LA CHIOCCIOLA VANITOSA

C’era una volta, su un bellissimo prato verde accanto ad una cascata spumeggiante, una chiocciola molto vanitosa che continuava a rimirarsi ammirata, dentro lo specchio d’acqua del ruscello.
Era sicura di essere la chiocciola più bella di tutto il regno e continuava a vantarsi con i suoi amici della sua magnificenza.
Loro l’ascoltavano a malapena, perché effettivamente la vedevano come in realtà era, cioè una normalissima chiocciola dal manto striato, esattamente come tutte le altre chiocciole del mondo.
Ma Esmeralda, così si chiamava la chiocciolina vanitosa, era certa di essere la più bella di tutte e se ne andava strisciando su quel morbido prato erboso che circondava il piccolo laghetto, allungando il suo bel collo fuori dalla sua casetta ed estendendo bene i suoi lunghi occhi mentre procedeva lenta e sicura di sé.
Canticchiava e si guardava attorno, per vedere chi la stesse ammirando in quel momento, poi parlottava tra sé e sé.
“Ma che bella che sono!” diceva orgogliosa. “Una chiocciola davvero stupenda! Non c’è nessuna in tutto il regno più bella di me!”
La fatina dei boschi Viviana, che svolazzava attorno al laghetto, era davvero stanca di sentire tutto il giorno Esmeralda che ripeteva sempre le stesse frasi.
“E quanto sono bella!”
“E non c’è nessuna più bella di me!”
“E sono la più bella del reame!”
“E di qua e di là!”
Fata Viviana era davvero seccata, così decise di darle una bella lezione. Le si avvicinò e con aria sorridente e sorniona la salutò allegramente, nascondendo le sue vere intenzioni.
“Ciao, Esmeralda” disse, “come va? Sta bene la mia chiocciolina preferita?”

Esmeralda si volse con aria arrogante verso la fata che le gironzolava accanto con le sue lunghe e splendide ali azzurre, ma mai belle quanto lo era la sua chiocciola, striata e variopinta, che la proteggeva da tutto, si disse lei, sicura di sé.
“Buongiorno fata Viviana!” rispose, con tono altezzoso, come dall’alto in basso. “Sto benissimo, grazie, non si vede? Bella e sana come sempre!” aggiunse con superbia.
Fata Viviana mosse la sua piccola bacchetta magica scintillante, poi mormorò, ironicamente:
“Ma…mi sembra che la tua bella casetta non sia proprio della forma normale! E dove sono finiti i tuoi splendidi colori?”
In effetti, muovendo la sua bacchetta magica, la fata aveva trasformato il guscio liscio e rigato della sua casa in un guscio pieno di rigonfiamenti e senza più alcun colore.
Allungando ancora di più il suo collo, Esmeralda si volse a verificare ciò che la fata aveva appena detto. Strabuzzò gli occhi per la meraviglia e l’angoscia. Ma cosa le era successo?, si chiese la chiocciola. Che cos’erano tutte quelle onde sulla sua casa? E dove erano andati a finire i suoi bellissimi colori? E le sue striature?
“Oddio!” esclamò esterrefatta. “Che cosa mi è successo, fata Viviana? Ti prego, aiutami! Dove sono finite le mie righe colorate? Perché la mia casetta non è più liscia come prima?”
Fata Viviana fece spallucce.
“Mah, a me sembra tutto normale” rispose, facendo finta di niente. “Cosa c’è che non va?”
“Ma come cosa c’è che non va?” ribatté Esmeralda sbigottita. “La mia casetta ha perso i suoi colori, non vedi? Ed è tutta rovinata, piena di sporgenze!”
Fata Viviana mosse ancora lievemente la sua bacchetta magica ed Esmeralda divenne piccola piccola tanto che fuoriuscì dalla chiocciola.
“Ma cosa succede ancora!” balbettò la lumaca, ormai completamente fuori dalla sua casetta. “Fata Viviana, fai qualcosa, ti prego! Ho perso la mia casa! Sono diventata una semplice lumaca! Io che sono così bella! Come è possibile che mi sia ridotta così!”
Fata Viviana volteggiò ancora sopra di lei, quasi ignorandola. Poi disse, in tono più duro, prima di allontanarsi:
“Cara Esmeralda, la tua arroganza e vanità ha fatto sì che tu ti trasformassi in una semplice lumaca! Questa è la punizione per chi è troppo presuntuoso e pensa di essere superiore agli altri: perde tutto ciò che ha!” Svolazzando leggera, fata Viviana si allontanò, ma non prima di aver detto: “Ti lascio riflettere tutta la notte, cara Esmeralda. Passerai il tuo tempo a cosa mi dirai domani mattina per farmi cambiare idea e ridarti la tua casetta integra e i tuoi colori. Ma se non avrai imparato la lezione, rimarrai così per sempre” sentenziò librandosi in alto, fino a scomparire dalla vista della piccola Esmeralda.
La lumaca si ritrovò a strisciare sull’umida erbetta mentre si avvicinava la notte.
Ma in che cosa aveva sbagliato?, si domandò la lumaca, triste e infreddolita. La sua casa era la sua protezione, il suo posto sicuro, e invece adesso non aveva più niente. Era triste e sola in messo al nulla. Lei non era abituata a restare fuori la notte senza la sua casa. Non sapeva dove andare a dormire. Tutto le sembrava così strano e insicuro. Scoppiò a piangere per la desolazione.
Un vecchio e saggio grillo di nome Arturo che friniva lì vicino, sentendo i suoi lamenti, le si avvicinò incuriosito.
“Perché piangi?” le chiese con la sua voce un po’ gracchiante.
La lumachina impaurita alzò il suo sguardo verso il verde grillo che le stava accanto. Tutto le sembrava così grande e così pauroso adesso, senza il supporto sicuro della sua casa.
Tutto ciò che lei aveva sempre snobbato solo perché si sentiva sicura e protetta dentro la sua casa, adesso le si stava rivoltando contro. Non era più bella. Non era più al sicuro. Non poteva più essere vanitosa. Adesso era solo una lumaca nuda e solitaria in un mondo a lei sconosciuto.
Tirando su col naso, Esmeralda gli raccontò cosa le era successo quel giorno.
Il saggio grillo Arturo rifletté a lungo prima di chiedere:
“Non credi che la cara fata Viviana ti abbia voluto dare una lezione?”
“Ma perché?” ribatté Esmeralda. “Che cosa ho fatto per meritare ciò?”
Il grillo sospirò lungamente prima di spiegare a quella testolina vuota che era a causa della sua enorme vanità se adesso si trovava in quella incresciosa situazione.
“Vedi, mia piccola Esmeralda” spiegò il grillo, bonariamente “essere vanitosi e denigrare gli altri, non è una cosa bella. La modestia è una cosa buona. La semplicità è una cosa buona. La dolcezza è una cosa buona. Il rispetto per gli altri, lo è. E tu, ogni volta che ti sei vantata delle tue virtù, hai messo in imbarazzo qualcun altro magari meno fortunato di te. Vedi, adesso, come è facile perdere tutto in un momento?”
Esmeralda annuì, sconsolata e sconfortata.
“Ma…ma …io non volevo, credimi” si pentì immediatamente Esmeralda, che adesso capiva perché fata Viviana aveva voluto punirla. “Non pensavo fosse una cosa così brutta. Ma adesso ho imparato la lezione e quando rivedrò la fata le assicurerò che adesso sono cambiata… ma stanotte dove andrò a dormire senza la mia casetta? Oh, povera me! Nuda e senza un tetto sulla testa! Che tragedia!” pianse ancor più sconsolata Esmeralda.
Ma il saggio grillo Arturo la rincuorò.
“Tranquilla, Esmeralda” le disse. “Stasera verrai a dormire da me. E domani farai le tue scuse a Viviana, sperando che lei perdoni la tua presunzione!”
Riconoscente più che mai, la lumachina seguì il saggio grillo. La notte non fu alquanto tranquilla, perché lei non era abituata a dormire senza la sua casa, ma il giorno dopo, allo spuntar del sole, Esmeralda, dopo aver ringraziato caramente il grillo, si avviò alla ricerca della fata Viviana.
Le sembrava di aver strisciato per un tempo lunghissimo quando finalmente giunse al laghetto e si sporse in avanti per bere. Guardandosi, vide solamente una lumaca nuda e scialba, neppure l’ombra della splendida chiocciola che era stata.
“Giuro che non sarò mai più vanitosa!” disse a sé stessa Esmeralda, veramente pentita per essersi comportata in quel modo irresponsabile.
In quel preciso momento apparve la fata Viviana che aveva ascoltato le sue parole e aveva colto tutto il pentimento della sua voce.
Esmeralda si voltò verso di lei, guardandola imbarazzata e intimidita.
“Allora, Esmeralda!” esclamò Viviana, muovendo leggiadra le sue magnifiche ali. “Hai riflettuto stanotte? Non hai nulla da dirmi?”
Esmeralda riusciva a guardarla a malapena, vergognandosi terribilmente. Poi con una vocina flebile, mormorò:
“Sono molto pentita, cara fata Viviana, per il mio comportamento incosciente. So di avere sbagliato e ti chiedo umilmente scusa, ma adesso ho imparato la lezione e non sarò mai più vanitosa come prima” giurò poi lei, sicura di quanto diceva.
Fata Viviana comprese che Esmeralda era veramente pentita, così decise di ridarle la sua bella chiocciola.
“Bene, Esmeralda” soggiunse, “finalmente hai capito la lezione. Riavrai ciò che è tuo, ma devi promettermi che da ora in poi sarai molto più modesta e non ti vanterai più di essere la sola e unica chiocciola più bella al mondo!”
“Prometto!” rispose solennemente lei, senza alcuna esitazione. Nulla avrebbe potuto farla più felice che riavere la sua casa e non passare mai più una notte nuda e senza alcuna sicurezza.
La fatina Viviana mosse la sua scintillante bacchetta magica e in men che non si dica, Esmeralda riebbe la sua chiocciola senza alcun rigonfiamento e con i suoi splendidi colori.
Entusiasta, Esmeralda sorrise felice, allungando collo e occhi a rimirarsi nello specchio del lago.
Che meraviglia, pensò. Finalmente ho ritrovato me stessa.
Si volse verso la fatina e disse, piena di riconoscenza:
“Grazie mille fata Viviana. Grazie per avermi fatto capire che stavo sbagliando, e grazie per avermi ridato la mia casa. D’ora in poi non avrai più motivo di lagnarti di me.”
Felice per la sua buona azione quotidiana, fata Viviana volò via e da allora in poi, Esmeralda mantenne la sua promessa, comportandosi come una chiocciola qualunque, e non come la più bella del reame.