La donna che ha vissuto come uomo (burrneshe)
Tomas ha quasi settanta anni oggi. Tanti anni fa (quando era una ragazzina) viveva con suo padre Karman (pastore, contadino, raccoglitore di erbe officinali, venditore di pelli) e con la sua famiglia (non vi erano figli maschi ma soltanto tre femmine più piccole di lei) in un piccolo villaggio della regione del Kelmend, nel nord dell'Albania al confine col Kossovo: tutt'intorno a lei un paesaggio fatto di aspre montagne, terre dure, arcigne ed inaccessibili ai più; di luoghi impervi dove d'inverno per la neve si può rimanere bloccati in casa anche per intere settimane. Per secoli nel nord dell'Albania l'uomo è stato tutto e la donna nulla: pura merce di scambio, equiparata al valore del bestiame in questi villaggi dediti a pastorizia ed allevamento, al commercio del legname e alla coltivazione dei prodotti della terra. Quì la collettivizzazione delle campagne attuata nell'immediato dopoguerra con l'aiuto di iugoslavi, sovietici e cinesi ha attecchito ben poco: i montanari hanno sfidato dapprima i turchi‐ottomani eppoi il comunismo che governò l'Albania per decenni. Una società arcaica e patrilineare dove la sola ed unica legge conosciuta è quella del Kanun, codice fatto di usi e consuetudini molto dure e tramandate oralmente sin dalla fine del '400, quando fu raccolto da Leke Dukagjini, guerriero e patriota albanese, e poi trascritto, in dodici libri, nei primi anni dello scorso secolo, da Shtjefen Gjekòv, frate francescano di origini kossovare. Il kanun regola un mondo ed una società prettamente maschile: non permette, ad esempio, che una ragazza possa lasciare il fidanzato a cui è stata promessa in moglie (qualora succedesse, l'evento potrebbe innescare una faida senza controllo, fatta di vendette ed azioni violente da parte della famiglia dello sposo verso quella della donna); poi, quando la promessa sposa diviene moglie (al momento dello "scambio" il padre della sposa riceve in contropartita un proiettile!) e va a vivere nella casa del marito, diventa ‐ al tempo stesso ‐ parte integrante del nuovo nucleo familiare, così recidendo per sempre i legami con la famiglia originaria, quel "cordone ombelicale" a cui era unita sin dalla sua nascita. In questo mondo così spietato, tra l'altro, nessuna donna può ereditare i beni dell'uomo nel caso quello muoia prima di lei (che sia genitore, fratello o il consorte poco importa). L'articolo 29 del Kanun recita: "la donna è un otre fatto solo per sopportare". Padre, fratello o marito posseggono potere di vita e morte su figlie, sorelle e mogli. Quando il padre di Tomas morì, schiacciato sotto un masso accidentalmente cadutogli addosso in montagna, egli (che allora si chiamava Xarita) di fronte si trovò ad una scelta inesorabile: continuare ad essere donna e schiava per il resto della vita (la donna non è bene che parli prima di un uomo e che lo guardi pensando che non abbia ragione, oppure che esso scelga dopo una donna, neanche è bene fumare per una donna, o svolgere mansioni maschili, o bere prima che abbia bevuto un uomo, imbracciare un fucile, scegliere il marito...né andare sola nei boschi senza un uomo: non sono comandamenti, ma leggi e comportamenti del Kanun che ogni donna deve rigorosamente seguire!) oppure diventare uomo. Scelse di sacrificarsi, per salvare l'onore della sua famiglia e i suoi miseri averi; di cambiare genere per essere paradossalmente libera e così godere del rispetto della comunità. Tomas era una bella ragazza bionda e cogli occhi azzurri come il cielo. Portava i lunghissimi capelli sempre sciolti, li tagliò poi e li tinse neri, cominciò a indossare pantaloni lunghi in posto della gonna. Fece giuramento dinanzi al consiglio dei dodici anziani del villaggio: diventò così burrneshe, che sta per uomo e donna assieme (nulla a che fare col travestitismo, le transgender ed il mondo trans, però!), fece voto di castità per sempre, nessuno più la guardò come donna. Girò per tutta l'Albania e fece vari lavori: a Durazzo operaia in conceria, a Scutari in una fabbrica di pneumatici per trattori. E' stata anche metalmeccanico durante il periodo della dittatura. In fabbrica ha perso il dito mignolo della mano destra, finito sotto una pressa, e parzialmente l'uso dell'occhio sinistro. Quando la madre morì anche le sue sorelle minori hanno scelto di diventare come lei: Stella, Samia e Gabrj diventarono Mark, Gjin e Stefan. Stefan ha lavorato in Turchia ed in Germania, ha fatto il camionista ed è stata sulle navi mercantili; Mark invece è stata anche in America: tutte hanno sempre tenuto nascosta la loro identità, ovunque siano andate e qualunque lavoro abbiano svolto. Molti si domanderanno: siamo sicuri, però, che diventare quello che non si è (per costrizione o libera scelta), magari assumere i panni di un'altra persona o travestirsi per apparire qualcos'altro sia solamente prerogativa di donne in quell'ambito ristretto di zona della terra? Oppure è un trend che sovente e volentieri molte persone (a prescindere dal sesso) mettono in atto nella vita d'ogni giorno? Ai posteri, come al solito, compete l'ardua sentenza...o semmai, per i più impazienti (in parte parafrasando le parole di una vecchia canzone di Bob Dylan) bisognerebbe dire questo: "è possibile che la risposta stia scritta nel vento o tutt'alpiù tra le stelle!". Tomas vive oggi sulla costa dalmata, vicino Spalato, in una modesta casa con veranda che da sul mare: lo ha sempre amato più d'ogni cosa, in fondo, nonostante sia nata ai piedi delle montagne.Trascorre la sua esistenza in maniera modesta ma dignitosa, con tranquillità; a farli compagnia i suoi gatti. Ha vissuto quasi sempre come uomo e un solo rimpianto l'accompagnerà per il tempo che li resta: non essere mai stata veramente una donna in vita sua!
Taranto, 23 ottobre 2020.