento aveva lo stesso senso di una lattina abbandonata per terra.
Una volta la sua vita era diversa, provava emozioni, dava loro un significato e prendeva decisioni importanti: ora per lui non esiste più amore, persino bene e male hanno smesso di esistere. La bellezza del paesaggio è inutile: l’uomo senza dolore va verso il terrazzo e guarda il tramonto. Il suo vicino sta fotografando il rosso terribile che muore all’orizzonte. Anche l’uomo senza dolore tempo fa fotografava il cielo, la luna, i tramonti, ma ora decide di buttarsi giù dal terrazzo perché il senso della vita dov’è?