La città della Speranza
In occasione dell’anno giubilare della Speranza, vi presento la ‘mia’ Battipaglia.
La città che ha offerto la statua della sua patrona, S. Maria della Speranza, inquadrata più volte in Vaticano in mondovisione il giorno dell’inaugurazione dell’anno giubilare.
L’8 dicembre 2018 lessi:
“Un libro dedicato a chi ama Battipaglia, a chi vuole comprenderla, a chi si impegna per migliorarla; da sfogliare con nostalgia e da custodire con affetto.”
E scrissi di getto:
Come persona, che per sua disgrazia, amava Battipaglia, per aiutare a comprenderla e magari dare una mano a chi veramente vuole impegnarsi a migliorarla, vi dico cosa, per quanto ne so, è Battipaglia.
Cosa è Battipaglia?
Vado a memoria, senza cercare conferme dei riferimenti tramite Google.
Lessi che il primo riferimento storico al nome Battipaglia risale ad un documento del 1080 (ca) dell'Abbazia di Cava alla quale i terreni appartenevano.
Battipaglia. Batti la paglia. Operazione che i contadini compivano nell'aia per separare la pula dal grano.
Operazione di evangelica memoria.
La fondazione di Battipaglia viene fatta risalire all'ordinanza dell'ultimo re Borbone promulgato a seguito del terremoto di Melfi del 1860. Fu ordinata la costruzione delle 'comprese'. Alle spalle dell'attuale piazza della Repubblica (già piazza Amedeo Duca D'Aosta (o era dedicata ad una regina dei Savoia?)).
Lessi su un documento pubblicato (a cura di Vincenzo Citro, mi pare) le direttive esatte secondo le quali dovevano essere costruite le 'comprese'. Mi colpì che era ordinato che le case dovessero essere di 'altezza tale e a distanza l'una dall'altra tale da permettere che il sole entrasse anche nei vani a pianterreno'. E così furono costruite. Recenti ristrutturazioni hanno alzato di uno o due piani in più.
Le comprese dovevano essere assegnate a contadini e artigiani laboriosi di provata fede borbonica. Ma poi arrivarono i piemontesi ed il requisito fondamentale fu 'di provata fede Savoia'.
So che mio padre giunse a Battipaglia all'età di tre mesi probabilmente nel novembre del 1927.
E il prefetto Alfonso Menna decretò la costituzione del Comune di Battipaglia nel 1929, staccandosi dal comune natio Eboli, di cui fino a quel momento il territorio di Battipaglia aveva fatto parte.
Lessi che il Comune di Battipaglia donò al dottor Rocco la palazzina dove ha sede la sua farmacia in cambio di lezioni di alfabetizzazione della popolazione locale. (Per fortuna. Ho sempre trovato grande disponibilità in quella farmacia.)
Quando Carlo Levi nel suo 'Cristo si è fermato ad Eboli' "dove i binari lasciano la costa e s'inerpicano per le montagne" (più o meno il concetto era questo) parlava di Battipaglia, in precedenza comune di Eboli. Lì la linea ferroviaria che viene da Napoli si divide in due: una continua lungo la costa e l'altra sale per Potenza da cui prosegue per Taranto.
Battipaglia era il paese delle mele annurche. Là dove ora ci sono i palazzi a via Paolo Baratta c'erano gli appezzamenti coltivati a mele annurche con le mele messe a maturare sulla paglia.
Mio padre mi diceva: arrivavi col treno a Battipaglia e sentivi il profumo delle mele.
[Nel 1998 arrivavi col treno a Battipaglia e sentivi l'odore della munnezza. Ed io pensavo: Sempre di M si tratta: mele, mozzarelle, munnezza. Ma ho fatto un salto in avanti nel tempo, torniamo indietro].
E arriva la guerra. E arrivano i bombardamenti. Per via della stazione. Prima quelli degli inglesi. Chi può, sfolla. E un lato di via Roma è raso al suolo. E il ponte sul Tusciano crolla. Mio padre mi ha raccontato che, quando sono arrivati gli Americani un comandante (o un generale) aveva proposto di lasciare Battipaglia così com'era ridotta, come istantanea per il mondo a testimonianza dei danni che causa la barbarie della guerra.
Ma arriva la ricostruzione, la ripresa. Mio padre mi raccontava di una voce: una cassa di Am‐lire ritrovata in un campo. Da chi, non so (per mia fortuna e tutela).
E arriva qualcosa di cui a Battipaglia non si vuole parlare. Silenzio.
Battipaglia è il paese che ha fatto sparire un Sindaco.
Non si parla. Non si dice.
"Il silenzio di Lorenzo" è il titolo che l'attore Nicola Acunzo dà al cortometraggio da lui diretto ed interpretato (c'è anche Serena Rossi).
Battipaglia è il paese dove un medico, a metà degli anni '60, o inizio degli anni ’70, ritenendo che, considerato che un po' sapeva leggere e scrivere, potesse essere utile ai suoi concittadini, si candida come consigliere comunale. E durante la campagna viene "gentilmente" invitato a rinunciare, ma non la spuntano. Una volta eletto, due o tre giorni dopo i colleghi di partito (?) lo invitano ad una cena: "Porta pure dei tuoi amici!", gli dicono.
Ed a quella cena si discute cosa fare dei fondi arrivati dal Ministero (?). Il medico propone: "Ci sono le strade, l'illuminazione, ...". "Sì, però ...", è la risposta allusiva che riceve. Il medico comprende l'antifona, pensa a divertirsi ed a mangiare con i suoi amici ed il giorno dopo dà le dimissioni da consigliere comunale.
"Le mani sulla città", intitola un suo film Francesco Rosi (Palermo).
"..., s'allisciano, se vasano e se magnano a città", diceva una canzone (Napoli).
"Battipaglia? Tristemente famosa", commenta un signore in treno dopo avermi chiesto di dov'ero. E non ricordo se avessi 18 anni e stavo andando a Roma per prendere per la prima volta l'aereo per andare in Inghilterra o quasi trent'anni e stavo andando a Milano.
Tristemente famosa. Si riferiva alla 'rivolta di Battipaglia' dell'aprile 1969, quando morirono due persone: una giovane maestra, di ventisette anni, la quale si era affacciata al balcone di casa sua ed un giovanotto di diciannove anni.
Il ricordo che ho, bambina di nemmeno quattro anni, è la gente che affollava i binari, vista dal terrazzo (rigorosamente non calpestabile!) della stramaladetta palazzina di famiglia.
E a Roma si chiedono: "Quante parrocchie ha Battipaglia? Una?" E convocano il giovane Fernando Lupo e gli dicono: "Da oggi sei il secondo parroco di Battipaglia."
Battipaglia è il paese senza storia, senza memoria e senza tradizioni.
Cresce Battipaglia.
Dall'entroterra del Salernitano, del Cilento scendono alla piana in cerca di lavoro e migliori condizioni. (E anche a depredare?)
E il sabato sentivo le mie compagne di scuola elementare dire: "Domani andiamo al paese".
E io, che non avevo il 'paese', anche se mia madre era arrivata a Battipaglia a 18 anni da Maddaloni, mi chiedevo: "Ma com'è che tutti vanno allo stesso paese?".
Battipaglia è il paese del sacco edilizio, come tanti altri in quel periodo. E io, ingenua bambina (e sono sempre la stessa), che, dovunque volgessi lo sguardo, vedevo gru che indicavano che c'era un palazzo in costruzione, pensavo: "Da una parte c'è la collina, dall'altra c'è la ferrovia. dall'altra c'è l'autostrada: prima o poi si fermeranno."
Facendo un salto avanti, arrivo a novembre 2008, vado nell'unico cinema rimasto aperto (ancora per poco) a Battipaglia e chiedo se arriverà il film "L'amico di famiglia". Risposte evasive. Esco, pensando: "Sì, figurati se a Battipaglia proiettano un film incentrato sulla figura di uno strozzino."
Battipaglia. Senza storia, senza memoria e senza tradizioni.
E così padre Franco De Crescenzo istituisce la commemorazione di quando il nobiluomo cavalier Franchini donò l'immagine della Madonna della Speranza nel territorio di Battipaglia, non ancora comune autonomo e ancora così per altri cent'anni ancora, prima ancora della fondazione delle comprese. Immagine intorno alla quale, sostiene don Franco De Crescenzo, si sviluppò il senso di comunità degli abitanti di Battipaglia.
Eravamo nella piazzetta antistante la chiesetta storica di Battipaglia (Santuario dal 1980) mio marito, il dottor Daniele F. e io, insieme agli altri Battipagliesi, a seguire la prima commemorazione storica della traslazione del quadro (sì, perché in origine c’era un quadro andato perduto) dalla cappella privata del cavalier Franchini alla chiesetta.
Ascoltavamo don Franco che leggeva l'edificante diario tenuto dal nobiluomo, impregnato di paternalismo e carità cristiana verso i rudi, ma buoni villici del territorio. Ad un certo punto sentiamo che il cavaliere Franchini spingeva la sua carità cristiana al punto di vendere l'acqua dei canali nelle sue terre ai buoni villici.
Lo stesso pensiero attraversa le menti di noi tre amici, ma è il dottor Daniele ad esprimerlo immediatamente ad alta voce: "Ah, questo vendeva l'acqua!".
Facendo un altro salto avanti di dieci anni e più, Battipaglia è il paese dove ad agosto di quest'anno la figlia della titolare di un esercizio storico in Battipaglia, mi dice: "Non avrei mai pensato che a Battipaglia ci fosse tanta cattiveria". "E a me lo dice?", pensai. E penso ai nomi delle poche famiglie che conosco fin da bambina che salvo da questo giudizio.
Ma Battipaglia è anche altro.
È la popolazione che si mobilita (vent'anni fa) contro la discarica, contro il termovalorizzatore e contro il CDR che avrebbero dovuto installare a Battipaglia.
È la popolazione che si mobilita contro lo scempio voluto dal sindaco di voler trasformare la piazza davanti al Comune ed il corso in qualcosa di neo‐neoclassico che ricorda i fasti del littorio (comunque i lampioni in pietra, che non ci sono più da anni, avevano il littorio).
E salviamo i 'cedri del Libano', anche se su cinque ora i superstiti sono solo tre.
E ci risparmiamo i due obelischi, "Uno di granito, più pesante, più massiccio che deve sostenere il peso della montagna, l'altro più snello che si protende verso il mare", ci spiega, più o meno, l'architetto autore del progetto.
In quel periodo c'erano i fondi della Comunità Europea per il ripristino degli spazi pubblici e delle piazze (come anni dopo sarebbero arrivati i fondi che, ringraziando questa volta per alcuni casi, ci hanno riempito di rotatorie) e quando qualche anno dopo andai a Teggiano per la manifestazione "Alla Tavola della Principessa Costanza", trovai la piazza nella sommità ridotta ad un lastrico di pietra. Per fortuna che era sera ed il sole non picchiava. "Prima c'erano i pini", mi dice un abitante del luogo. A Teggiano non si sono salvati dalla pioggia di fondi della Comunità Europea.
È a queste persone, che l’autore del libro per chi ama Battipaglia, si rivolge quando cerca chi vuole impegnarsi per migliorare Battipaglia?