La clochard Sara (2^parte)
Ho incontrato Sara nuovamente mentre era seduta su un muretto che costeggia un grossoooo negozio di detersivi e articoli per l'igiene personale al quartiere Tre Carrare‐Battisti nel dicembre successivo al mio primo incontro (avvenuto a fine agosto) due o tre traverse distante da una piazzetta di fronte a una grande chiesa. Allora sorseggiava birra (credo fosse di una nota marca made HOLLAND O DENMARK O FORSE CHINOISE) ed era ‐ apparentemente ‐ su di giri forse non solo a causa (o per merito) della birra che stava bevendo.
‐ Ciao! ‐ dissi
‐ Ciao! ‐ rispose
‐ Ti ricordi di me, ‐ chiesi, ‐ ci siamo conosciuti la scorsa estate
Lei non rispose a questa domanda (se ben ricordo ma non sono sicuro), così passai a quella successiva (ma non era il piano B solo una sequenza casuale). E' domanda pochino trabocchetto...di quelle del tipo "luogo comune" come l'avrebbe probabilmente definita Jack Kerouac, o di quelle che tanti anni fa (quando ero poco più di un pischello o giù di lì nel senso che ancora non avevo smesso di indossare calzoni corti ed ancora non avevo neppure cominciato a segarmi l'uccello probabilmente!) servivano ad attaccar bottone con una ragazzina dopo averla abbordata, magari con uno sguardo ammiccante e furbetto o una linguata fuori dai denti. Questo tuttavia fu quello che mi balenò in testa di getto in quel frangente e quindi chi va eventualmente leggendo si accontenti pure e ci metta un paio di croci sopra (poco importa se di quelle celtiche o cristiane per quel che mi riguarda).
‐ Sei italiana? ‐ chiesi
‐ Siiiii! ‐ rispose subito questa volta dopo aver sorseggiato dalla lattina che aveva nella mano e fatto una tirata dalla cicca che stringeva tra le dita di quella opposta. SEMBRAVA UN SIGARO AVANA MA NON LO ERA TALVOLTA LE COSE SEMBRANO UNA COSA MA SONO UN'ALTRA COSA
"...non c'è nulla di meglio di una sigaretta arrotolata goduta profondamente e senza fretta" (Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma)
La volta precedente (quella del nostro primo incontro) mi aveva detto che fosse rumena. Glielo feci notare subito ma forse ‐ chissà ‐ non fu propriamente cosa azzeccatissima da fare quella se ripenso col senno di poi per un tipo come Sara: può essere letale, nel senso che porta inevitabilmente alla fine del dialogo da poco faticosamente instauratosi.
‐ Volta scorsa mi dicesti che sei rumena! ‐ li dissi
‐ Non so, ‐ rispose, ‐ non ricordo dell'altra volta. Ciaooo!
Premettendo che a me non importi un bel nulla (o meglio un emerito cazzo o fico seccoBUOONI FICHI SECCHI IN INVERNO D'ESTATE MEGLIO MANGIARE ALTRO) del luogo di nascita di una persona (che sia Città del Capo o Canicattì oppure San Giorgio a Cremano o il Paradiso) mi do ragione da solo (by MYSELF) ripensandoci a freddo sul fatto in questione ovvero sul modo in cui agii allora di fronte a SARA...MA LA STRADA E' COSI' COLA' REGNA INCERTEZZA ISTINTO NO RAZIONALITA' AGII QUINDI ANCHE IO A QUEL MODO PROBABILMENTE LE SINAPSI NON SEMPRE SONO CONNESSE TRA LORO. "Come volevasi dimostrare" penso tuttavia affermerebbe proprio così qualche filosofo greco di millenni passati (magari forse è più che probabile che Jack Kerouac direbbe "fanculo i filosofi greci e tutti quelli che li hanno letti nei secoli dei secoli AMEN!"): alla buona ora visto che l'ultima parola pronunciata da SARA intese mettere le cose in chiaro (del tipo "lasciami stare o vattene a fanculo!"proprio modello beat on the road in fondo) ossia porre la parola fine al nostro parlare semplice senza ghirigori di sorta né dannunzianismi. Lo capii allora, compresi cioè da me stesso di aver fatto un mezzo passo falso quindi cambiai aria. Al tempo stesso mi sorpresi da me stesso anche: molte volte in vita mia mi è capitato di non riuscire a tener botto alla mia testardaggine e di andare avanti nelle cose anche sapendo di sbagliare, quella volta invece no. BOOOH VATTI A CONOSCERE Mia madre che non aveva mai letto filosofi greci (aveva solo la licenza elementare) ricordo che ogni tanto mi sciorinava la frase "PER CONOSCERE GLI ALTRI DEVI MANGIARE UN SACCO DI SALE!" Nessuno mangia mai un sacco di sale tutto insieme (neanche uno di zucchero se è per questo visto che il diabete è sempre in agguato ed incide sui costi del servizio sanitario nazionale in tutto il mondo!) Mi domando quindi quanti sacchi di sale una persona dovrebbe mangiare per conoscere sé stessa (per conoscersi)? La risposta forse la conoscono solo i salinari che sono quelli che spalano sale nelle saline in Sicilia e si fanno il culo a dovere ogni santo giorno lavorando sotto il sole cocente d'agosto o sotto la pioggia in inverno!
Rividi SARA una sera di inizio marzo del 20222222 Eravamo ancora in piena era covid, quella che faceva seguito ‐ in Italia ‐ al famoso famigerato delirante lockdown marcato CONTE era l'epoca del DRAGO CINESE (quella) marcata GREEN PASS di male in peggio quindi: ma si chi se ne frega in fondo CONTE CONTI BARONI DRAGHI VERDI MELONI BANANE SALVINI RENZI LETTA E CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA RIPETENTI (DI MAIO) E PUTTANIERI (BERLUSCA CAVALIER SILVIO DA ARCORE) E ANCORA GRILLI SANGUISUGHE E VERMI...TUTTE FACCE DI MERDA PER QUEL CHE MI RIGUARDA ma no, l'unico simpatico ‐ per mio conto ‐ è proprio il "cavaliere", lui rappresenta tutto quel che più odio nella mia vita (il denaro col quale debbo fare di conto anche nei sogni purtroppo) ma ha un viso simpatico perchè sorride sempre. Mio padre mi diceva spesso "RAGAZZO SORRIDI SEMPRE!", lui era sempre sorridente sotto i suoi baffetti alla Tiberio Murgia (notissima maschera del cinema italiano degli anni dopoguerereschi in piena era PRE E INTRA COMMEDIA ALL'ITALIANA SUL GRANDE SCHERMO) e mi dava dei consigli (mai mi ha ordinato nulla nella sua vita come quegli stronzi di padri del tipo "basta uno sguardo e..."fanno paura solo con lo sguardo quindi meglio che stiano sempre zitti!) degli input si chiamano oggi in era digitalica infraditica spasmolitica emodialitica e... smartphone dipendente tablet ipad ipod IPID SPIDpoche volte ho seguito quei consigli ma la cosa buona è che sovente risento le sue parole e rivedo il suo viso sorridente CAZZOOO lui ha fatto quello che poteva e mi ha sempre supportato (sopportato) vita sua natural durante questo è ciò che conta ‐ in fondo.
IL CICLOOOONE "...è stato come un ciclone che ha attraversato la storia del jazz, un'esplosione solitaria e geniale, che ha cambiato il corso della musica afro‐americana, come era accaduto in precedenza soltanto con Armstrong. Da ogni punto di vista ‐ tonale, melodico, armonico ‐ la sua musica ha aperto una strada nuova non solo per i sassofonisti, ma anche per tutti i jazzmen moderni, qualunque fosse il loro strumento. Ha detto Lennie Tristano dopo la sua morte: "Se Parker avesse voluto invocare le leggi che puniscono il plagio, avrebbe potuto accusare praticamente tutti coloro che hanno inciso un disco negli ultimi dieci anni". La sua parabola artistica e la sua tormentata biografia, indissolubilmente legate, sono diventate ben presto leggenda, una leggenda tragica, quella dell'arte che raggiunge le vette del sublime attraverso la dannazione, come è accaduto per Poe, Van Gogh, Verlaine e tanti altri artisti "maledetti". Sui muri delle stazioni della metropolitana newyorchese, su quelli delle case del Village, sulle pareti dei jazz‐club, i suoi ammiratori scrissero "Bird lives!", Parker è ancora vivo. E quel mistico messaggio è ancora oggi attuale. Perchè il jazz non avrebbe compiuto i suoi passi da gigante senza il gesto visionario e disperato di Charlie "Bird" Parker" (Leonard Feather)
Era sera alquanto turbolenta dal punto di vista climatico spirava un vento abbastanza bizzoso e freddo (non era s'intende la bora che va soffiando a Trieste né un vento gelido come quello che soffia nella baia di New York in inverno o lungo le rive del lago Michigan a Chicago la quale tutti van chiamando negli States proprio "the windy city" per questo ma neanche si trattava tuttavia di caldo scirocco). Sara questa volta era seduta sul bordo di una serranda chiusa di un ristorante di fianco ad un portone che si trova sullo stesso marciapiede di fianco ad una farmacia la quale ‐ a sua volta ‐ sta di fianco al portone del palazzo in cui dimoro dal lontanissimo 1969. Li passai di fianco così e mi accorsi che aveva la testa accartocciata tra le gambe ma non sembrava che dormisse in maniera profonda. Di fianco a lei si trovava posteggiato il suo carretto ovvero lo scheletro di una carrozzina da passeggio per bambini sopra cui i clochard sono soliti riporre le poche cose che si portano appresso nel loro gironzolare in strada. Ebbi subito un'idea forse buona questa volta verso la donna. Entrai allora nel portone salii nel mio apprtamento e presi un plaid dall'armadio di lana merinos quindi abbastanza caldo. Tornai in strada e avvicinandomi a lei glielo misi sulle gambe: probabilmente la risvegliai dal suo dormiveglia e cominciò a sbraitare, non dissi però nulla conoscendone l'indole. Alla scena assistette anche un mio amico il quale proprio in quel momento era uscito con sua moglie dal portone vicino e si avviava ad attraversare la strada davanti a lui (quellla che percorre la famosa e lunga viale Magna Grecia una via talmente lunga che potrebbe facilmente chiamarsi MAGNA MAGNA GRECIA GRECIA senza riferimenti gastronomici di sorta!). Il mio amico si girò e tornò indietro per parlare con Sara io invece mi rivolsi direttamente a lui.
‐ Sara è così! ‐dissi. Lei è inavvicinabile e intrattabile a volte ‐Ad onor del vero sovente sono così anch'io... quando mi girano i coglioni per il verso sbagliato non faccio sconti a nessuno KARMA KARMA KARMA IL KARMA E' UNA COSA SERIA PER CHI PUO' PERMETTERSELO CHIEDO SCUSA SINCERAMENTE ALLE BUONE ANIME DI JACK (KEROUAC) ALLEN (GINSBERG) E DI MOLTI ALTRI BEATNIK CHE SI VOTARONO ALLE FILOSOFIE ORIENTALI CHE SPESSO POGGIANO SUL KARMA E RICERCANO LA DISCIPLINA INTERIORE Dopo di che salutai il mio amico e me ne andai. Lui si mise a parlare con SARA e forse a spiegarli che quanto avevo fatto era stato per il suo bene. Vidi la scena voltandomi per un sol attimo poi mi rigirai. Non ero arrabbiato né deluso tuttavia. Mi venne un'altra idea di quelle istantanee che a volte mi pigliano ovvero di quelle che sovente e volentieri paragono alla strizza che ti sale su per il culo quando leggi un manifesto mortuario affisso su un portone o vicino a una chiesa oppure che mi prendeva quando da bambino mi capitava di vedere in casa al buio mia madre comparirmi innanzi all'improvviso coi bigodini in testa. No che mia madre fosse brutta a tal punto da recarmi così tanto spavento ma sfido chiunque a rimanere impassibili e a non saltare da terra almeno dieci centimetri se un'altra persona ti compare davanti all'improvviso di notte e al buio! Mi recai così ad un vicino supermercato lo feci abbastanza di gran lena seppur il coprifuoco matrice covid fosse abbastanza lontano: forse lo feci solamente per un riflesso condizionato ‐ magari ripensando al precedente lockdown, quello della primavera d'un anno e mezzo prima quello del tutti a casa alle diciottto tassativamenteeee. Sempre loro i supermercati croce e delizia gioia e dolore per il sottoscritto...qualche amico a volte mi dice "perchè ci vai se ti stanno sulle palle?" sacrosanta domanda direi ma mi si risponda dove mai potrebbe andare a far spesa uno squattrinato endemico ed incallito disoccupato come sono io se no in quei luoghi cosi tanto endemicamente ameni ed amorevoli in fondo? Per quelli come me sono spesso una manna caduta a sorpresa dal cielo visto che rispetto al dettaglio la grande distribuzione ti fa risparmiare anche il trenta per cento il che non guasta mai per i portafogli e le tasche dei calzoni che li conducono appresso. Non mi sta bene questa cosa ma debbo accettarla di cattivissimo grado e per istinto di sopravvivenza come al solito visto che ognuno ‐ a suo modo ‐ deve sopravvivere e tutti ‐ chi più chi meno chi lo voglia o meno ‐ è a suo modo un sopravvissuto del giorno precedente...un giorno in più sopra questa terra ci rende tali ci affibbia automaticamente tale aggettivo per distinguerci dalle piante e dalle bestieSURVIVORSURVIVALSURVIVING
Comprai un cartoccio di latte intero e una confezione di merendine al cioccolato di quelle che i nutizionisti raccomandano di non dare ai propri figli rompendo a iosa i coglioni oppure le pubblicità suggeriscono di acquistare con parsimonia magari leggendo prima di farlo attentamente le etichette salvo restando che poi consiglino di comprarne delle altre che contengono olio di palma o addirittura lubrificante per auto. Lupus in fabula va recitando un noto intercalare latino alcuni mesi prima infatti m'era capitato di aquistare delle barrette con grano saraceno e farcite al mirtillo; tra l'altro anche della serie Senza glutine. In poche parole si trattava dell'optimum ‐ ogiùdilì ‐ per i nutrizionisti e sorta di manna special per i maniaci della linea e dello star bene. Fin quì nulla di tanto eclatante, direi, sino a quando non mi capitò di leggere sul retro della confezione delle barrette la lista famigerata degli ingredienti: a un certo punto lessi "olio di palma" appunto. Ma non si era detto anni orsono ch'era pure tantinello cancerogeno? Mi sa tanto che qualcuno gioca a fare il gatto col topo oppure sono io che mi sono perso qualcosa forse! Andai avanti tuttavia nella lettura e notai con sommo godurioso piacere (tal quale se no addirittura maggiore di quello provocatomi dalla ingestione e consumo delle barrette stesse) che la azienda produttrice si chiama il Mangiar Sano ed è una grossa spa del trevigiano di Castelfranco Veneto per la precisione. Per finire ‐ e questa è la cosa più bella di tutte ossia quella che mi provocò ilarità maggiore ‐ notai scritta la dicitura "i prodotti Senza Glutine sono appositamente formulati con ingredienti privi di glutine utilizzando materie prime selezionate e secondo processi produttivi scrupolosamente controllati", il tutto non fa una grinza a Grinzane Cavour come ad Orbetello e a Marina di Massa fermo restando che tra gli ingredienti delle barrette vi sia anche un olio non propriamente riacavato dalle olive e neppure dalla colza. Molto meglio e magari anche più salutare sarebbe mandar giù una scatoletta di tonno eppoi farsi una buona birra o classica coca cola ricca di gas e zuccheri. Bene, pensai tuttavia (anzi ci speravo) che Sara non si sarebbe fatta troppi scrupoli ad accettare il mio pacco di merendine che avevo acquistato per lei nè si sarebbe mai presa la briga di andare a leggere la lista degli ingredienti contenuti in quelle merendine! Così non fu però. Corsi dopo nel punto in cui era seduta Sara ma lei infatti non c'era più con mia poca sorpresa tuttavia conoscendo il soggetto. La coperta invece era sul ciglio della strada dove la donna sedeva sino a qualche attimo prima. Lasciai stare la coperta per terra ma subito svoltai l'angolo e così intravidi Sara mentre attraversava strada appoggiandosi al suo carrettino pieno di cianfrusaglie. Mi avvicinai a lei e poggiai sul carretto la busta col suo contenuto. Lei mi guardò poi pronunciò una parola soltanto una di quelle che sono sempre meno in uso nel nostro vivere quotidiano.
‐ Grazie! ‐ disse ‐ restai davvero soddisfatto. Sara è una ragazza VERY STRANGE ma mi aveva ringraziato. Tante persone normali della stirpe VERY NORMAL PEOPLE hanno perenne difficoltà a pronunciare quella parola sebbene tu li faccia un favore ti mostri gentile con loro o semplicemente li rivolgi uno sguardo piuttosto che un sorriso: come a dire che se fai tutto ciò o una cosa soltanto di queste ti ferebbero rinchiudere in manicomio come nulla fosse dopo averti magari dato un calcio nel culo e essersi fatta una sonora risata alla faccia tua! Hoo rivisto SARA varie volte in primavera e in estate in diversi luoghi della città per lo più nella zona in cui risiedo o poco lontano. Soprattutto in ore serali ad esempio una volta a fine estate quando era seduta colla spalla appoggiata sulla saracinesca chiusa d'un negozio come la volta precedente verso le ventidue in compagnia del suo immancabile bagaglio viaggiante A TRE ANTE CON AIRBAG INCORPORATO GRIGIO METALLIZATO MACCHE' ARANCIO PALLIDO SOLD OUT un'altra invece in pieno giorno verso le dieci del mattino la vidi nei pressi di una fermata dell'autobus mentre smozzicava fermamente decisa a divorarla in breve una grossa mela rossa (non mi sovvenne tuttavia o non ne ebbi del tutto il tempo per farlo per pensare alla cosa con calma se fosse della Val di Non oppure di qualche valle limitrofa anche se molti converranno con me che la cosa fosse poco rilevante nella precipua fattispecie o meglio che ci azzecchi poco o nulla in definitiva!). In quel caso tentai una volta ancora di parlare con lei vana aspettativa in fondo: mi trovavo a quella fermata ed aspettavo l'autobus per andare al cimitero quello nuovo che sta nel quartiere di Talsano grosso rione che sta alla periferia sudest di Taranto, prima rientrava nella circoscrizione Lama‐Talsano‐Tramontone oggi chiamata Tre Terre. Il cimitero dista una decina di chilometri da quello monumentale San Brunone, forse dodici che sta dall'altro capo della città nei pressi del rione Tamburi in direzione della superstrada Bari‐Reggio Calabria. In quel cimitero tutti nella stessa cappella che appartiene a una società di mutuo soccorso sono seppelliti mia madre e mio padre mia sorella insieme al marito e zietta Mary, sorella maggiore di mia madre. Quel giorno sapevo che mia zia sarebbe stata disseppellita (estumulata come ho appreso che si dica correttamente TERMINE DI MERDA) e trasferita in un ossario comune. Ho un buon ricordo però con la zona con Talsano e Lama perchè sul finire degli anni novanta (1998) lavorai come agente trimestrale (portalettere) nei due uffici postali, uno dei miei rarissimi lavori duraturi (si possono contare sulle dita di una mia mano sinistra o destra) ovvero che abbiano avuto la durata di un trimestre appunto. Il mio tentativo di approccio con Sara comunque fu un vero fiasco completo come lo erano stati (quasi del tutto) i precedenti. Una impresa ardua quella, in fondo: mi sovvenne al proposito il film "Rain man" il quale narra la storia di due fratelli interpretati rispettivamente da Dustin Hoffmann e da Tom Cruise, di cui uno (il primo più anziano dell'altro) affetto da autismo e l'altro alla perenne ricerca ‐ a volte vana ‐ di comunicare col suo opposto, addirittura le scalate di Reinhold Messner sulle più alte vette della terra.
‐ Vuoi qualcosa da mangiare? ‐ domandai. Avevo qualcosa nel mio tascapane infatti il mio LEGGENDARIO TASCAPANE THE LEGEND DATATO ESTATE 1980 nulla di importante a ben pensare (qualche biscotto secco e un tozzo di pane asciutto che a volte mi trascino dietro per uno snack estemporaneo mentre sono in strada) ma pur sempre utile alla bisogna (dicasi pure per tappare buchi nello stomaco o giù di lì che vanno non di rado prendendomi al pari di fatidici cali di insulina come fossero improvviso ed irreparabile tsunami).
‐ No, no, no, ‐ esclamò lei, ‐ lasciami stare! ‐ Dopo di che si sollevò di scatto da terra come fosse un gatto o un altro felino più corpulento attraversò la strada davanti a lei e in un sol attimo la vidi lontana andarsene velocemente e sbraitando sull'altro lato della carreggiata del lungo viale in cui eravamo entrambi (lo stesso viale in cui si trova la mia casa poco distante...sempre lui in realtà solito VIALE MAGNA GRECIAAAA che più che un viale a molti potrebbe dare impressione d'essere una puttana visto che lo trovi dappertutto!). Le ultime volte che ho visto SARA in giro è accaduto scorso dicembre. La prima volta dormiva beatamente indossando un berrettino giallo ed avvolta in un grosso piumone color bianco e grigio a meno di trecento metri da casa mia. Quella volta l'HAAA fotografai pure (mi chiedo che cosa sarebbe successo se la cosa fosse accaduta no a sua insaputa? Al più mi sarei beccato un pò di grida nel padiglione auricolare in fondo!). La seconda invece la beccai in un supermercato anch'esso non molto distante da casa mentre faceva coda alla cassa. Corsi sullo scaffale e presi un piccolo cartone di latte intero glielo portai e lo porsi a lei.
‐ Merci! ‐ disse SARA forse memore di qualche vita precedente vissuta sulla Costa Azzurra a prendere il sole sbracata sulla sedia sdraio della sua villetta a schiera di fronte al mare (FRONTE MARE)...poi mi diede le spalle e andò via. In qualunque lingua te la senta dire comunque quella parola esprime gratitudine. Su questo non ci pioverà mai per nulla al mondo, neppure se accadesse che dal cielo comincino a piovere (cacare) soldi!
Il 15 settembre del 1944 Charlie Parker suona il brano "Red Cross" contenuto nella raccolta The Savoy Recordings. Lo fa insieme al Tiny Grimes Quintet in quel di New York. Insieme a lui suonarono: Clyde Hart (piano), Tiny Grimes (chitarra), Jimmy Butts (contrabbasso), Harold Doc West (batteria): fu quella la prima seduta ufficiale registrata dal musicista. "E' EVIDENTE LA DISPARITA' ESISTENTE TRA BIRD E GLI ALTRI MUSICISTI" ha scritto Bruno Schiozzi musicologo e critico musicale.
Venerdì, 17 marzo 2023
da: Quaderni di viaggio/Carnets de voyage (con storie di strada, note beat e jazz)