La favola del Luna Park
C’era una volta un Luna Park grandissimo e bellissimo. Sui cartelloni attaccati in tutta la città era scritto: “Il più grande Luna Park d’Europa: divertimento assicurato per grandi e piccini”. Offriva, tra le tante attrazioni, le montagne russe, il tunnel dei fantasmi, l’autoscontro, la nave dei pirati, il tiro a segno e la caverna delle streghe. Ogni giorno, al calar della sera, esplodeva un universo di luci e musica che si vedeva e si sentiva da molto lontano. Venivano anche innalzate ben cento bandiere illuminate. Tutti i bambini pregavano mamma e papà di portarli in quel paradiso. E qualche volta ci riuscivano. Ma una sera, mentre tutti erano a tavola ed aspettavano la musica e le luci, i minuti passavano e non succedeva niente. Allora, molti andarono alle finestre per cercare di vedere e sentire qualcosa. Un nonno prese anche il suo vecchio binocolo. Ma niente di niente: il Luna Park era spento, come morto. Alcune famiglie decisero ugualmente di raggiungere il terreno che ospitava il più grande spazio di divertimento mai visto in città. Arrivati all’ingresso, videro solo facce tristi e sconsolate. “Che succede?”, chiesero, “Perché non si accende niente? Manca la corrente elettrica?”. I proprietari e i loro aiutanti allargarono le braccia e non risposero. Tutti capirono subito che era successo qualcosa di grave ma quello che pensarono era lontano dalla verità. Quando la gente all’entrata diventò veramente troppa, un uomo piccolo e coi capelli bianchi si fece avanti e confessò che erano scappati e non si trovavano più. Disse anche che, senza di loro, era inutile aprire il Luna Park. Nessuno poteva immaginare che sarebbe successo quella che era successo. Le persone si guardarono incredule anche perché nessuno aveva capito chi era veramente fuggito. Prima di ritornare nella sua roulotte, l’omino dai capelli bianchi aggiunse che non aveva nessuna idea per risolvere quella situazione. Appariva un uomo distrutto. Più tardi sarebbe andato ad una riunione con tutti gli uomini che lavoravano nel Luna Park. “Sono scappati” diceva la gente alle persone che erano appena arrivate “e non sanno come trovarli!” A poco a poco, quella notte, tutti tornarono nelle loro case con un dubbio, anzi due: chi era fuggito e perché? Il Luna Park non è un circo e quindi non potevano essere degli animali ad essersi allontanati né i loro domatori. Inoltre, i proprietari e i loro aiutanti erano tutti lì al loro posto. La sera dopo la preoccupazione era cresciuta enormemente. Da lontano, il Luna Park appariva buio e silenzioso anche se alcune luci intermittenti facevano pensare che qualche novità dovesse esserci. Così, molte famiglie s’incamminarono ancora verso quel prato che doveva ospitare il grande spettacolo. Nel parcheggio davanti all’ingresso c’erano macchine della Polizia, dei Carabinieri e un camion dei Vigili del Fuoco. Tutto lampeggiava perché le Forze dell’Ordine erano arrivate da poco. La gente ricominciò a chiedere chi fosse scappato e perché. Gli uomini del Luna Park restavano muti. Tutti capirono che nessuno era stato ancora ritrovato. Improvvisamente, una donna uscì dalla folla e si avvicinò ad un Carabiniere chiedendogli a voce alta: “Si può sapere chi è scappato? Qualcuno può dirci la verità? Abbiamo diritto di sapere!”. La gente restò col fiato sospeso, in silenzio, finché quel Carabiniere abbassò gli occhi e rispose preoccupato: “In cinque se ne sono andati: Capitan Uncino con Spugna, il Fantasma del Tunnel, il Mago della Lampada e la Strega della Caverna. Potrebbero essere in qualsiasi posto, anche in alto, molto in alto. L’unica decisione che abbiamo preso è che i Vigili del Fuoco cercheranno il Fantasma, degli altri non si sa.” Quella sera, la notizia fece il giro della città in pochissimo tempo e molti bambini iniziarono a piangere. Tutti, dalle loro finestre, guardavano il cielo stellato per cercarli, per poter dare una mano al grande Luna Park. “Li hanno fatti lavorare troppo” disse qualcuno. “Non possono stare fermi nello stesso posto per troppo tempo” affermò qualcun altro. La mattina successiva, molto presto, al Luna Park si radunò un numero importante di persone. Alcune dicevano di aver visto Capitan Uncino su un tetto vicino a casa loro, altre volevano consigliare il loro metodo per riprendere la Strega della Caverna. Gli uomini e le donne del Parco Divertimenti decisero di lasciare tutte le bandiere a mezz’asta e di illuminare il cielo di notte con un grande faro rotante. Una scritta su un enorme lenzuolo fu preparata da un gruppo di bambini e diceva: “Tornate tra noi. Siamo troppo tristi.” La seconda notte passò senza che Capitan Uncino, Spugna, il Fantasma, il Mago e la Strega si facessero vivi. Ma la terza notte avvenne l’incredibile. Mentre il faro illuminava lo striscione dei bambini e tutte le cento bandiere era abbassate, al Luna Park regnava il silenzio davanti alla solita folla di curiosi. D’improvviso, delle piccole nuvole bianche cominciarono a ballare sopra i giochi e il grande faro illuminò il cielo qua e là, a caso, come impazzito. I cinque fuggitivi, tutti insieme, stavano atterrando, ognuno sul proprio posto di lavoro. Si sentì un grande applauso. “Chi li ha trovati? Chi li ha convinti a tornare?” chiedevano tutti. Rispose il Maresciallo della Polizia che aveva seguito le indagini: “E’ stato Peter Pan! Senza Capitan Uncino non si divertiva più e così ha deciso di salire altissimo per convincere lui e Spugna a tornare. Poi quei due hanno parlato con gli altri tre. L’ultimo a cedere è stato il Mago della Lampada.” Tutti i giochi si accesero e gli altoparlanti mandarono la musica al massimo volume. Le famiglie rientrarono finalmente nel Luna Park. Quella sera, in tutti i giochi, l’ingresso fu gratuito.