La casa dei desideri da La mia casa di E. Molaschi

C'era una volta, tanto tempo fa, o forse non poi così tanto‐ dipende
da chi sta leggendo‐ in un posto molto, molto lontano una casa. In
quella casa, molto simile a quella della serie TV Buona fortuna
Charlie anzi, a guardarla bene, era proprio uguale a quella, viveva
un bambino.
La casa era molto più grande di quella che la mamma del bambino
aveva considerato come propria abitazione e, all'esterno, aveva
un’ altalena fatta con una ruota e una catena, proprio come ai
tempi in cui lei era piccola. Quella era la sua casa, quella era la
casa del suo bambino e niente sembrava poter turbare la quiete di
quel luogo costruito apposta per realizzare i sogni di tutti.
Sospinti dai dolci ricordi delle canzoni più belle del film di
animazione Disney Wish, mamma e figlio dondolavano
sull'altalena, si rincorrevano in giardino e inventavano
insospettabili e divertenti attività all'interno della casa. Il bambino
era felice di vivere lì e non conosceva un posto migliore della
propria casa. Anche la mamma amava stare lì, anche se di case ne
aveva viste molte.
Il modo in cui la famiglia cresceva, veniva educata e si rapportava
col mondo era riproposto proprio nel famoso film citato poco fa.
C'era chi diceva che ci fosse un chissà che di religioso in quel
racconto animato. Tutti siamo fatti di stelle, le stelle sono i
desideri... Se ne parlava anche nelle prediche e, quindi, perché no?
Se noi siamo fatti di desideri e di sogni comuni a Qualcuno di
'superiore' e se siamo tutti a immagine e somiglianza di Qualcuno,
dovremmo avere gli stessi sogni e gli stessi desideri, no?
“Dovete sempre ricordare che la parte migliore è proprio il finale”
diceva la mamma, a proposito del film. “Quando, tutti insieme, i
personaggi cantano e la loro stella gli brilla nel cuore. Quello è
l'importante: l'unità, l'essere uguale, l'essere una persona sola
nonostante le differenze che ciascuno ha. Tutti siamo uguali, pur
essendo diversi e tutti possiamo far realizzare i nostri sogni. Non
fatevi mai rubare i sogni. Una persona senza sogni è una persona
senza vita. Chi vi prometterà di amministrare i sogni al vostro
posto, spesso, è un mentitore che cercherà di trarre un vantaggio
da ciò che voi desiderate e sapete”.
Oliver, distinguibile dal padre solo per la J. del suo nome
completo, ascoltava tutto con attenzione e imparava. Capitava di
poterlo vedere mentre si dondolava sull'altalena cantando una
delle versioni di This Wish. La cantava con quanto più fiato aveva
in gola, tenendo le mani aggrappate alla catena, i piedi inseriti
nella ruota e spingendosi avanti e indietro a tutta velocità. Non
importava quante volte gli venisse detto che poteva essere
pericoloso dondolarsi a quel modo. Ci metteva troppa forza, ma
lui si sentiva al sicuro. Gli pareva di essere nella casa dei desideri,
dove tutto era possibile e niente avrebbe potuto toccare la sua vita.